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Utilizzo precoce di nuove tecnologie e dinamiche nel contesto familiare

La diffusione di tecnologie digitali e dispositivi elettronici tra i sempre più giovani è oggetto centrale di dibattito e studi scientifici

Di Simone Santarelli

Pubblicato il 05 Mar. 2024

Troppo spesso e, con molta probabilità, seguendo una frequenza a carattere ascendente, si evidenzia l’esposizione di giovani in età assai precoce a dispositivi elettronici. È implicito rammentare come le tecnologie digitali abbiano conquistato sempre più spazio nella vita di tutti i giorni. Sono divenuti strumenti di comunicazione, apprendimento, lavoro e intrattenimento quasi irrinunciabili. La tendenza, nel corso del periodo antecedente la crisi imposta dall’insorgere della pandemia dovuta al Covid-19, era già questa tuttavia, è stato proprio l’impatto sul contesto sociale e umano della pandemia stessa a promuovere e incentivare, con maggior forza, l’utilizzo della tecnologia digitale soprattutto tra i più giovani

Proprio la diffusione tra i sempre più giovani di tecnologie digitali e dispositivi elettronici (smartphone, tablet etc..) è stata, ed è (e lo sarà per molto tempo a venire), oggetto centrale di dibattito e studi da parte di istituzioni e ricerche legati all’educazione e la salute di infanzia e adolescenza (Cubelli e Vicari, 2016). 

Nell’ambito di un fenomeno a carattere mondiale per cui l’accesso a tali tecnologie è divenuto estremamente semplice e diffuso, il loro impiego è oggigiorno osservabile in età decisamente precoce. Sulla base di tali evoluzioni è lecito porsi una serie di domande su cui riflettere e stabilire una lista di osservazioni da tenere in considerazione. Qual è l’impatto di tali tecnologie sullo sviluppo cognitivo dei bambini in relazione all’importanza attribuita alla prima infanzia e il concetto di “mente assorbente”? (Brunella, s.d.). Da zero a tre anni, la mente del bambino si configura come “mente assorbente” e assimila implicitamente e inconsciamente, ma in modo selettivo, i dati coi quali viene in rapporto nel suo ambiente. L’apprendimento, in questo periodo, si identifica col vivere stesso e diventa una sorta di processo vitale durante il quale il bambino realizza le prime forme di adattamento all’ambiente (Margiotta, 2015).

In relazione all’incontestabile importanza di tale periodo di sviluppo cognitivo nei bambini, già in precedenza la letteratura internazionale sui media tradizionali (come TV o lettori DVD), aveva sottolineato una forte associazione tra un impiego eccessivo di tali dispositivi nella prima infanzia e ritardi di tipo cognitivo, linguistico, emotivo e sociale (Reid Chassiakos & Christakis, 2016). Su cosa sono fondate le ragioni di tale associazione? Sembrerebbe che il legame nasca dalla visione di programmi non adatti all’età del bambino, nonché su una fruizione prettamente passiva e coadiuvata da un’assenza di interazione adulto/bambino (Wethington, Pan, & Sherry, 2013). Le nuove tecnologie, d’altro canto, non si basano su una fruizione di tipo meramente passivo ma, al contrario, le modalità sono decisamente interattive, consentendo all’utilizzatore di usufruire di un insieme di programmi e applicazioni in maniera assai rapida e in modalità multitasking. Non è dunque possibile escludere dei rischi legati all’utilizzo precoce di tali tecnologie attuali (Cannoni, Scalisi, & Andrea, 2018). Nei tempi moderni, infatti, tre caratteristiche hanno preso piede nelle attività non solo degli adulti, ma anche dei bambini (Montano & Villani, 2018). 

  • Celerità
  • Multitasking
  • Speditezza 

Il multitasking, praticato attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie, sembrerebbe avere un impatto sulla capacità di attenzione dei bambini, così come sullo stress in generale e il sonno (IL MEDIA MULTITASKING DANNEGGIA I BAMBINI, 2021). Si riscontrano, infatti, associazioni a disturbi del sonno, a comportamenti peggiori, a maggiori livelli di disagio psicologico e a livelli di attenzione inferiori nei bambini di età compresa tra gli 8 e i 12 anni (Ibid.).

