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L’utilizzo della realtà virtuale nella cura dell’Anoressia Nervosa

L'uso della realtà virtuale sta ottenendo riscontri positivi nel trattamento di diversi disturbi, inclusi i disturbi alimentari come anoressia, bulimia, BED

Di Marianna Lucibello

Pubblicato il 26 Gen. 2023

Aggiornato il 05 Feb. 2024 11:47

Il Dottor Porras-Garcia e colleghi hanno condotto tre studi differenti (2020a; 2020b; 2021) sul potenziale coinvolgimento della realtà virtuale nel trattamento dell’anoressia nervosa.

 

Il trattamento dell’anoressia nervosa

 Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5; APA, 2013) definisce i disturbi alimentari come un’alterazione del benessere legato alla nutrizione oppure come comportamenti legati all’alimentazione che hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento di cibo, il che porta ad una compromissione significativa della salute fisica o del funzionamento psicosociale. Tra essi, il più antico è l’anoressia nervosa, ovvero il primo disturbo alimentare ad essere annoverato nella prima versione del DSM (1952).

Secondo le normative NICE (2020), il trattamento dell’anoressia nervosa deve includere la psicoeducazione, il monitoraggio del peso, della salute fisica e mentale, tenere in considerazione tutti i possibili fattori di rischio del disturbo, attuare un intervento multidisciplinare e coordinato e integrare in esso la famiglia del cliente in maniera appropriata.

Il trattamento maggiormente utilizzato è la CBT-ED (Eating Disorder focused Cognitive Behavioural Therapy). Tuttavia, con il progredire degli strumenti tecnologici, ha iniziato a crescere l’interesse verso interventi di esposizione attraverso la realtà virtuale. Nell’anoressia nervosa è stato osservato come le terapie basate sull’esposizione, come l’utilizzo di specchi, possano contribuire a migliorare i risultati della CBT. In quest’ottica, le procedure basate sulla realtà virtuale offrono numerose novità per fronteggiare le problematiche legate al corpo (Porras-Garcia et al., 2020). Infatti, negli ultimi 25 anni, la realtà virtuale ha offerto soluzioni innovative per trattare numerosi dei principali sintomi dei disturbi della nutrizione, tra cui il craving, i bias attenzionali e l’insoddisfazione corporea. A tal proposito, uno studio condotto da Riva e colleghi (2021) ha suggerito che alcune delle tecniche di realtà virtuale (come l’esposizione diretta e la reference frame shifting) forniscano un possibile vantaggio rispetto alla tradizionale CBT per la bulimia e il disturbo da alimentazione incontrollata. I risultati ottenuti dagli autori per i pazienti affetti da anoressia nervosa sull’utilizzo di tali tecniche, ne hanno anche confermato la natura trasversale.

Applicazione della realtà virtuale sulla sintomatologia dell’Anoressia Nervosa

Nonostante il riscontro positivo degli interventi con realtà virtuale e i numerosi studi condotti sul suo impiego, nella pratica clinica di routine non hanno ancora raggiunto un livello di utilizzo significativo, specialmente per il trattamento dei disturbi alimentari.

Ad ogni modo, il Dottor Porras-Garcia e colleghi hanno condotto tre studi differenti (2020a; 2020b; 2021) sul potenziale coinvolgimento di essa nel trattamento dell’anoressia nervosa.

Il primo studio, pubblicato nel 2020a, si è concentrato sulla validità della realtà virtuale nell’elicitare la paura di ingrassare, l’ansia per il proprio corpo e sui bias attenzionali legati a quest’ultimo. Lo studio ha coinvolto 43 donne sane in età universitaria, 30 pazienti donne affette da anoressia, 25 donne con bassa insoddisfazione corporea e 18 con alta insoddisfazione corporea. I soggetti sono stati sottoposti all’esposizione al proprio corpo e all’indice di massa corporea attraverso una silhouette virtuale. Secondariamente, è stata introdotta un’illusione corporea sulla silhouette virtuale utilizzando una stimolazione visuo-motoria e visuo-tattile. Successivamente sono state valutate le variabili elencate precedentemente. Gli autori hanno riscontrato che le pazienti affette da anoressia mostravano una paura di ingrassare, un’ansia per il proprio corpo e bias attenzionali più elevati rispetto ai controlli sani a seguito della stimolazione. I risultati ottenuti hanno permesso di ipotizzare che attraverso la realtà virtuale la gravità dei sintomi sopra elencati potrebbe diminuire, e ciò ha posto le basi per i successivi due studi.

 L’obiettivo del secondo studio, ovvero un case-report pubblicato nel 2020 (Porras-Garcia et al, 2020b), era quello di fornire delle evidenze preliminari sui potenziali benefici dell’esposizione corporea in realtà virtuale in una paziente con diagnosi di anoressia. Gli autori hanno valutato la paura di ingrassare, l’ansia per il proprio corpo, il desiderio di magrezza, i disturbi dell’immagine corporea, l’indice di massa corporea e i bias attenzionali legati al corpo in tre momenti differenti, ovvero prima e dopo l’intervento, e infine a distanza di cinque mesi (follow-up). Il trattamento è stato suddiviso in cinque sessioni di terapia di esposizione, le quali sono state integrate alla CBT; esse prevedevano un’esposizione sistematica e gerarchica della paziente ad una rappresentazione virtuale del proprio corpo, con l’indice di massa corporea dell’avatar che aumentava progressivamente nelle sessioni successive. Gli autori hanno evidenziato che a seguito dell’intervento la sintomatologia del disturbo aveva subito una considerevole riduzione; inoltre, è stato osservato un significativo mutamento dei bias attenzionali disfunzionali legati al corpo. Dopo cinque mesi, tutti i miglioramenti sono stati confermati ad eccezione della paura di ingrassare.

Infine, Porras-Garcia e colleghi hanno condotto un trial controllato randomizzato per osservare i benefici della realtà virtuale nella riduzione della paura di ingrassare e altri sintomi legati all’anoressia nervosa (2021). A differenza del secondo studio, sono stati reclutati 35 pazienti affetti dal disturbo, di cui 16 appartenenti al gruppo sperimentale e 19 al gruppo di controllo. Sono state valutate principalmente la paura di ingrassare e i disturbi legati all’immagine corporea prima e dopo l’intervento e tre mesi dopo. Come nello studio precedente, i partecipanti sono stati sottoposti a cinque sessioni di trattamento: il gruppo di controllo ha beneficiato esclusivamente della terapia da loro svolta abitualmente, mentre quello sperimentale ha integrato ad esso l’esposizione in realtà virtuale. A seguito dell’intervento e al follow-up sono state riscontrate considerevoli differenze tra i due gruppi: il gruppo sperimentale ha mostrato livelli significativamente più bassi sia nella paura di ingrassare che nei disturbi legati all’immagine corporea rispetto al gruppo di controllo.

Quali conclusioni si possono trarre

In conclusione, gli autori affermano come i presenti studi possano fornire nuovi spunti e risultati incoraggianti nell’ambito delle terapie basate sull’esposizione nel trattamento dell’Anoressia Nervosa. In particolare, la realtà virtuale potrebbe portare ad un avanzamento sia nella ricerca che nella pratica clinica per il trattamento del disturbo, fornendo strumenti innovativi nel supporto dei pazienti, di modo da migliorare attraverso il confronto con i propri timori, le proprie risposte emotive, cognitive e comportamentali.

 

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