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La psicologia della realtà virtuale nel trattamento del dolore pediatrico

La realtà virtuale sembra costituire una valida opzione per il trattamento del dolore nei pazienti pediatrici

Di Alessandro Ocera, Luisa Putignani

Pubblicato il 03 Nov. 2023

Gli utilizzi della realtà virtuale

L’epidemia di oppioidi, che ha avuto effetti catastrofici, soprattutto negli Stati Uniti (Yaster et al., 2020), ha sollevato una serie di problematiche legate all’abuso di sostanze, coinvolgendo anche bambini e adolescenti a rischio di dolore cronico dopo interventi chirurgici (Hudgins et al., 2019; Rabbitts et al., 2015). Questa crisi ha spinto l’ambiente accademico a cercare soluzioni innovative per affrontare il problema.

La realtà virtuale (RV) rappresenta una soluzione innovativa e altamente efficace per il controllo del dolore nei pazienti pediatrici. Questa tecnologia, sviluppata dagli anni Sessanta, ha originariamente trovato impiego nell’ambito militare, ma negli ultimi anni è stata adottata con successo in vari settori, tra cui l’aeronautica, la chirurgia, la medicina riabilitativa e la psicologia. L’ampio utilizzo dei sistemi di realtà virtuale è stato reso possibile grazie all’evolversi delle tecnologie informatiche, audio ed elettroniche, che hanno potenziato l’immersione totale del fruitore, offrendo esperienze distanti dalla realtà (Festa & Martinotti, 2022).

Nel campo clinico, la realtà virtuale ha dimostrato di essere altamente efficace nel trattamento di disturbi psicologici, quali disturbo da stress post-traumatico (McLay et al., 2011), disturbi d’ansia (Cieślik et al., 2020) e fobie specifiche (Morina et al., 2015). Tuttavia, sono ancora limitate le ricerche riguardanti l’applicazione della realtà virtuale per il controllo del dolore pediatrico, specialmente in Italia.

In questo articolo, esploreremo il mondo promettente della realtà virtuale come una risorsa innovativa nella gestione del dolore pediatrico, gettando luce su studi, applicazioni e possibilità future.

Aspetti psicologici della realtà virtuale

La realtà virtuale è definita come un ambiente tridimensionale generato dal computer in cui il soggetto o i soggetti interagiscono tra loro e con l’ambiente come se fossero realmente al suo interno (Riva, 2012). 

In base al senso di immersività, ovvero il grado oggettivo di fedeltà sensoriale di un sistema di realtà virtuale, è possibile distinguere diverse tipologie di realtà virtuale (Pallavicini, 2020): la realtà virtuale immersiva, in cui l’apparato sensoriale del fruitore è completamente immerso nell’ambiente virtuale; la realtà virtuale semi-immersiva, in cui lo scenario virtuale è proiettato sulle pareti di una stanza; la realtà virtuale non-immersiva, in cui il fruitore utilizza ambienti digitali tridimensionali su schermi in 2D.

Le caratteristiche peculiari di questa tecnologia, quali il senso di presenza (la sensazione di sentirsi realmente nello scenario virtuale), la trasparenza della tecnologia (la perdita di percezione del medium) e il senso di immersività, la rendono efficace ed utile in settori come quello medico-sanitario, psicologico e formativo (Barbato & Di Natale, 2017). 

A differenza delle altre tecnologie, la realtà virtuale permette un’interazione naturale con l’ambiente circostante tramite l’utilizzo del corpo dell’utente (con joystick, data gloves o tute aptiche) che diventa parte integrante dell’ambiente tridimensionale (Tieri et al., 2018). La realtà virtuale fornisce all’utente un’esperienza talmente vicina alla realtà reale che il Sistema Nervoso Autonomo reagisce come se avesse davanti la situazione reale corrispondente (Barbato & Di Natale, 2017); questo si manifesta con parametri fisiologici come temperatura (Tieri et al., 2017), conduttanza cutanea e battito cardiaco (Vecchiato et al., 2015).

Il trattamento del dolore nei pazienti pediatrici

I bambini e gli adolescenti hanno diritto ad avere sempre la migliore qualità delle cure”, così inizia la Carta dei diritti dei bambini e degli adolescenti in ospedale, formalmente redatta nel 2008 dalla Fondazione ABIO Italia Onlus in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria (Baroncini, 2016). 

Il trattamento del dolore pediatrico esige un approccio multiprofessionale che richiede un intenso lavoro di équipe che coinvolge medici, infermieri, psicologi e altre figure professionali competenti e specializzate che provvedono al controllo del dolore e degli altri sintomi di disagio del bambino. Il dolore nei pazienti pediatrici ha diverse opportunità terapeutiche efficaci e sicure tra cui (Baroncini, 2016): 

Trattamento non farmacologico: comprende tutti gli interventi non farmacologici che usualmente vengono identificati col termine di “tecniche non-farmacologiche” o “tecniche psicofisiche” o “psicologiche” o “tecniche di medicina complementare” e che agiscono principalmente nei processi della modulazione e della percezione. Ogni tecnica viene scelta in base allo stato e alla fase della malattia, le caratteristiche personologiche, l’età e le competenze cognitivo-sensoriali del bambino/adolescente.

