expand_lessAPRI WIDGET

Il cervello emotivo: connessioni tra mente e corpo

La ricerca psicologica ha esplorato le radici delle emozioni e del comportamento, ma rimangono ancora alcuni aspetti da esplorare

Di Alessandro Ocera

Pubblicato il 03 Gen. 2024

A cosa servono le emozioni?

Le emozioni, come ad esempio la rabbia o la paura, sono reazioni psicofisiologiche spesso rivolte a specifici oggetti e accompagnate da trasformazioni fisiologiche e comportamentali nel nostro corpo (APA, n.d.). Questo intricato rapporto tra mente e corpo costituisce un pilastro essenziale per la nostra salute e il benessere quotidiano.

Gli psicologi, affascinati dal ruolo delle emozioni nel modellare il comportamento umano, hanno lungamente indagato sulle radici di tali reazioni. Emerge una caratteristica comune: le emozioni sono in grado di scatenare alterazioni nell’attività cerebrale, nella funzione corporea e nel comportamento. Nonostante decenni di studio, un enigma persiste nel determinare la sequenza temporale di queste metamorfosi e la loro relazione con l’esperienza emotiva stessa.

Le teorie sulle emozioni

Già nel 1884, il pioniere della psicologia e filosofo William James tracciò le prime linee di una teoria pionieristica sulle emozioni (James, 1884). Proposte simili furono avanzate dallo psicologo danese Carl Lange, dando vita a quella che oggi conosciamo come la teoria delle emozioni James-Lange. Secondo questa prospettiva, le emozioni scaturiscono in risposta a mutamenti fisiologici nel nostro corpo.

Nonostante la popolarità iniziale della teoria James-Lange nel primo ventesimo secolo, nel 1927, il fisiologo americano Walter Cannon presentò critiche incisive e rivoluzionò il panorama con una nuova teoria (Cannon, 1927). Questa teoria, rimaneggiata da Philip Bard, divenne nota come la teoria delle emozioni Cannon-Band, suggerendo che l’esperienza emotiva può sorgere indipendentemente dall’espressione emotiva.

La mappa delle emozioni

Un interessante studio dell’Università di Aalto in Finlandia (Nummenmaa et al., 2014) propone che le emozioni di base e altre possano essere associate a mappe sensoriali uniche in varie parti del corpo. L’indagine coinvolge oltre 700 partecipanti in Finlandia, Svezia e Taiwan, i quali, attraverso un esperimento online, hanno colorato mappe corporee indicando dove percepiscono maggior calore emotivo in riferimento a certe emozioni, e dove percepiscono che le diverse emozioni riducono l’attività. La Figura 1 evidenzia l’attivazione media di regioni corporee, con colori intensi indicanti elevata attività e il blu segnalante ridotta attività in riferimento a diverse esperienze emotive.

La gioia si distingue per un aumento diffuso di attivazione percepita in tutto il corpo, la tristezza per una percezione di marcata riduzione di attivazione negli arti, mentre il disgusto presenta incrementi percepiti intorno all’apparato digerente e alla gola. Queste peculiarità legate alla percezione soggettiva dell’attivazione, correlate a schemi sensoriali e attivazioni del sistema nervoso autonomo, aggiungono un tassello affascinante alla comprensione delle intricate relazioni tra emozioni e corpo, rivelando mappe distintive persino per emozioni non considerate “di base”.

Alcuni studi recenti sulle emozioni

Due studi recenti rappresentano un contributo significativo alla nostra comprensione della connessione tra cervello e corpo durante le emozioni, impiegando topi in test comportamentali focalizzati su paura ed ansia (Fadok, 2023). Signoret-Genest et al. (2023) hanno studiato la misurazione precisa dell’attività cardiaca nei topi, rivelando che gli stati emotivi complessi associati a paura ed ansia comportano cambiamenti sia nell’attività cardiaca che nei comportamenti correlati alla paura. Questa ricerca ha rivelato che le risposte emotive non sono costanti, ma variano con l’esperienza e l’ambiente circostante, un aspetto che potrebbe aprire nuove prospettive nella comprensione dei fenomeni emotivi nei modelli animali.

