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Trattamento farmacologico e terapia pittorica nei disturbi d’ansia

Un recente studio sui disturbi d'ansia indica che la terapia pittorica, insieme a quella farmacologica, sembra ridurre i sintomi

Di Lucilla Castrucci

Pubblicato il 06 Ott. 2023

I disturbi d’ansia

I disturbi d’ansia sono descritti nel DSM5 (American Psychiatric Association, 2014) e comprendono quasi tutte le sindromi nevrotiche della vecchia nomenclatura. È ormai noto che nei casi di disturbi d’ansia vi è un’iperproduzione di noradrenalina ed una ridotta produzione di GABA e serotonina e che le benzodiazepine, farmaci impiegati nel trattamento di questi disturbi, agiscono legandosi ad un sito presente sul recettore del GABA-A innescando una serie di segnali inibitori caratteristici del GABA (Bossini L., Borghini E.,  Fagiolini A. 2013).

Per la cura dell’ansia patologica possono essere utilizzati anche farmaci antidepressivi utili a far aumentare i livelli di serotonina (Pancheri P. 2005). Il trattamento dei disturbi d’ansia non si limita al solo utilizzo di farmaci ma deve essere affiancato dal trattamento psicoterapico (American Psychiatric Association, 2005). Inoltre, in letteratura sono riportate diverse evidenze che documentano il vantaggio dell’utilizzo di alcune tecniche e terapie, oltre quelle farmacologiche e psicoterapiche, come ad esempio le tecniche di rilassamento ed il biofeedback (Biondi M., Valentini M. 2014).

La terapia pittorica nei disturbi d’ansia

Uno studio, recentemente pubblicato sulla Rivista di Psichiatria (Hou J., Zhang R., An J., Zhang H. 2023), indica che la terapia pittorica, in pazienti trattati farmacologicamente per i disturbi d’ansia, riduce i sintomi legati a questi disturbi e migliora le capacità cognitive e sociali dei pazienti. Nei criteri d’inclusione dello studio viene indicato che i pazienti reclutati hanno ricevuto una diagnosi di disturbo d’ansia secondo i criteri previsti dal DSM 5, tuttavia nelle conclusioni dello stesso studio si fa riferimento ai sintomi depressivi dei pazienti (Hou J., Zhang R., An J., Zhang H. 2023). Questo fatto, che può essere interpretato come un’anomalia, è probabilmente determinato dall’evidenza clinica che la comorbidità tra sintomi d’ansia e depressione è molto frequente, tanto che nella classificazione ICD 11, nella parte relativa ai disturbi d’ansia, è previsto il codice F 41.2 che corrisponde al disturbo misto ansioso depressivo, categoria utilizzabile quando i sintomi dell’ansia e della depressione sono entrambi presenti, ma né gli uni né gli altri sono chiaramente predominanti (L. Castrucci 2021).

L’arte pittorica, come altre forme d’ arte, permette l’espressione diretta ed immediata dell’individuo senza che questa passi attraverso l’intelletto. Questa caratteristica viene sfruttata nei trattamenti terapeutico-riabilitativi per sostenere i processi di guarigione e migliorare la salute (Anni, D. 2009). Come affermato da Edith Kramer “La stretta affinità dell’arte con il processo primario, la forza dell’arte di creare organizzazioni o strutture senza imporre la quotidianità della vita sulle fantastiche complessità del mondo interno dell’uomo, rende possibile la ricerca del nascosto, dell’informe, del represso, del bizzarro senza abbandonare la spinta verso la forma. In arte, infatti, la forma è la veste della verità interna” (Kramer E. 1985).

Lo studio di Hou J. e colleghi è uno studio randomizzato. I pazienti, tutti con disturbo d’ansia, sono stati divisi in due gruppi, il primo, “gruppo sperimentale”, costituito da 400 soggetti ed il secondo, gruppo “di controllo”, da 200. Entrambi i gruppi hanno ricevuto una terapia farmacologica per il trattamento dell’ansia ma soltanto i componenti del primo gruppo hanno effettuato anche terapia pittorica. Per valutare le funzioni cognitive e sociali dei soggetti reclutati per lo studio, è stata utilizzata la Nurses Observation Scale for Inpatient Evaluation (NOSIE), mentre per la valutazione dell’efficacia clinica, è stato utilizzato il punteggio della Hamilton Depression Scale (HAMD).

La Nurses Observation Scale for Inpatient Evaluation è una scala di trenta item creata nel 1965 da G. Honifeld e CJ Klett; questo strumento è utilizzato per valutare i comportamenti. Gli item si riferiscono sia a comportamenti positivi, quali attitudine sociale, interessi sociali e pulizia personale, che a comportamenti patologici come irritabilità, psicosi manifesta, rallentamento e depressione (Honigfeld G, Gillis RD, Klett CJ1965). I vantaggi di questo strumento sono rappresentati dalla semplicità e velocità di somministrazione. La scala è nata per valutare pazienti ospedalizzati e successivamente è stata utilizzata anche nella valutazione dei pazienti psichiatrici.

