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Sono un giovane mediocre (2018) di Gérard Lauziér – Recensione

"Sono un giovane mediocre" racconta i momenti più salienti della vita del protagonista, alle prese con un'apparente crisi post-adolescenziale

Di Angelo Valente

Pubblicato il 06 Mar. 2024

Sono un giovane mediocre: una graphic novel

Sono un giovane mediocre. Non potrebbe esserci titolo più azzeccato per delineare un’opera sui trend socioculturali delle giovani generazioni del nostro tempo. Ovviamente mi ci annovero anch’io da ennesimo rappresentante zoomer finché riesco a sentirmi giovane e pieno di idee.

Il nucleo centrale della questione, trattato da Gérard Lauziér sotto forma di graphic novel, si snoda attraverso i momenti più salienti della vita di Michel Choupon, alle prese con un’apparente crisi post-adolescenziale che, tra uno scoramento e l’altro, una delusione amorosa e un litigio di troppo con i propri familiari, a volte ha colto un po’ anche noi.

Al di là della trama in sé, è superfluo sottolineare che, se vogliamo davvero vivere questa vita secondo le aspettative edulcorate con cui spesso veniamo al mondo, non possiamo prescindere dalla costante pressione esercitata da alcune prerogative fondamentali da conquistare come l’autonomia e l’indipendenza economica, ormai sempre più prepotenti nel disegno esistenziale di ognuno di noi, ma anche sempre meno scontate da conquistare senza troppe preoccupazioni.

Sono un giovane mediocre: la trama

In una società dove tali valori diventano pane da difendere con il sangue e col sudore, in cui ci si trincera fino all’ultimo microgrammo di rame dei centesimi accantonati per investire sui nostri progetti nella speranza che si realizzino, il giovane Michel Choupon sembra preoccuparsi prevalentemente di vivere esperienze “ricercate ed elitarie” aldilà delle sue reali capacità (che tutto predispongono tranne che a un talento vocativo), a discapito delle necessità primarie di ogni essere umano che, arrivato alla fatidica fine dell’adolescenza, deve cominciare a preoccuparsi della propria autosussistenza venendo a patti con le sfide tangibili che la società impone per farne parte. Come era prevedibile, apprendiamo presto dal nostro protagonista che le passioni viscerali alle quali ci aggrappiamo da bambini hanno dato da mangiare sicuramente ai nostri idoli, ma non a tutti gli abitanti del nostro condominio, ad esempio, che sotto sotto non hanno mai sognato meno di noi. E diciamocelo: la nuda e cruda verità non è di certo perché “non ci hanno creduto abbastanza”.

Tra una delusione scontata e nuovi sogni da seguire, Michel incarna quello che per l’autore rappresenta la parabola paradigmatica delle “giovani medie leve” nella Francia di qualche decennio fa, riflettendo fedelmente anche un ipotetico e non troppo fantasioso domino di fallimenti tangibili e collezionabili da parte delle generazioni odierne, sempre più alle prese con una società proteiforme e manchevole di appigli su cui incardinare un futuro pregno di certezze, ma che continua a collezionare profili non di rado inadeguati alle richieste del mercato del lavoro contemporaneo. Michel Choupon, come tanti esponenti delle nuove reclute generazionali, sembra infatti preoccuparsi principalmente di come alimentare il proprio ego narcisistico, con una capacità di raccontarsela che va oltre l’immaginabile. Lo fa nel suo solito film ad occhi aperti per conquistare l’ennesima fanciulla da cui verrà scaricato, così come nel concepimento di opere provenienti da una penna che non ha alcun grado di attinenza con il piano della realtà a cui si presta a vivere. 

Sono un giovane mediocre: quali spunti?

Una lettura cruda, dolorosa ma soprattutto indispensabile, specialmente se vogliamo ricordare a noi stessi che sognare in grande è sempre concesso, purché ci si munisca della motivazione e degli strumenti per farlo, senza lasciarsi abbandonare dal flusso delle intellettualizzazioni idealistiche che ci allontanano sempre più dalla necessità dell’agire consapevole. Opera consigliata a chi desidera acquisire prospettive differenti su tematiche quali la velleità e il lavoro o semplicemente per chi si trova di fronte a un bivio di carattere professionale ed esistenziale.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Lauziér, G. (2018). Sono un giovane mediocre. Rizzoli Lizard.
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