  • Tecniche cognitivo comportamentali: mirano a coinvolgere attivamente i bambini/adolescenti e ad aiutarli a riorientare la loro attenzione lontano da percezioni spaventose e dolorose.
  • Tecniche fisiche: hanno l’obiettivo di modificare la dimensione sensoriale del dolore, impedendo la trasmissione sensoriale degli input nocicettivi lungo le vie nervose, o attivando i meccanismi endogeni di soppressione del dolore. 

Trattamento fisioterapico: il medico riabilitatore e il fisioterapista hanno un ruolo fondamentale nel team multiprofessionale in cui il loro scopo è il trattamento o il contenimento della disabilità ed è quindi in questo contesto che il dolore rappresenta un fattore limitante nel ripristino delle normali funzioni e attività della vita quotidiana del bambino. 

Trattamento farmacologico: per la somministrazione di farmaci per la terapia o il contenimento del dolore bisogna tenere conto di alcune caratteristiche del paziente, tra cui l’età e la patologia. In base al tipo di farmaco che viene somministrato si possono distinguere farmaci non oppioidi (per dolore lieve) e farmaci oppioidi (per dolore moderato e severo o per inefficacia dei farmaci non oppioidi). 

  • Farmaci non oppiodi: sono il Paracetamolo e Farmaci Anti Infiammatori non Steroidei (FANS) e secondo le Linee Guida WHO gli unici farmaci da usare sono Paracetamolo e Ibuprofene perché sufficientemente studiati e con caratteristiche di efficacia e sicurezza nel bambino. Per questi farmaci esiste un limite di dosaggio efficace oltre il quale non si ottiene beneficio (effetto tetto), ma solo un rischio più elevato di eventi avversi. 
  • Farmaci oppiodi: vengono somministrati quando il dolore è percepito come moderato o severo e quando i farmaci non-oppioidi falliscono nel fornire sollievo, la durata di questa terapia deve essere la più breve possibile. Tra gli oppioidi, il più utilizzato è la Morfina, ma è possibile utilizzare anche altri come il Fentanyl o l’Ossicodone. I farmaci oppioidi hanno come effetti collaterali nausea (28%), costipazione (25%), sonnolenza (24%), vomito (15%) e vertigini (8%). Inoltre, l’uso prolungato di oppioidi può determinare la comparsa di fenomeni di tolleranza.

La realtà virtuale per la gestione del dolore pediatrico

Ad oggi, l’utilizzo della realtà virtuale per la riduzione del dolore ha fornito risposte molto promettenti e aperto nuove riflessioni sul funzionamento dei meccanismi nocicettivi (Bernardelli, 2022). 

Uno degli studi più rilevanti in questo settore è stato condotto dal ricercatore Hunter Hoffman e ha, di fatto, aperto la strada all’uso della realtà virtuale per la distrazione dal dolore. Nel suo studio pilota (Hoffman et al, 2019), sono stati coinvolti 48 pazienti pediatrici di età compresa tra i 6 e i 17 anni. Per ridurre il dolore provato da ferite da ustioni, è stato utilizzato “Snow World”, uno scenario interattivo di canyon innevato veicolato tramite realtà virtuale

La risonanza magnetica funzionale (fMRI) ha dimostrato che l’esperienza virtuale disattivava quasi totalmente le aree del dolore del cervello, restituendo ai pazienti una condizione di sofferenza molto più gestibile (Bernardelli, 2022). Il paziente, utilizzando Snow World, non percepiva visivamente il suo corpo all’interno dello scenario virtuale, dando così origine ad un fenomeno ben spiegato dalle neuroscienze: il “predictive coding” (Spratling, 2017). Questa teoria concepisce il cervello come una macchina predittiva in grado di generare diverse simulazioni sensoriali, grazie alle quali può prevedere eventi imminenti nel corpo e nell’ambiente e di conseguenza predisporre le azioni più adeguate ad affrontare possibili situazioni che potrebbero verificarsi (Bernardelli, 2022). La realtà virtuale potrebbe aver ingannato la codifica predittiva, suggerendo al cervello che l’individuo non era più presente nel suo corpo e quindi, senza corpo non ci sarebbe dolore (Riva, 2018). Sembra che la realtà virtuale possa modificare non solo la percezione degli stimoli dolorosi, ma anche le modalità con cui il cervello li registra fisicamente (Wiederhold et al., 2014). 

La strada per comprendere approfonditamente i complessi meccanismi neurofisiologici del dolore è ancora lunga, ma, nel corso dei prossimi anni, ambientazioni di realtà virtuale di sempre più alta qualità potranno assorbire completamente la mente del paziente, fornire alternative agli oppioidi, riducendone il consumo, alleggerire il carico assistenziale del personale sanitario e migliorare la complicata esperienza del paziente con la sofferenza fisica (Bernardelli, 2022).