La Hamilton Depression Scale,compare per la prima volta in letteratura nel 1960 con l’articolo dal titolo “A rating scale for depression” a firma di Max Hamilton. Questo strumento, nato per valutare quantitativamente la gravità delle condizioni del paziente, nella sua prima versione, si basava su 17 variabili. Vista l’eterogeneità degli item, vengono generalmente utilizzati i punteggi nei fattori. Una delle fattorializzazioni più utilizzate è quella di Cleary e Guy che nel 1977 hanno isolato 6 fattori e tra questi il primo, costituito da sei item si riferisce all’ansia ed alle somatizzazioni (Dipasquale S. a.a 2009/2010). È lo stesso Hamilton ad affermare che con questa scala “…La valutazione può essere effettuata in diversi modi, in rapporto allo scopo che ci si propone, ma non si deve dimenticare mai che i punteggi sono soltanto un modo particolare di registrare il giudizio del valutatore” (Hamilton, 1967).

I risultati dello studio

Dopo 8 settimane di trattamento sono stati esaminati i punteggi ottenuti alla NOISE ed alla HAMD dai due gruppi di pazienti. Prima del trattamento con la terapia pittorica non vi era una differenza significativa nei punteggi HAMD tra i due gruppi. Trascorse le 8 settimane i punteggi HAMD erano, in tutti e due i gruppi, inferiori rispetto a quelli rilevati all’inizio dello studio e nel gruppo sperimentale tali punteggi sono risultati più bassi rispetto a quelli registrati nel gruppo di controllo, indicando che la pittura combinata con la terapia farmacologica può migliorare la depressione e l’ansia dei pazienti. Dall’analisi statistica dei punteggi delle scale utilizzate è risultato che le capacità cognitive di entrambi i gruppi sono migliorate in maniera significativa. I soggetti del gruppo sperimentale, cioè coloro che sono stati trattati oltre che con la terapia farmacologica con quella pittorica, mostrano minore irritabilità e depressione, maggiore interesse sociale, cura personale e competenza sociale. Infine, la risposta alla terapia ed il tasso di guarigione è migliore nel gruppo sperimentale rispetto al controllo. Gli autori dello studio non specificano a quanti mesi di distanza è stato valutato il tasso di guarigione, ma avendo effettuato la seconda somministrazione delle scale a otto settimane di distanza dall’inizio dello studio, è lecito pensare che tale tasso è stato valutato dopo due mesi di terapia pittorica.

Lo studio condotto da Hou J. e dai suoi colleghi presenta alcune limitazioni. La prima è legata alle dimensioni del campione, per cui i risultati dovrebbero essere confermati da studi su popolazioni più ampie e la seconda riguarda l’interpretazione dei risultati; infatti, questi vanno interpretati riferendosi alle condizioni generali dei pazienti e non semplicemente ai disturbi d’ansia. Lo studio ha il merito di aver portato all’attenzione l’utilità della terapia pittorica nel trattamento di pazienti con quadri clinici in cui sono presenti sintomi ansiosi, l’efficacia di tale terapia potrà essere comparata, in studi futuri, con altri tipi di terapie e psicoterapie.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Association (2005). Let’s talk facts about anxiety disorders
  • American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5. Milano: Raffaello Cortina Editore
  • Anni, D. (2009). Relazione scientifica: validità dell’Arte Terapia presso l’ospedale bufalini di cesena “Pediatria”. Gentili lettori, 29.
  • Biondi M., Valentini M. (2014) Relaxation treatments and biofeedback for anxiety and somatic stress-related disorders. Rivista di Psichiatria, – ipue.it
  • Bossini L., Borghini E.,  Fagiolini A. (2013) Clinical uses of benzodiazepines. Focus on: benzodiazepines and axiety disorders.  Journal of Psychopathology, 19(3), 272-286.
  • Casali E. (2014) L’ortoterapia written by Rivista di Agraria.org
  • Castrucci L. (2021) Gli aspetti multidisciplinari dell’ansia patologica e le tecniche di Gestione. Ledizioni Milano
  • Dipasquale S. (a.a 2009/2010) Tesi di dottorato in neuroscienze Facoltà di Medicina Università di Milano-Bicocca pp 44
  • Hamilton M. (1960) A rating scale for depression. J. Neurol. Neurosurg. Psychiat. 23, 56
  • Hamilton M. (1967) Development of a rating scale for primary depressive illness Br J Soc Clin Psychol6(4):278-96.
  • Honigfeld G, Gillis RD, Klett CJ (1965) Nurses’ observation scale for inpatient evaluation: a new scale for measuring improvement in chronic schizophrenia. J Clin Psychol.;21, 65-71.
  • Honigfeld G, Gillis RD, Klett CJ.  (1966) NOSIE-30: A treatment-sensitive ward behavior scale. Psychol Rep.; 19, 180-182.
  • Hou J., Zhang R., An J., Zhang H. (2023). Study on the clinical efficacy of painting therapy of patients with anxiety disorders. Riv Psichiatr 58(3)
  • Kramer E. (1985), Che cos’è l’Arte-Terapia? Atti della II° Giornata di studio AISCNV-ADEG, ADEG, Torino,
  • Manarolo G. (2009) Psicologia della musica e musicoterapia. Cosmopolis snc
  • Pancheri P. (2005) Dimensional pharmacotherapy of anxiety disorders.  Giorn. Ital. Psicopat: 393-404
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