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La plusdotazione cognitiva

Non esiste un unico profilo che descriva tutte le persone con plusdotazione, ma alcune caratteristiche sembrano essere particolarmente comuni

Di Maria Gazzotti

Pubblicato il 20 Ott. 2023

Una definizione di plusdotazione

I termini plusdotazione e giftedness sono definiti dalla National Association for Gifted Children (Sartori e Cinque, 2019) come il mostrare o l’avere il potenziale per mostrare, al confronto con i pari, “un livello eccezionale di performance in una o più delle seguenti aree: abilità intellettiva generale, specifica attitudine scolastica, pensiero creativo, leadership, arti visive e dello spettacolo”.

L’identificazione delle persone plusdotate è complicata dal fatto che sembra mancare ancora una definizione condivisa di plusdotazione, come segnalano le Linee Guida per la Valutazione della Plusdotazione in Età Evolutiva del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologici (2018). Il criterio maggiormente utilizzato per valutare la plusdotazione, pur non essendo universalmente accettato, è la valutazione del QI (Quoziente Intellettivo), con un cutoff di 130; è possibile, inoltre, distinguere tra plusdotazione, quando il QI è pari o superiore a 130, e alto potenziale cognitivo, quando il QI è compreso tra 120 e 129. Detto questo, la plusdotazione non si identifica con il solo valore numerico e non è caratterizzata soltanto da un alto livello intellettivo e cognitivo (Ackerman, 1997; Coleman, 2004; Carman, 2013; Sartori e Cinque, 2019).

Non si può individuare un unico profilo che descriva tutte le persone con plusdotazione, ma alcune caratteristiche sembrano essere particolarmente comuni. Generalmente è presente un’asincronia tra lo sviluppo emotivo e quello cognitivo, con una precocità dello sviluppo di competenze cognitive rispetto all’età, non accompagnato da una pari maturità socio-emotiva (Song & Porath, 2005). 

Di seguito ci soffermeremo prima sul funzionamento cognitivo e successivamente su quello emotivo, fornendo infine alcuni suggerimenti utili.

Il funzionamento cognitivo

La plusdotazione rende curiosi, veloci, originali, creativi e perfezionisti; consente di produrre in breve tempo una moltitudine di ragionamenti e connessioni, talvolta difficili da spiegare e non sempre gestibili per la persona stessa. Queste persone processano la realtà in modo differente rispetto a chi ha un’intelligenza nella media, i loro processi di pensiero possono essere definiti analogici, divergenti o arborescenti (Sartori e Cinque, 2019). Cosa significa?

  • Processo di pensiero analogico: sono in grado di processare le informazioni più rapidamente e mantenerle in memoria per un tempo più lungo rispetto alla media.
  • Processo di pensiero divergente: sono molto intuitivi, tendono a trovare soluzioni alternative, originali e innovative.
  • Processo di pensiero arborescente: tendono a pensare ramificando i pensieri, seguendo diverse strade, attraverso associazioni multiple e contemporanee.

Proprio queste caratteristiche che appaiono vantaggiose, possono risultare allo stesso tempo controproducenti, come si può notare ad esempio nei bambini: tendono ad annoiarsi più rapidamente, distrarsi, hanno bisogno di maggiori stimolazioni e informazioni, possono diventare fonte di disturbo o manifestare comportamenti a tratti oppositivi (Jin et al., 2007; Jiyoung Ma et al., 2017).

I bisogni emotivi delle persone plusdotate

Come accennato sopra, nelle persone gifted spesso l’elevato funzionamento cognitivo è accompagnato da uno sviluppo asincrono a livello emotivo, cioè non altrettanto rapido e superiore alla media. Ci si potrebbe aspettare che un bambino particolarmente intelligente a livello cognitivo, sia anche in grado di relazionarsi con i coetanei e comprendere il vissuto proprio e altrui in modo consono ed efficace, ma non è proprio così. I bambini plusdotati possono manifestare difficoltà nella sfera affettiva e nella regolazione emotiva, con difficoltà nelle relazioni sociali, che permangono in età adolescenziale e adulta (Sartori e Cinque, 2019).

Oltre alla componente cognitiva dell’intelligenza esiste anche una componente emotiva, chiamata appunto intelligenza emotiva, definita come la “capacità di controllare sentimenti ed emozioni proprie e altrui, distinguere tra di esse e utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e azioni”. È proprio l’intelligenza emotiva a permettere di tenere a freno gli impulsi, leggere le emozioni altrui e gestire le relazioni, ma non è detto che una persona plusdotata possegga un’adeguata intelligenza emotiva. Queste persone sono più sensibili e soggette a livelli di stress più elevati rispetto ai loro coetanei, quindi tendono a sperimentare le emozioni in modo più intenso: possono interpretare più profondamente gli eventi, vivere le emozioni in modo più travolgente, preoccuparsi eccessivamente del giudizio altrui e faticare a distinguere le emozioni dell’altro dalle proprie. Proprio per il fatto che la mente degli individui gifted è in continuo movimento, si può parlare di ipereccitabilità, che si declina non solo a livello intellettivo, ma anche a livello sensoriale ed emozionale, rendendo più complessa la gestione della sfera socio-emotiva (Sartori e Cinque, 2019).

Come comportarsi con le persone dotate di plusdotazione?

Questa modalità di funzionamento non è una scelta, pertanto è importante che la persona e chi le sta attorno possano diventarne consapevoli, riconoscere i punti di forza, ma anche i punti di debolezza, validando sempre il vissuto emotivo ed evitando di sminuire ciò che la persona prova tanto intensamente. Il rischio davanti a un bambino che pone continue richieste, si annoia in classe e reagisce in modo sproporzionato agli eventi, è quello di far notare quanto la risposta emotiva sia irrazionale, o rimproverarlo per il suo comportamento e puntare a inibirlo. Tuttavia, queste strategie sono inefficaci e addirittura dannose perché rischiano di amplificare l’esperienza emotiva negativa, generare insofferenza e la percezione di non essere compresi. L’approccio più efficace è invece tenere a mente la compresenza dei punti di forza e di debolezza e aiutare l’individuo a indirizzare le proprie potenzialità di elaborazione fuori dalla norma in attività e proposte stimolanti e complesse (Sartori e Cinque, 2019).

Perché questo sia possibile sarà necessario che un professionista abbia potuto individuare la presenza di plusdotazione. Se si sospetta quindi un funzionamento di questo tipo è opportuno rivolgersi agli esperti per ricevere la guida necessaria e promuovere uno sviluppo sano del bambino, o del ragazzo, e un adattamento efficace nell’adulto.

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Maria Gazzotti
Maria Gazzotti

Redattrice di State of Mind

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ackerman, C. (1997). Identifying gifted adolescents using personality characteristics: Dabrowski’s overexcitabilities. Roeper Review , 19, 229-236.
  • Carman, C. (2013). Comparing apples and oranges: Fifteen years of definitions of giftedness in research. Journal of Advancedd Academics , 24, 52-70.
  • CNOP (2018). Linee Guida per la Valutazione della Plusdotazione in Età Evolutiva.
  • Coleman, L. (2004). Is consensus on a definition in the field possible, desirable, necessary? Roeper Review , 27, 10-11.
  • Sartori e Cinque (2019). Gifted. Conoscere e valorizzare i giovani plusdotati e di talento dentro e fuori la scuola. Edizioni Magi.
  • Song, K., & Porath, M. (2005). Common and domain-specific cognitive characteristics of gifted students: an integrated model of human abilities. High Ability Studies , 16, 229-246.
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