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Perché vivere in grandi città diminuisce il rischio di depressione

Uno studio dell'Università di Chicago dimostra che le città più grandi hanno tassi di depressione sostanzialmente più bassi rispetto alle città più piccole

Di Francesca Naldi

Pubblicato il 27 Giu. 2023

Siamo stati spesso portati a pensare che le grandi città potrebbero avere conseguenze negative sulla salute mentale, ma un confronto dei tassi di depressione suggerisce che più grandi sono le città, migliore è il benessere riscontrato tra gli abitanti.

La salute mentale nelle città

Vivere in una grande città, è risaputo, consente agli abitanti di entrare in contatto con più persone e vivere più esperienze rispetto alla vita nei piccoli centri abitati. Pensiamo al numero di persone che ogni giorno si possono incontrare e alle possibilità di svago (e non solo) che una grande città offre: eventi sportivi, musei, concerti, mostre, ristoranti e quant’altro. Anche ospedali e scuole, per continuare con gli esempi, spesso offrono più servizi a chi vive nelle grandi città.

Eppure a volte può capitare che gli abitanti dei grandi centri urbani si sentano sopraffatti dal ritmo frenetico e “soli in mezzo alla folla”. Per questo motivo, nel corso degli anni, numerose ricerche – ma anche l’opinione comune – hanno messo in luce le conseguenze negative che la vita nelle grandi città può avere sulla salute mentale degli abitanti. Questa visione chiama in causa aspetti quali l’inquinamento acustico, i tassi di criminalità, la breve durata e la superficialità delle interazioni sociali per spiegare come le grandi città possano rendere la vita dei cittadini non sempre facile da sostenere e impegnativa da un punto di vista psicologico.

Ma le città possono davvero avere conseguenze negative per la salute mentale? In realtà ci sono poche prove che dimostrino un’associazione tra rumore, criminalità e interazioni sociali fugaci e tassi di depressione più elevati nelle città. Inoltre nessuna indagine ha messo a confronto i livelli di depressione in città più grandi rispetto alle città più piccole.

Il rapporto tra città e salute mentale è più complesso di quanto suggeriscono le spiegazioni convenzionali. Uno studio condotto dall’Università di Chicago mostra come le città più grandi degli Stati Uniti presentino in realtà tassi di depressione sostanzialmente più bassi rispetto alle città più piccole. In particolare, un raddoppio della popolazione cittadina è stato associato a una diminuzione media del 12% dei tassi di depressione (Stier et al., 2021).

Come spiegare questi risultati?

La teoria dello urban scaling

I tassi più bassi di depressione nelle grandi città sembrano essere una conseguenza del modo in cui le città sono costruite e possono essere spiegati da una nuova visione scientifica delle città chiamata teoria dello urban scaling. La teoria richiama un insieme di modelli matematici che analizzano come sono organizzate le città. Un assunto fondamentale di questa teoria è che la struttura fisica delle città segue regole semplici.

Le città hanno reti infrastrutturali stratificate – costituite da linee elettriche, strade, linee ferroviarie, ecc. – con componenti più grandi che si diramano in altre più piccole che servono gruppi più ristretti di persone. Il movimento delle persone attraverso le città è consentito e limitato da queste reti infrastrutturali. Attraverso il ricorso ad alcuni principi di matematica e fisica, è possibile ottenere delle equazioni che possano spiegare come le persone si muovono nelle città. In particolare le equazioni della teoria dello urban scaling cercano di analizzare cosa succede quando si bilanciano i costi e i benefici associati al movimento di individui, di beni e di informazioni attraverso le reti infrastrutturali delle metropoli.

Sebbene possa sembrare un’analisi complicata, i risultati sono semplici relazioni tra le dimensioni della popolazione di una città e una serie di parametri urbani. Ad esempio: se i residenti di una città di 1 milione di persone hanno una media di 43 contatti sociali all’interno della stessa città, i residenti di una città di 10 milioni di persone dovrebbero avere una media di 63 contatti sociali.

Urban scaling e depressione: quale legame?

In che modo la teoria dello urban scaling può aiutarci a comprendere i tassi di depressione nelle grandi città? Da diversi anni gli studi in materia mettono in luce come il numero di contatti sociali sia fortemente associato al rischio di depressione: maggiore è il numero di persone con cui si interagisce, minore è il rischio di manifestare sintomi depressivi.

È importante notare che l’ambiente fisico della città dà forma a queste reti sociali: le infrastrutture facilitano la consegna di beni, servizi e informazioni, che contribuiscono a sostenere tutte le opportunità che le città hanno da offrire. Allo stesso tempo, queste reti infrastrutturali permettono alle persone di muoversi all’interno della città per accedere a queste opportunità.

Conclusione

Le città hanno storicamente una cattiva reputazione per quanto riguarda la salute mentale e fisica. Tuttavia, in un mondo in rapida urbanizzazione, la maggiore connettività sociale delle grandi città potrebbe avere un’influenza positiva sulla salute mentale degli abitanti.

Poiché ogni anno un numero sempre maggiore di persone vive nelle città, è importante riconoscere, misurare e interiorizzare il modo in cui i luoghi fisici che abitiamo – e le persone con cui condividiamo questi spazi – influenzano il nostro benessere in modi che potremmo non aspettarci.

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