expand_lessAPRI WIDGET

La gestione del trauma con la realtà virtuale

I risultati pubblicati sono incoraggianti verso l’uso della Realtà Virtuale e la sua applicazione clinica nel trattamento di esperienze traumatiche

Di Elisabetta Carbone

Pubblicato il 26 Mag. 2023

Gli eventi traumatici o fortemente stressanti possono portare ad una serie di disturbi: la Realtà Virtuale potrebbe essere la soluzione (e non è una novità).

 

 Come ben noto, traumi ed eventi fortemente stressanti possono portare alla formazione di una serie di disturbi, tra cui il disturbo d’adattamento, il disturbo acuto da stress e il disturbo da stress post-traumatico, conosciuto anche con l’acronimo PTSD (Post Traumatic Stress Disorder).

Questi disturbi hanno un’eziologia certa, ossia l’esposizione ad un trauma, come ad esempio morte e gravi lesioni, oppure fenomeni di indicibile violenza come guerre, aggressioni, torture, stupri, catastrofi naturali o attentati.

L’innesco della patologia

È importante considerare che non sempre le reazioni al trauma sono patologiche: lo diventano solo quando si reagisce con terrore e si vive una sensazione di impotenza tutte le volte che l’evento viene rivissuto per mezzo di ricordi (spesso intrusivi e ricorrenti), flashback o incubi. La conseguenza è ovviamente l’evitamento di tutti quegli stimoli che, sia implicitamente che esplicitamente, sono associati al trauma, una marcata attenuazione della reattività e riduzione dell’affettività, accompagnata da rabbia, aggressività, comportamenti a rischio (compreso l’uso di alcool e sostanze psicoattive), fino ad arrivare all’ideazione suicidaria.

Statisticamente l’esposizione ad eventi traumatici è un’esperienza abbastanza comune, con stime che oscillano tra il 37% ed il 93% della popolazione: quindi i sintomi del PTSD dovrebbero essere considerati come parte della normale reazione al trauma, visto che si verificano quasi universalmente a seguito di gravi sconvolgimenti. Ad esempio, nel 94% delle vittime di stupro sono soddisfatti i criteri sintomatici del PTSD nella prima settimana dopo l’aggressione, ma solo chi presenta un decorso cronico non mostra l’estinzione dei sintomi entro le 4 settimane successive. Si potrebbe dire quindi che il da stress disturbo post-traumatico sia la causa del fallimento del recupero, causato dalla mancata estinzione della paura a seguito dell’evento traumatico.

Sul versante psicologico, base del comportamento patologico, risiede l’idea che l’evento traumatizzante sia la prova del fatto che il mondo è un luogo sistematicamente pericoloso, insidioso e imprevedibile, e di conseguenza ci si ritiene incapaci e incompetenti nell’affrontarlo.

Quale approccio?

La terapia dell’esposizione graduale, ossia della desensibilizzazione sistematica, rappresenta il metodo più efficacemente documentato: il trattamento consiste nel racconto e nell’immaginazione dell’evento traumatico durante la seduta, in modo da rielaborare le emozioni ad esso associate. Ed è proprio nel setting che entra in gioco la Realtà Virtuale, la quale può offrire indubbiamente una soluzione più efficace per riportare l’esperienza, consentendo al paziente di riviverla in prima persona, rielaborando così la situazione all’origine del disturbo risperimentandola.

Il protocollo Virtual Vietnam

La dottoressa Barbara Olasov Rothbaum è una delle figure di maggior spicco nella ricerca e nello sviluppo di strumenti virtuali in affiancamento alla psicoterapia, ed è stata l’ideatrice, in collaborazione con la Georgia Tech, di una trilogia di studi sulla cura del PTSD in veterani americani del Vietnam, chiamato Virtual Vietnam. Il protocollo si basa su due distinti ambienti classici dell’iconografia bellica del Vietnam: il primo rappresenta scenari da un Huey Helicopter (Bell UH-1), mentre l’altro simula una giungla vietnamita, dove il ricercatore controlla i vari effetti visivi e uditivi (come esplosioni, urla, alternanza giorno/notte etc.). L’autrice conclude la sua pluriennale ricerca affermando che la terapia tramite Realtà Virtuale ha portato significativi risultati nella cura del disturbo su una popolazione particolarmente delicata come quella rappresentata dai reduci di guerra e che, per quanto fortemente immersiva, nessuno dei partecipanti ha subito scompensi durante l’esposizione, grazie alla possibilità di modularla secondo le personali esigenze.

Altre applicazioni

Più recentemente la Realtà Virtuale è stata utilizzata anche per trattare il PTSD derivante da altre esperienze traumatiche, come:

  • l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, grazie alla simulazione di quei tragici momenti;
  • gli atti di terrorismo in Israele, con la simulazione di bombe esplose su mezzi pubblici;
  • la guerra in Iraq e in Afghanistan, con la creazione di scenari diversificati ed affrontabili sia in situazioni di tranquillità che di guerra.