Per esplorare l’elaborazione bottom-up nelle emozioni, Hsueh et al. (2023) hanno introdotto un metodo ingegnoso per valutare gli effetti dell’aumento del battito cardiaco, sfruttando l’optogenetica – combinazione di tecniche ottiche e genetiche – per controllare l’attività cardiaca nei topi. Quest’approccio ha rivelato che un aumento del battito cardiaco induce comportamenti simili all’ansia, soprattutto in contesti già ansiogeni, associato all’attivazione dell’insula cerebrale. Entrambi gli studi contribuiscono al chiarimento di cosa costituisca un’emozione, evidenziando l’importanza cruciale sia delle informazioni top-down che bottom-up nel modellare le risposte emotive. Questi progressi tecnologici dimostrano l’essenzialità delle innovazioni scientifiche nella nostra comprensione del mondo emotivo.

La comprensione delle emozioni tra limiti e prospettive future

L’analisi delle emozioni ha attraversato una ricca storia di teorie e scoperte, evidenziando il complesso intreccio tra mente e corpo. Le teorie sulle emozioni, dalle pionieristiche prospettive di James-Lange alle proposte della teoria Cannon-Bard, riflettono il costante dibattito sulle origini e sulla natura delle emozioni. L’innovativo studio condotto all’Università di Aalto ha aggiunto una dimensione unica, suggerendo che le emozioni possano essere soggettivamente mappate in specifiche regioni corporee.

Sebbene gli studi sugli animali forniscano approfondimenti sulla connessione cervello-corpo nelle emozioni, la traduzione diretta agli esseri umani è regolamentata da limitazioni etiche e dalla difficoltà di misurare soggettivamente le emozioni. Il dibattito persiste sulla corrispondenza tra il sentimento umano dell’emozione e gli indicatori osservabili. Tuttavia, comprendere questa connessione potrebbe portare allo sviluppo di tecniche migliori per il controllo emotivo, come dimostrato da pratiche di mindfulness. L’evolversi della comprensione in questo campo promette nuove prospettive per la regolazione emotiva.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychological Association (APA). (n.d.) Emotions
  • Cannon, W. B. (1927). The James-Lange Theory of Emotions: A Critical Examination and an Alternative Theory. The American Journal of Psychology, 39, 106-124. 
  • Fadok, J. (2023). The Brain-Body Connection in Emotions. Which comes first, the brain or the heart? Psychology Today. 
  • Hsueh, B., Chen, R., Jo, Y., Tang, D., Raffiee, M., Kim, Y. S., Inoue, M., Randles, S., Ramakrishnan, C., Patel, S., Kim, D. K., Liu, T. X., Kim, S. H., Tan, L., Mortazavi, L., Cordero, A., Shi, J., Zhao, M., Ho, T. T., Crow, A., … Deisseroth, K. (2023). Cardiogenic control of affective behavioural state. Nature, 615(7951), 292–299. 
  • James, W. (1884). What is an Emotion? Mind9(34), 188–205. 
  • Nummenmaa, L., Glerean, E., Hari, R., & Hietanen, J. K. (2014). Bodily maps of emotions. Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 111(2), 646–651. 
  • Signoret-Genest, J., Schukraft, N., L Reis, S., Segebarth, D., Deisseroth, K., & Tovote, P. (2023). Integrated cardio-behavioral responses to threat define defensive states. Nature neuroscience, 26(3), 447–457. 
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Praticare il Freudenfreude per un maggior benessere 

Il freudenfreude, ovvero il provare gioia per i successi degli altri, può rendere più piacevoli le relazioni e migliorare la qualità di vita

ARTICOLI CORRELATI
L’ansia in un’equazione

Salkovskis propone uno strumento per aiutare le persone a sentirsi meno sopraffatte dall’ansia, si tratta dell’equazione dell’ansia

Alessitimia: la difficoltà a riconoscere e verbalizzare le emozioni

L’alessitimia indica l’incapacità di mentalizzare, percepire, riconoscere e descrivere verbalmente i propri e gli altrui stati emotivi

cancel