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Fisiologia degli affetti e delle relazioni nelle coppie omosessuali durante la transizione alla genitorialità

Nel percorso di transizione alla genitorialità le coppie omosessuali possono incontrare alcune difficoltà psicosociali e conseguenti preoccupazioni

Di Martina Angelini, Annalisa Sensi, Gabriella Gandino

Pubblicato il 29 Ago. 2023

Abstract

Ndr – Articolo scritto prima che la Camera approvasse la proposta di legge che introduce il reato universale per la maternità surrogata

 

La nascita di un figlio è un evento gioioso, ma anche complesso e delicato nel ciclo di vita di una coppia. Nel percorso di transizione alla genitorialità, le coppie omosessuali possono incontrare alcune difficoltà psicosociali legate al percorso di procreazione medicalmente assistita e al non riconoscimento sociale della genitorialità. Un’aggiornata letteratura sul tema mostra la fisiologia degli affetti quando una coppia gay o lesbica decide di procreare e iniziare il percorso di riproduzione.

La procreazione medicalmente assistita per le coppie omosessuali

Le coppie omosessuali che desiderano ardentemente diventare genitori si trovano costrette a ricorrere alla procreazione medicalmente assistita (PMA), la quale è subordinata alla legge n.40/2004 che ne regolamenta l’accesso e l’utilizzo (L. 40/2004, 2004; Riezzo, Neri, Bello, Pomara & Turillazzi, 2016). Tra le tecniche di PMA vi è l’inseminazione intrauterina, che prevede l’introduzione del liquido seminale all’interno della cavità uterina, ma anche altre più complesse, dove l’incontro dei gameti si verifica all’esterno del corpo della donna e solo dopo l’inseminazione dell’ovocita e l’eventuale fecondazione, l’embrione sviluppato viene trasferito in utero (ISS, 2022).

È importante sottolineare che la legge n. 40/2004 stabilisce alcune limitazioni riguardo alle persone che possono accedere a tali tecniche, non contemplando tra i criteri le coppie dello stesso sesso; infatti, proibisce l’accesso alle tecniche di riproduzione medicalmente assistita che coinvolgono terzi (Fineschi, Neri & Turillazzi, 2005), come la maternità surrogata. Poiché in Italia non è consentito il ricorso a queste tecniche, nel corso degli ultimi anni si è molto diffuso il “turismo procreativo o riproduttivo”, un fenomeno di migrazione di massa mirato al ricorso a PMA all’estero. La letteratura mostra che, al rientro in Italia, come risultato della mancanza di un quadro normativo internazionale condiviso, possono insorgere problemi anagrafici, e quindi essere negata da una parte la registrazione del bambino e, dall’altra, il riconoscimento come genitore, e ciò può potenzialmente comportare il fatto che il bambino si trovi orfano o senza cittadinanza (Piersanti, Consalvo, Signore, Del Rio & Zaami, 2021).

Nelle coppie formate da due uomini, il metodo a cui si ricorre per arrivare alla gestazione è la gravidanza surrogata, ovvero la generazione degli embrioni in vitro, che vede da una parte l’utilizzo dello sperma del padre biologico con ovociti donatori e, dall’altra, il corpo di una terza persona di sesso femminile, che è la portatrice gestazionale e che accoglierebbe gli embrioni in utero (Carone, Baiocco & Lingiardi, 2017). Invece, nelle coppie lesbiche viene principalmente utilizzata la tecnica di fecondazione in vitro condivisa, la cosiddetta ROPA – Reception of Partner’s Oocytes. Essa permette alle donne di condividere la maternità biologica: una donna fornisce gli ovociti, ossia la madre ‘biologica’ o ‘genetica’, mentre l’altra, che è la madre ‘gestazionale’ o ‘sociale’ riceve l’embrione e porta avanti la gravidanza (Brandão, De Pinho, Ceschin, Sousa-Santos, Reis-Soares & Bellver, 2022). Nel momento in cui si diventa genitori, in particolare per le coppie dello stesso sesso, vi è un’attenta valutazione di molti fattori, come: la compatibilità e la condivisione delle aspettative genitoriali, la realizzazione del desiderio genitoriale e, infine, la consapevolezza dei cambiamenti che ciò comporterà nella loro vita. Da una parte, è emerso che il desiderio di genitorialità nelle coppie omosessuali sia simile nel vissuto a quello delle coppie eterosessuali e si dispiega nel volersi prendere cura di un figlio e creare insieme una famiglia (Bigner & Jacobsen).

La letteratura mostra che le emozioni caratteristiche di una coppia omosessuale in epoca perinatale siano la paura di non essere in grado di essere genitore (Ferrari, 2015), il senso di impotenza rispetto alle difficoltà nel riuscire ad avere figli e l’insorgenza di sentimenti di gelosia correlata a chi dei due partner ha il legame biologico con il bambino oppure la presenza di competizione e/o rivalità per chi dei due partner è considerato il genitore più importante per il bambino (Lingiardi, 2013). La gelosia è più frequente nelle coppie lesbiche come conseguenza del fatto che la madre genetica si senta esclusa dal legame madre-figlio soprattutto nelle prime fasi di vita del bambino, come l’allattamento (Ferrari, 2015); tuttavia, se da una parte la madre biologica è più impiegata nelle cure primarie, invece, la madre genetica trascorre con il bambino più tempo nelle fasi successive di crescita giocandoci insieme o intrattenendolo (Patterson, 1995). In questo senso, è possibile ipotizzare che il vissuto della madre genetica riguardo al post partum e alle cure primarie possa essere sovrapponibile a quello degli uomini nelle coppie eterosessuali.