Una ricerca abbastanza recente (Balbinot, Toffol, & Tamburlini, 2016) ha permesso di raccogliere dati attraverso un questionario sottoposto a 1349 genitori in modalità cartacea (604) o telematica (745). Attraverso tale ricerca sono stati raccolti dati che dimostrano diversità tra i due gruppi, focalizzata soprattutto sul livello di istruzione e le lingue parlate in famiglia. Infatti, è emerso che all’interno del gruppo i cui dati sono stati raccolti tramite modalità cartacea, la maggiore percentuale di genitori ha dichiarato di possedere un diploma di scuola media superiore (47,5%) mentre solo il 40% delle famiglie possedeva una laurea triennale o specialistica. Nei questionari online, al contrario, il 72,7% delle famiglie era in possesso di una laurea triennale o specialistica. Per quanto concerne le percentuali di famiglie in cui si parla una lingua straniera, la percentuale maggiore è stata raggiunta attraverso la modalità cartacea. Dai risultati, è emerso che in entrambi i gruppi almeno un terzo dei genitori lascia che i propri figli utilizzino dispositivi tecnologici. Tuttavia, un’alta percentuale di genitori ha dichiarato di utilizzare le tecnologie assieme ai bambini. Tra i dispositivi maggiormente utilizzati spiccano lo smartphone (35,5%) e il tablet (25,5%), nello specifico dai 3 anni in poi. Per quanto concerne l’utilizzo, nel caso di bambini al di sotto dei 12 mesi, è emerso che nel gruppo in modalità cartacea, circa il 30,7% ha ammesso di lasciare che i bambini utilizzino i dispositivi. Dal gruppo con modalità online, è emerso che solo il 17,2% permette ai bambini al di sotto dei 12 mesi di usare i dispositivi tecnologici. Tra i due gruppi, è altresì emerso che la percentuale di genitori dichiarante di preferire che i propri figli giochino con altro, piuttosto che con dispositivi tecnologici, risulta più alta nel caso di famiglie con laurea triennale o specialistica (69% gruppo cartaceo, 70% gruppo online) rispetto a genitori con livelli educativi più bassi (43,5% modalità cartaceo, 52,3% modalità online). E’ emersa, tuttavia, una tendenza crescente a permettere l’utilizzo delle tecnologie, proporzionale all’aumentare dell’età dei bambini (Balbinot, Toffol, & Tamburlini, 2016). 

Il fattore esperienziale gioca un ruolo chiave nella comprensione di conseguenze nefaste legate all’utilizzo eccessivo di dispositivi elettronici in età precoce. Il tempo trascorso con lo sguardo rivolto allo schermo del dispositivo elettronico sottrae, per forza di cose, tempo che il bambino avrebbe potuto trascorrere vivendo esperienze legate alla realtà che lo circonda e fondate su una maggiore consapevolezza. Il ruolo dei sensi nell’apprendimento e nello sviluppo linguistico, ad esempio, risulta, da sempre, fondamentale. La lingua appresa da bambini è data dalla combinazione di due modalità sensoriali: vedere e sentire riuscendo a scoprire le somiglianze linguistiche tra quello che viene visto e quello che viene sentito.

Un esperimento molto singolare e interessante è quello che ha condotto alla scoperta del così detto effetto McGurk (Bramati, 2022). Questo effetto si verifica quando si percepisce che i movimenti delle labbra di qualcuno non corrispondono a ciò che stanno effettivamente dicendo. Tale scoperta fu il risultato di un esperimento condotto da alcuni neuroscienziati presso il Baylor College of Medicine circa quarant’anni fa. L’esperimento guidato dallo psicologo Harry McGurk era teso a dimostrare come ciò che viene visto abbia una forte influenza sulla lingua parlata, in termini di distorsioni di significato e percezione. Se il labiale che sentiamo non corrisponde a quello che vediamo, si genera una distorsione cognitiva. Nel caso dei bambini, al fine di non cadere vittima di tale distorsione cognitiva, è fondamentale poter guardare la bocca della persona mentre parla. La ragione per cui, nell’ambito dell’apprendimento linguistico, le tecnologie digitali non sono adatte all’apprendimento della lingua, è che mancano del così detto effetto lipsmacking che darebbe vita a comportamenti di invito a relazionarsi in termini prosociali nel periodo dell’infanzia. Dunque, l’acquisizione del linguaggio nel bambino è soggetta ad un attivo dialogo con gli adulti (Ibid.). 

