Procastinare
Procrastinare significa rimandare consapevolmente l’esecuzione di attività e/o posticipare quanto invece era stato pianificato.
Di fatto, dunque, è una risposta comportamentale, una modalità di agire caratterizzata dal rinviare al domani. Tuttavia, nonostante il comportamento sia il medesimo – per l’appunto procrastinare– le ragioni che ne sono alla base possono essere svariate e molto diverse tra loro.
Un’automobile può fermarsi perché non c’è più benzina, perché ha forato o perché la batteria è scarica: le cause sono diverse, anche se il risultato è identico (Steel, 2011; p. 22)
Tipologie di procrastinatori
Alcuni autori descrivono addirittura diverse tipologie di procrastinatori (Ramirez-Basco, 2010):
- Tipo evitante: è il tipo che mette in atto la procrastinazione per evitare il disagio causato da un certo compito o attività; rimandare il più a lungo possibile significa evitare il distress, il disagio, la fatica fisica ed emotiva. Si può parlare quindi di task aversiveness: ovvero, si avrà un’elevata tendenza all’evitamento quanto più il compito/l’attività è valutata come sgradevole, risultando quindi avversiva per la persona.
- Tipo insicuro: per certi aspetti si sovrappone al tipo evitante. Il procrastinatore insicuro mette in dubbio la propria capacità. Sono il timore di fallire, di commettere errori e la scarsa fiducia in sé che lo portano a procrastinare e a indugiare. Ansioso, timoroso di conseguenze catastrofiche e del giudizio negativo in caso di errori, procrastina per evitare il rischio di fallire e tutti i costi emotivi ad esso connessi. Spesso il tipo insicuro è anche un procrastinatore perfezionista e viceversa. In entrambi i casi è in gioco la protezione e la difesa dell’autostima.
- Tipo perfezionista: il procrastinatore perfezionista ritiene di dover fare le cose in modo perfetto e perciò potrebbe rimandare aspettando il giorno perfetto, le condizioni perfette che gli consentiranno una prestazione perfetta. “Si può rimandare all’infinito se si pensa di dover fare le cose in modo perfetto” sostiene Giusti (2013, p. 44), spesso il procrastinatore perfezionista teme il giudizio altrui e, in ogni caso, non tollera l’errore.
- Tipo disorganizzato: la frase che può rappresentarlo è “Tanto c’è un sacco di tempo e non ci vorrà molto a farlo”. Partendo da un atteggiamento irrealisticamente ottimista, è il tipo che sopravvaluta il tempo e le risorse che ha a disposizione, non effettua una stima realistica e sottovaluta il tempo effettivo di esecuzione.
- Tipo passivo-aggressivo: la procrastinazione diventa un mezzo per comunicare. Il procrastinatore passivo aggressivo usa la procrastinazione come una vera e propria strategia relazionale per esprimere in modo passivo-aggressivo il disaccordo riguardo lo svolgimento di una certa attività. Il comportamento di procrastinare quindi nasconde un’intenzione comunicativa di ribellione e sul piano relazionale richiama ostilità; diventa un modo per tenere il controllo in modo passivo-aggressivo punendo chi si aspetta che quel compito venga effettuato.
- Tipo edonista: il tipo edonista è sbilanciato sul piano edonico, ricerca il piacere, generalmente si definisce come pigro e scarsamente motivato e in tal senso manifesta la procrastinazione rimandando i doveri in favore delle situazioni di svago e di piacere.
Se consideriamo poi altri contributi (Ferrari, 1992) ritroviamo anche altre due ulteriori tipologie di procrastinatori. L’autore definisce un procrastinatore-tipo da “arousal”: è un procrastinatore che rimanda il compito per cercare sensazioni forti ed è convinto di performare al meglio sotto pressione. Impegnarsi con estrema intensità in prossimità di una scadenza fa aumentare il proprio livello di arousal, appunto di attivazione, e soddisfa il desiderio di sperimentare sensazioni intense.
Infine, esiste anche il procrastinatore di decisioni. Rimandare una decisione è una forma di procrastinazione; uno stato di incertezza e un atteggiamento negativo pessimista caratterizzano il procrastinatore di decisione che si sente anche poco efficace e poco in grado di compiere delle scelte (Giusti 2013): la soluzione è evitare la scelta, rimandando.