La terapia cognitivo comportamentale (CBT) per la fibromialgia
Nei pazienti che soffrono di fibromialgia (FM), la terapia cognitivo comportamentale (CBT) è in grado di ridurre notevolmente il dolore, mediante il suo effetto sulla catastrofizzazione legato al dolore, che consiste in risposte cognitive ed emotive intensificate. In questo studio, la ricercatrice Lee e colleghi (Lee et al. 2023), hanno voluto indagare gli effetti della CBT su un campione di donne affette da fibromialgia.
Lo studio di Lee e colleghi (2023) su fibromialgia e CBT: metodi
Questo studio ha incluso 98 pazienti donne affette da fibromialgia (FM), con una età media di 42 anni, le quali sono state inizialmente sottoposte ad una valutazione di neuroimaging di base, per poi essere assegnate casualmente a due gruppi diversi: un gruppo di controllo, dove essenzialmente veniva svolto un intervento educativo in cui le pazienti imparavano a conoscere meglio la fibromialgia e il dolore cronico ad essa associato; ed un gruppo CBT, dove le pazienti imparavano ad identificare nello specifico i pensieri negativi e a utilizzare la ristrutturazione cognitiva per limitare il disagio collegato al dolore. Sia le pazienti del gruppo di controllo che quelle del gruppo CBT hanno effettuato otto visite individuali a cadenza settimanale della durata di 60/75 minuti ciascuna.
I ricercatori hanno utilizzato delle specifiche attività da svolgere durante la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per analizzare i circuiti neurali che supportano la catastofizzazione del dolore.
L’outcome primario era la sottoscala dell’interferenza del dolore (Brief Pain Inventory (BPI), mentre gli esiti secondari includevano: la sottoscala della gravità del dolore (BPI), il Fibromyalgia Impact Questionnaire–Revised (FIQR) e la Pain Catastrophizing Scale (PCS).
Lo studio di Lee e colleghi (2023) su fibromialgia e CBT: risultati
Dopo aver controllato i valori basali, si è notato come nel gruppo CBT ci fosse una riduzione dei punteggi rispetto al gruppo educativo per quanto riguarda la scala d’interferenza del dolore (BPI) (P = 0,03), così come nel caso dei punteggi del Fibromyalgia Impact Questionnaire–Revised (FIQR) ( P = 0,05) e nel Pain Catastrophizing Scale (PCS) ( P = .04).
Si è inoltre notato che ci sono state delle riduzioni importanti nella sintomatologia correlata al dolore nel gruppo CBT, ma i valori non hanno raggiunto una significatività statistica.
Infine, in seguito al trattamento CBT, i risultati hanno evidenziato una ridotta connettività tra le regioni del cervello associate all’autoconsapevolezza, all’elaborazione cognitiva e al dolore.
I risultati ottenuti dallo studio hanno sottolineato l’efficacia dell’uso della CBT per la cura del dolore e della sua decatastrofizzazione correlata alla fibromialgia. Si è rivelata particolarmente efficace con pazienti che riferivano alti livelli di cognizioni catastrofizzanti. Infine, l’alterazione della rete connettiva identificata dallo studio potrebbe rappresentare un importante biomarcatore di processi cognitivi e affettivi legati al catastrofismo.
Lo studio di Lee e colleghi (2023) su fibromialgia e CBT: limitazioni dello studio
Innanzi tutto, i risultati erano limitati a delle partecipanti di sesso femminile e non sono stati analizzati altri pazienti di genere maschile. Inoltre, la CBT per il trattamento del dolore cronico comprende svariati moduli terapeutici e in questo studio non è stato possibile trarre conclusioni definitive su quali moduli della CBT siano nettamente più utili nel ridurre la castrofizzazione del dolore. Infine, la gravità dei sintomi a livello basale era nettamente più elevata nel gruppo CBT rispetto a quello di controllo, il che potrebbe complicare l’interpretazione dei risultati.