Uno sguardo sul panorama italiano in tema di dolore pediatrico e realtà virtuale

L’utilizzo dei sistemi di realtà virtuale per gestire il dolore nei pazienti pediatrici rappresenta un campo relativamente nuovo nel contesto italiano. Le iniziative e gli studi scientifici in questo settore sono ancora limitati.

Un rilevante studio italiano condotto da Atzori e colleghi nel 2018 (Atzori et al., 2018) ha dimostrato l’efficacia della realtà virtuale, utilizzando lo scenario di “Snow World,” nel ridurre il dolore durante le venipunture in bambini e adolescenti affetti da malattie onco-ematologiche. Al termine della procedura, i pazienti hanno compilato la Visual Analogue Scale (VAS). Nei pazienti sottoposti alla venipuntura con l’ausilio della realtà virtuale, la media dei livelli di dolore è risultata significativamente inferiore rispetto al gruppo di controllo, per tutte e tre le componenti del dolore: “Time spent thinking about pain” (M = 1.33, SD = 1.05, d = 0.62); “Pain Unpleseantness” (M = 0.93; SD = 1.16; d = 0.70); “Worst Pain” (M = 2.00; SD = 1.20; d = 0.51), p < 0.05, D di Cohen d = 0.51.

Nel 2017, è stato introdotto TOMMI, un innovativo sistema di realtà virtuale progettato per migliorare l’esperienza dei pazienti pediatrici durante le terapie mediche (TOMMI, 2021). Il team alla base di TOMMI è costituito da giovani professionisti con esperienze multidisciplinari in ricerca medica, sviluppo software e innovazione aziendale. Questo approccio interdisciplinare ha permesso a TOMMI di combinare competenze mediche, tecnologiche e psicologiche per creare un’esperienza di gioco in realtà virtuale altamente adattabile e in grado di affrontare le specifiche esigenze dei pazienti pediatrici. Attualmente, TOMMI viene utilizzato con successo in vari ospedali in Italia ed è oggetto di studi clinici. TOMMI costituisce un notevole esempio di come la realtà virtuale possa essere impiegata per migliorare la qualità delle cure mediche e alleviare lo stress nei pazienti pediatrici, contribuendo così a una migliore esperienza terapeutica e a un più efficiente processo di erogazione delle cure, anche nel panorama italiano.

Nel contesto italiano, i sistemi di realtà virtuale risultano essenziali per potenziare le conoscenze degli effetti della realtà virtuale nella riduzione del dolore pediatrico tra i medici, gli infermieri e gli psicologi, promuovendo ulteriori approfondimenti di ricerca in questo settore.

Considerazioni conclusive su realtà virtuale e dolore pediatrico

Un’efficace riduzione del dolore nei pazienti ospedalieri è associata a migliori risultati per la salute (Lee et al., 2007) e aumenta la soddisfazione dei pazienti (Gupta, 2009). Il trattamento farmacologico per la riduzione del dolore, come ad esempio quello con oppioidi, nonostante l’elevata efficacia può provocare effetti collaterali a breve termine, tra cui vertigini, nausea e costipazione ed altri a lungo termine come l’effetto di tolleranza e lo sviluppo di un disturbo di abuso di sostanze nei casi più gravi. Questi effetti collaterali possono prolungare la durata di permanenza negli ospedali, incrementando anche i costi per i servizi sanitari e diminuendo la soddisfazione dei pazienti (Delshad et al., 2018). 

L’impiego della realtà virtuale nella gestione del dolore pediatrico rappresenta una prospettiva innovativa e promettente nel panorama medico. Gli studi condotti finora dimostrano che l’utilizzo della realtà virtuale può efficacemente ridurre la percezione del dolore nei pazienti pediatrici, offrendo loro un’alternativa preziosa alle terapie farmacologiche, spesso associate a effetti collaterali indesiderati; tuttavia, ulteriori studi sono necessari per comprendere i complessi meccanismi coinvolti.

Inoltre, nonostante nel contesto italiano l’utilizzo della realtà virtuale per la gestione del dolore pediatrico sia ancora relativamente limitato, progetti come TOMMI rappresentano un passo avanti significativo, dimostrando come l’interdisciplinarietà e l’innovazione possano contribuire a migliorare l’esperienza terapeutica dei pazienti più giovani.

Per il futuro, è auspicabile un aumento degli studi clinici e delle iniziative volte a esplorare appieno il potenziale della realtà virtuale nel trattamento del dolore pediatrico. La tecnologia della realtà virtuale continua a evolversi, offrendo opportunità sempre più avanzate per la gestione del dolore. Sarà importante coinvolgere professionisti sanitari, ricercatori e sviluppatori per costruire applicazioni sempre più adatte alle esigenze specifiche dei pazienti pediatrici.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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