Invece, nel caso dell’adozione, si è visto che uno tra i vissuti caratteristici è il senso di colpa per aver aggiunto al bambino un problema, quello di avere dei genitori omosessuali, oltre quello di essere stato abbandonato (Lingiardi, 2013).
Durante il processo di transizione alla genitorialità, le famiglie omosessuali rappresentano il tentativo di rinnovamento dei valori della nostra cultura rispetto ai concetti di amore, famiglia e procreatività. Infatti, la procreazione non è solo il risultato dell’amore tra due persone unicamente di sesso opposto, ma anche l’esito dell’affetto e dell’attaccamento di due persone che desiderano avere un figlio, incluse le coppie omosessuali (Ferrari, 2015).

I ruoli nella genitorialità

Secondo Tate e Patterson (2019) gay e lesbiche hanno solitamente meno aspirazioni di genitorialità rispetto agli individui eterosessuali, a causa delle barriere sociali difficili da sormontare dal momento che la società considera ancora la famiglia e la genitorialità come prerogative delle coppie eterosessuali (Ferrari, 2015).

Gli studi sulle famiglie composte da due uomini gay sottolineano che essi, dovendosi occupare del figlio senza la presenza di una figura femminile, debbano abbandonare lo stereotipo del ruolo tradizionale di padre come colui che provvede alla famiglia a livello primariamente finanziario e materiale, interessandosi invece anche dell’aspetto emotivo e psicologico (Ferrari, 2015). Uno studio ha indagato il desiderio di genitorialità nelle coppie gay di uomini e confrontato con quello degli uomini eterosessuali ed è emerso che sia gli uomini gay sia quelli eterosessuali siano motivati dal desiderio di nutrire il bambino, di essere una presenza costante nella sua crescita e di raggiungere un senso di famiglia (Bigner & Jacobsen, 1989). Un altro studio mostra che i futuri padri coinvolti nel processo di maternità surrogata provano svariate emozioni, come l’ansia e la frustrazione durante la gravidanza, a causa della distanza fisica dal feto e del fatto che non sappiano come la portatrice del loro bambino si stia comportando e quale sia il suo stile di vita durante la gravidanza, e presentano un aumento delle fantasie e una riorganizzazione del proprio modo di vivere (Carone, Baiocco & Lingiardi, 2017).

Nel percorso di transizione alla genitorialità, le coppie omosessuali si trovano ad affrontare molte situazioni stressanti, sia sul piano individuale, come chi sarà il genitore biologico in caso di inseminazione artificiale o di maternità surrogata, sia sul piano sociale (Miscioscia, Blavier, Pagone & Simonelli, 2017), come i giudizi delle persone o il mancato riconoscimento delle persone omosessuali come genitori. Mentre tendenzialmente le coppie eterosessuali si conformano ai ruoli di genere nell’assistenza all’infanzia, le coppie omosessuali riferiscono di riuscire a dividerla equamente (Goldberg, 2010); tuttavia, alcuni studi sottolineano che vi sia comunque una propensione alla specializzazione di ruolo anche nelle coppie omosessuali (Ferrari, 2015).

Altri studi mostrano come le madri biologiche siano più autorevoli delle madri sociali, mentre queste ultime siano più affettuose nei confronti del bambino e più coinvolte dei padri eterosessuali (Bos, Van Balen & Van den Boom, 2005). È emerso inoltre che il “doppio ruolo materno” permette ugualmente di soddisfare tutte le necessità del figlio (Ferrari, 2015). Le coppie lesbiche possono scegliere di partorire a turno se desiderano avere più di un figlio (Boye & Evertsson, 2021); invece, nel caso di una coppia gay, i due uomini possono scegliere di mescolare il loro sperma insieme oppure utilizzare le uova di una donatrice e fecondarle con lo sperma di entrambi i partner per poi trasferirli alla madre surrogata, sempre che sussistano in entrambi età e condizioni di salute favorevoli (Blake, Carone, Raffanello, Slutsky, Ehrhardt & Golombok, 2017).

È comune che le coppie omosessuali, quando decidono di intraprendere il percorso di gravidanza, si rivolgano alla terapia per affrontare le emozioni associate a questo processo. Dai colloqui con queste coppie è emerso che i partner esprimono spesso sentimenti di impotenza, inadeguatezza e paura nel non poter offrire al bambino una famiglia “normale”; inoltre, alcune volte si sentono invidiosi e insicuri nei confronti del partner che è genitore biologico. Tuttavia, riconoscono quanto sia importante supportarsi vicendevolmente e farsi forza l’uno con l’altro (Lingiardi, 2013).

Nonostante ci siano stati alcuni passi in avanti, il percorso di genitorialità per le persone omosessuali è ancora ricco di ostacoli e di sfide; è dunque importante che queste coppie vengano accolte e sostenute durante il percorso di procreazione medicalmente assistita.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bigner, J. J., & Jacobsen, R. B. (1989). Parenting behaviors of homosexual and heterosexual fathers. Journal of homosexuality, 18(1-2), 173–186.
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