Da un punto di vista dello sviluppo cognitivo, l’interazione bambino-ambiente, attraverso gli organi di senso, gioca un ruolo chiave nel promuovere e supportare lo sviluppo emozionale e psicomotorio a partire dall’infanzia. Sviluppo sostenuto da un intenso scambio di informazioni che coinvolgono appieno tutti gli organi di senso. Il bambino riceve, elabora ed interpreta le informazioni sulla base delle esperienze fatte, favorendo la formazione di nuove connessioni neuronali attraverso cui si strutturano nuovi legami sinaptici e si perfeziona la percezione del mondo. Anche la memoria a lungo termine svolge un ruolo determinante in tale meccanismo in quanto permette, poi, di integrare ed elaborare gli input sensoriali in riferimento alle conoscenze pregresse, che si definiscono come fonte dell’apprendimento (Rinaldi, 2022). Gli organi di senso hanno bisogno di esperienze concrete per svolgere tale funzione. Si pensi alla percezione come processo cognitivo fondamentale guidato proprio dagli organi di senso. Attraverso questo processo cognitivo il cervello elabora tutte le informazioni provenienti dalle esperienze sensoriali e riesce a cogliere in maniera adeguata la realtà, permettendo la generazione di una risposta cognitivo-comportamentale adeguata alle circostanze. Se nel corso dello sviluppo del bambino le esperienze sensoriali risultassero ridotte, che tipo di esperienze potrebbero permettere lo sviluppo di nuove connessioni neurali?

Dispositivi elettronici come tablet o smartphone limitano la possibilità di acquisire informazioni multisensoriali tramite i propri sensi. Maneggiare uno schermo non ha la medesima valenza di accarezzare un prato, provare la sensazione causata dal calore dei raggi di sole sulla pelle o accarezzare un animale domestico. Tali sensazioni vissute permettono di sviluppare creatività. Proprio Maria Montessori ha spesso sottolineato come l’esperienza sensoriale costituisca la base essenziale per la maturazione dell’intelligenza. Proprio attraverso il contatto e l’esplorazione dell’ambiente circostante l’intelligenza innalza il patrimonio di idee operanti, senza le quali il suo funzionamento astratto mancherebbe di fondamento e di precisione, di esattezza e di ispirazione. Dunque, la conoscenza del mondo esterno tramite le sensorialità e le abilità percettive ha lo scopo di promuovere lo sviluppo autonomo delle capacità fisiche e mentali, con particolare riferimento all’apprendimento e all’aspetto motorio (Ibid.). Il tatto, ad esempio, la cui importanza nel contesto dello sviluppo psicomotorio è stata ulteriormente sottolineata nel corso degli ultimi anni, perde un ruolo comprimario nell’ambito dell’utilizzo di dispositivi elettronici touchscreen. L’esperienza sensoriale che ne deriva non soltanto risulta neutra, ma addirittura insufficiente a trasferire un qualsiasi tipo di impulso al bambino. Tale senso gioca un ruolo fondamentale nell’esperienza del bambino nei confronti di esperienze ambientali circostanti. Il contatto con la natura, gli animali le cose a cui Maria Montessori attribuiva un’importanza pedagogica fondamentale, vengono meno. Tale mancanza nasce non soltanto dall’utilizzo prolungato di dispositivi elettronici, quanto anche dal contesto in cui il bambino si trova a crescere in assenza di genitori che lo guidino e lo supportino verso questo tipo di esperienze. Jean Piaget nel 1977 sosteneva che l’interazione delle capacità motorie del bambino, attraverso il tatto, la vista e l’udito è essenziale per il loro sviluppo integrale (Barbosa e Merege, 2012). Sin dal principio della sua esistenza, il bambino va alla scoperta del mondo proprio attraverso il suo corpo. Esplora le varie situazioni che lo circondano e, attraverso questa modalità di interazione, riesce a rendersi conto di ciò che lo circonda, dell’ambiente circostante. Lo sviluppo del bambino avviene proprio tramite il contatto. Più il contatto si verifica in situazioni varie, maggiore sarà il controllo motorio relativo al proprio corpo, ciò permetterà dunque un’amplificazione della percezione. Nel contesto del sistema educativo la funzione del gioco, e non certamente del gioco inteso come utilizzo di applicazioni su di un tablet o di uno smartphone, è direttamente strumentale allo sviluppo esponenziale non solo dei processi cognitivi legati all’apprendimento, ma anche di quei processi che permettono uno sviluppo positivo in ambito sociale, come nel caso del gruppo dei pari. È all’interno del contesto ambientale ed educativo della prima infanzia che il bambino ha la possibilità, nonché la necessità, di sperimentare nuove sensazioni e partire alla ricerca di nuove esperienze. Lo sviluppo psicomotorio, a sua volta, intraprende il proprio processo proprio iniziando dalla socializzazione, in quello stato di sviluppo per cui una persona può essere pensata da sola per sé e nel rapporto con il mondo esterno e, dunque, con gli altri (De Camargos, 2016).

