Flow: “l’esperienza ottimale”
Lo psicologo americano Csikszentmihalyi (1975) ha definito il Flow il “flusso di coscienza” che si può riscontrare in determinate modalità di lavoro. Di preciso, esso sarebbe uno stato psicologico in cui il soggetto percepisce soggettivamente di essere immerso nello svolgimento di un’attività da cui trae massima gratificazione. In uno dei suoi primi studi sull’argomento (Getzels & Csikszentmihalyi, 1976), l’autore rimase incuriosito dal fatto che un artista, proprio nel momento in cui percepiva che la sua opera stesse andando per il meglio, mostrava una perseveranza senza sosta nel portare a termine il lavoro, indipendentemente da altre necessità (ad esempio, fame, sete, stanchezza). A partire da questa osservazione, Csikszentmihalyi si interessò alla fenomenologia cercando di approfondire i meccanismi psicologici di tutte quelle condizioni di lavoro in cui il godimento diventa la principale motivazione all’operosità (Gandolfi, 2015). Grazie ai risultati di ricerca in diversi ambiti di applicazione (arte, scienza, sport), l’autore definì “Flow” quella sensazione di essere completamente assorti e concentrati nel compito che si sta svolgendo quando c’è un equilibrio fra le azioni da esso richieste e le capacità personali per farvi fronte.
Strategie per raggiungere lo stato di Flow
Secondo un recente studio (Wilson e Moneta, 2023), la metacognizione, che è la consapevolezza dei propri processi mentali, potrebbe aiutare a utilizzare al meglio gli stati di Flow a nostro vantaggio. In particolare, tale ricerca fa riferimento alla consapevolezza che la persona ha di trovarsi in uno stato di Flow, che include convinzioni su tale condizione, le sue conseguenze e le strategie volte al suo raggiungimento e mantenimento. Lo studio, di fatto, ha rivelato che attingere a questo potente stato mentale non significa solo riconoscerne l’esistenza, bensì padroneggiare anche delle strategie mentali specifiche che possano incrementare la produttività cognitiva e la prestazione, anche in contesti difficili.
A partire da queste premesse, gli autori hanno individuato due metacognizioni primarie sul Flow che possono migliorare la nostra performance:
Credenza nel potere trasformativo del Flow
Al centro della produttività c’è una metacognizione profonda ma semplice: la credenza incrollabile che essere in uno stato di flusso guida il successo. Quando sono immersi nel flusso, gli individui non si limitano a concentrarsi, ma sperimentano una chiarezza senza precedenti, fondendosi con il compito da svolgere. Questo stato favorisce un ambiente in cui le idee fioriscono e in cui le attività non vengono semplicemente completate, ma eseguite con maggiore efficienza e precisione.
Questa esperienza si traduce in risultati tangibili, spesso superiori, stabilendo uno standard di prestazione più elevato. Abbracciare questa convinzione fornisce agli individui la mentalità necessaria per essere resilienti e proattivi, il che è particolarmente importante quando si attraversano situazioni difficili.
Fiducia nel regolare l’inizio del Flow
Al di là della convinzione nell’efficacia del Flow, è importante avere fiducia nell’autoregolazione di questo stato. La metacognizione relativa riguarda allora il prendere il controllo, ossia avere la sicurezza di poter evocare questo stato a piacimento. Di fatto, la vera “magia” avviene quando gli individui possono entrare, mantenere e rientrare nel flusso dopo le interruzioni, soprattutto durante compiti impegnativi. Ad esempio, in situazioni in cui l’attrattiva intrinseca di un compito può essere bassa o le richieste sembrano travolgenti, la capacità di sfruttare consapevolmente il flusso può cambiare le regole del gioco. Ad esempio, uno studente che non vuole passare ore sui libri per un esame che non gli piace, potrà provare a concentrarsi disponendo intorno a sé un ambiente conciliante lo stato di Flow: sistemare la scrivania, disattivare le notifiche, ascoltare musica che faciliti la concentrazione, sedersi su una sedia comoda e molti altri accorgimenti.
Alcuni suggerimenti
Lo psicologo Giovanni Moneta (2023), esperto della fenomenologia del Flow, fornisce tre suggerimenti utili a chi vuole acquisire maggiore padronanza nella creazione di uno stato di Flow:
- Fare una riflessione consapevole sulle proprie esperienze di flusso passate per capire i possibili fattori d’innesco allo stato, così da ricreare la condizione in future occasioni.
- Anche se il Flow è uno stato ottimale per definizione, può non esserlo per ogni singola situazione. In questo senso, la chiave del successo nel Flow non è essere sempre nel flusso e forzarsi a provarlo, ma piuttosto entrare ed uscire frequentemente da esso durante l’attività da svolgere.
- Praticare l’approccio del cosiddetto “artigiano esperto” alla risoluzione dei problemi del compito. Si potrebbe iniziare con un’idea, implementarla solo parzialmente e poi valutarla criticamente. Una volta fatto questo, si potrebbe tornare al progetto iniziale per migliorare l’idea o per generarne una nuova, ripetendo così il processo. Passare dall’ideazione alla valutazione, di fatto, può costringerci a entrare e uscire frequentemente dal Flow e, in questo senso, ad allenarlo e a familiarizzare con esso.