Gli scenari bellici sono stati analizzati da una rassegna di Rizzo e Shilling, che ha preso in considerazione soldati e veterani che hanno preso servizio nelle operazioni Enduring Freedom, Iraqi Freedom e New Dawn. Il punto di partenza è una metanalisi del 2001, che evidenziava come il 25-30% dei soldati soddisfaceva i criteri per il PTSD. Nel 2004 l’Institute for Creative Technologies (USC) ha sviluppato un prototipo di VRET con scenario virtuale iracheno e afghano consistente in 4 situazioni di Virtual Iraq/Afghanistan, divenuto clinicamente operativo nel periodo 2005-2007. Nel 2011, visti gli esiti promettenti di questo sistema, l’esercito americano ha finanziato lo sviluppo di una versione aggiornata, denominata Bravemind. I 4 ambienti originali sono stati ricostruiti e sono stati aggiunti 10 scenari (città dell’Iraq e dell’Afghanistan, un villaggio rurale afghano, una zona industriale, un posto di blocco stradale, aree residenziali, una base operativa montagnosa e un’area di accoglienza ospedaliera). Ogni scenario consente stimolazione visiva, audio 3D direzionale, stimoli tattili e olfattivi; il tutto erogato dal terapeuta per promuovere la modulazione dell’ansia necessaria all’esposizione per produrre apprendimento, elaborazione emotiva ed estinzione del disturbo.

I primi test clinici hanno prodotto risultati promettenti, ma gli esiti di studi non controllati sono difficili da generalizzare: di fatto, l’80% dei pazienti che ha completato il trattamento virtuale ha mostrato riduzioni sia statisticamente che clinicamente significative dei sintomi d’ansia e depressivi, nonché miglioramenti nella vita quotidiana. Dopo una media di 7 sessioni, il 45% non è più risultato positivo allo screening per PTSD ed il 62% è migliorato in modo generalizzato. Questi progressi sono stati mantenuti anche al follow-up di 3 mesi dopo il trattamento.

Trattamenti a confronto

Due studi sulla Realtà Virtuale su larga scala hanno esaminato l’aumento della componente tradizionale dell’esposizione con un trattamento psicosociale aggiuntivo e con un supplemento farmacologico.

 Nel 2017 Beidel ha combinato la Realtà Virtuale con la Trauma Management Therapy (TMT) all’interno di un programma intensivo giornaliero condotto in 3 settimane. La componente virtuale veniva somministrata ogni mattina e la Trauma Management Therapy di gruppo ogni pomeriggio, focalizzandosi sul reinserimento sociale, sulla gestione della rabbia, il problem-solving e la gestione della depressione. Tramite un campione di 102 pazienti (con un drop-out del 2%), Beidel ha riportato che il 66% non soddisfaceva più i criteri diagnostici per PTSD. Sebbene sia impossibile determinare gli effetti differenziali della Realtà Virtuale rispetto alle componenti psicosociali della Trauma Management Therapy, i risultati della combinazione di questi approcci si sono mostrati promettenti.

La Rothbaum ha confrontato gli effetti di 5 sessioni di terapia aumentata con D-cicloserina, alprazolam e placebo in uno studio con 156 veterani con PTSD. I sintomi del PTSD sono significativamente migliorati in tutte le condizioni al post-trattamento e ai follow-up a 3, 6 e 12 mesi, sebbene non vi fossero differenze nell’esito del trattamento tra le condizioni terapeutiche. La Realtà Virtuale ha migliorato le misure psicobiologiche (per esempio, reattività del cortisolo) a una scena rilevante per il trauma, fornendo un ulteriore supporto per l’efficacia di questa forma di trattamento che si serve del mondo virtuale.

Quindi, la tendenza generale dei risultati pubblicati è incoraggiante verso l’uso della Realtà Virtuale e la sua applicazione clinica come approccio efficace per fornire un trattamento basato sull’evidenza per il PTSD.

Lo stress nei civili

La terapia virtuale è stata utilizzata anche per facilitare il trattamento del disturbo post-traumatico da stress nella popolazione civile.

Ad esempio, molte migliaia di civili sopravvissuti all’attacco dell’11 settembre a New York al World Trade Center (WTC) sono stati ritenuti ad alto rischio nello sviluppare il PTSD.

È stato quindi sviluppato un WTC virtuale per il trattamento dei sopravvissuti, che espone gradatamente e sistematicamente all’attacco simulato: i risultati sono stati positivi, mostrando un significativo miglioramento sia statistico che clinico rispetto ai gruppi di controllo.

La Realtà Virtuale si è rivelata utile anche per i traumi da incidente stradale: anche in questo caso, il punto di forza è la possibilità di modulare l’ambiente, le condizioni atmosferiche ed il tipo di guida degli autisti: il paziente, seduto nell’abitacolo, è in grado di dirigere il mezzo nelle direzioni che desidera, proprio come se stesse fisicamente guidando. In questo modo può rivivere il trauma in prima persona, rielaborando la situazione all’origine del disagio potendola risperimentare sotto la guida di un terapeuta.

 

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Anoressia nervosa e realta virtuale nuove prospettive di trattamento
L’utilizzo della realtà virtuale nella cura dell’Anoressia Nervosa

L'uso della realtà virtuale sta ottenendo riscontri positivi nel trattamento di diversi disturbi, inclusi i disturbi alimentari come anoressia, bulimia, BED

ARTICOLI CORRELATI
Psicologia delle Emergenze: comprendere e affrontare le sfide psicologiche in situazioni di emergenza

La Psicologia delle Emergenze è un campo di studio e pratica dedicato all'analisi e all'intervento in casi di emergenza ed eventi traumatici

La psicologia dell’emergenza: il primo soccorso psicologico

Le evidenze empiriche supportano i risultati positivi del Primo Soccorso Psicologico in supporto a individui colpiti da traumi e crisi

WordPress Ads
cancel