L’importanza del ruolo educativo rappresentato dagli adulti è fondamentale: regole di controllo su contenuti e tempi per assicurarsi un accesso e una fruizione controllati sono indispensabili in ogni fascia d’età, ancor di più nella fascia 0-6 anni. L’utilizzo delle tecnologie, accompagnato da una forte consapevolezza, è la base essenziale affinché le generazioni dell’oggi e del domani possano permettersi di migliorare la qualità della propria vita presente e futura. Nonché aiutarli a potenziare le proprie qualità di resilienza e poter affrontare con nuovo e rinnovato approccio le difficoltà e le situazioni di forte stress che ne condizionano la vita quotidiana. Se da un lato le tecnologie aprono spiragli di grande importanza dal punto di vista evolutivo, creativo e tecnologico, dall’altro è necessario che i genitori non ne consentano un utilizzo spregiudicato per poter trascorrere una serata al ristorante e “tener buono” il proprio bambino.  

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Balbinot, V., Toffol, G., & Tamburlini, G. (2016). Tecnologie digitali e bambini: un’indagine sul loro utilizzo nei primi anni di vita. Medico e bambino, 631-636.
  • Barbosa, R., & Merege, A. (2012, Giugno). Tra la psicomotricità e sviluppo umano: l’importanza dell’educazione fisica nell’educazione della prima infanzia. Retrieved from Efdeportes: http: www.efdeportes.com/efd169/a-psicomotricidade-na-educacao-infantil.htm
  • Bramati, A. (2022, Luglio 04). Il ruolo dei sensi nell’apprendimento e nello sviluppo linguistico. Retrieved from Dire Fare Insegnare.
  • Brunella, G. (n.d.). L’USO DELLE TECNOLOGIE DIGITALI NEI BAMBINI DA 0 A 6 ANNI. Retrieved from Rete Zero-Sei. 
  • Cannoni, E., Scalisi, T. G., & Andrea, G. (2018). Indagine sui bambini di 5-6 anni che usano quotidianamente idispositivi mobili in ambito familiare: caratteristiche personali econtestuali e problematiche cognitive ed emotive. Rassegna di Psicologia, 41-56.
  • Cubelli, R., & Vicari, S. (2016). Video, tablet e smartphone nei bambini molto piccoli: un ostacolo o una risorsa per lo sviluppo cognitivo e linguistico? – Psicologia clinica dello sviluppo, 257-262.
  • De Camargos, E. K. (2016, Ottobre/Novembre). L’IMPORTANZA DELLA PSICOMOTRICITÀ NELLA FORMAZIONE DEI BAMBINI. Retrieved from Rivista scientifica multidisciplinare di nucleo di conoscenza.
  • IL MEDIA MULTITASKING DANNEGGIA I BAMBINI. (2021, 11 24). Retrieved from Equivalente. 
  • Margiotta, U. (2015). MENTE ASSORBENTE E CAPACITAZIONE. Ripartire da Maria MOntessori. Archivio Istituzionale della ricerca – Università degli Studi di Venezia Ca’Foscari, 2-3. 
  • Montano, A., & Villani, S. (2018). Considerazioni Finali. In Programma Mindfulness “Il Fiore Dentro”. Per insegnare ai bambini a gestire lo stress ed essere più felici. (p. 194). Trento: Erickson.
  • Reid Chassiakos, Y. R., & Christakis, D. (2016). Children and Adolescents and Digital Media. Pediatrics, 138.
  • Rinaldi, S. (2022, Maggio 09). L’importanza dei sensi nella relazione con la realtà: La chiave di apertura verso il mondo; Lo sviluppo sensoriale; La centralità del tatto, dell’udito e della vista nello sviluppo psicomotorio.
  • Wethington, H., Pan, L., & Sherry, B. (2013). The association of screen time, television in the bedroom, and obesity among school-aged youth: 2007 National Survey of Children’s Health. Journal of School Health, 573-581.
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