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L’enigma del desiderio. Sesso, nostalgia e appartenenza (2023) di Galit Atlas – Recensione

"L'enigma del desiderio" esplora ciò che sappiamo e quanto ignoriamo a proposito di fantasmi e demoni concernenti la sessualità e i desideri carnali

Di Alberto Vito

Pubblicato il 12 Mag. 2023

Nel suo nuovo volume “L’enigma del desiderio” Galit Atlas pone al centro delle riflessioni la madre, in quanto è dal rapporto primario con lei, dalla sua costante presenza fisica, ma anche dalla sua inevitabile assenza, che derivano la sessualità e le forme del desiderio.

 

 Galit Atlas può essere definita, con un termine anglosassone nato in ambito sportivo e recentemente portato alla ribalta nel nostro paese, una “underdog”, una nata sfavorita che si tramuta in vincente.

Oggi pratica la psicoanalisi ed è un supervisore clinico a New York in uno studio privato, nella ricca Manhattan. È docente del programma di formazione post-dottorato in Psicoterapia e Psicoanalisi della New York University, nei corsi del National Training Programs e nel programma di formazione presso il National Institute for the Psychotherapies (NIP) di New York. Nel 2009, ha ricevuto il premio NADTA Research e l’Andrè Francois Research Award, fa parte del comitato editoriale di alcune riviste, collabora con il New York Times. Tiene numerose conferenze negli Stati Uniti e a livello internazionale. Recentemente è stata anche in Italia, presentando le sue opere a Genova, Torino e Milano.

Eppure la sua storia inizia in Medio Oriente quando, negli anni Cinquanta, i genitori, ancora bambini, e i nonni si trasferirono in Israele: il padre dall’Iran, la madre dalla Siria. Lei è nata a Tel Aviv nel 1971 e nei suoi libri descrive le difficoltà della sua famiglia a farsi accettare in una società dove i modelli culturali predominanti derivavano dall’Europa e chi proveniva dal mondo arabo veniva discriminato. La terra promessa immaginata come il luogo dove sentirsi al sicuro e accettati si rivelava anche un contesto dove occorreva rinunciare alla propria identità orientale per poter raggiungere ruoli di rilievo nella classe dirigente dello stato israeliano. Anche la psicologia e, ancor di più la psicoanalisi, erano professioni negate agli immigrati provenienti dagli stati arabi e solo con la sua generazione è avvenuto un graduale mutamento.

Nei suoi scritti, le tematiche affrontate più spesso riguardano il genere e la sessualità ed il suo contributo è riconosciuto proprio per il suo ripensamento del posto della sessualità e del desiderio nella teoria e nella pratica contemporanee.

L’altro suo libro recente, rivolto ad un pubblico più ampio, è “L’eredità emotiva” (2022), edito in Italia da Cortina, con cui ha vinto il Gradiva Award for Best Book 2022 (titolo originale “Emotional Inheritance: A Therapist, Her Patients and The Legacy of Trauma”), in cui intreccia le storie dei suoi pazienti, le proprie vicende personali e decenni di ricerca per provare a identificare i legami tra le nostre esperienze esistenziali  e “l’eredità emotiva” che tutti possediamo, esplorando le modalità psichiche attraverso cui gli accadimenti delle generazioni precedenti plasmano le nostre vite.

Invece, il titolo di questo volume, “L’enigma del desiderio”, è quello di un’opera di Salvador Dalí del 1929, il cui sottotitolo è: Mia madre, mia madre, mia madre. E proprio la madre è al centro delle riflessioni della Atlas, in quanto è dal rapporto primario con lei, dalla sua costante presenza fisica, ma anche dalla sua inevitabile assenza, che derivano la sessualità e le forme del desiderio.

Con lo stile letterario che ha contribuito al suo successo, esplora, dalla sua visuale di psicoanalista e facendo ampio ricorso ad esempi clinici, ciò che sappiamo e quanto ignoriamo a proposito di fantasmi e demoni, concernenti la sessualità e i desideri carnali. Concentrandosi sui livelli di comunicazione che si attivano nei contesti più intimi, prende in esame gli aspetti complessi di svariati ambiti: desideri insoddisfatti, desiderio femminile, inibizione sessuale, gravidanza, genitorialità e creatività. All’inizio di ogni capitolo, la narrazione di racconti terapeutici (l’autrice preferisce questa definizione a quella di “caso” clinico) esemplifica i desideri del paziente e quelli dell’analista, lasciando scorgere i modi in cui questi emergono e interagiscono nel dialogo. Ma non mancano suggestioni provenienti dai suoi ricordi d’infanzia e dalla sua vita privata.

 Dal punto di vista teorico, in questo libro presenta una riflessione sull’integrazione di ciò che ella definisce enigmatico e pragmatico, categorie che superano le opposizioni binarie tradizionali quali conosciuto-sconosciuto, interno-esterno, visibile-invisibile, maschile-femminile. Gli elementi pragmatici della soggettività e dell’intersoggettività sono razionali, logici, funzionali, definibili, pratici, realistici ed essenziali. Possono essere anche complessi, verbali e non verbali, ma in ogni caso si prestano ad essere osservati, misurati e valutati. Al contrario, gli aspetti enigmatici della soggettività e dell’intersoggettività sono complessi e ambigui, molto più difficili da conoscere e comprendere, complicati da identificare o definire. Essi sfuggono all’osservazione, misteriosi, oscuri, polisemici. Le dimensioni dell’enigmatico e del pragmatico non vanno considerate opposte, in quanto sono necessarie e complementari l’uno rispetto all’altro, mentre il compito della psicoanalisi consiste proprio nello studiarle entrambe, senza ridurne nessuna. Vi sono aspetti della nostra esistenza che possiamo vedere e verbalizzare, altri che possiamo soltanto percepire o sperimentare, ascoltando quello che non viene detto.

Altra questione teorica, Atlas contesta l’ordine gerarchico delle fasi edipica e pre-edipica, mettendo in discussione l’assunto psicoanalitico classico secondo cui quella edipica sarebbe la fase più evoluta, su cui poggia la sessualità. Secondo la sua proposta, la diade madre-bambino non va vista come disorganizzata o primitiva, ma è sin dall’inizio complessa e sofisticata, possedendo dinamiche, linguaggi e desideri propri. La confusione nasce perché il suo linguaggio è diverso dal linguaggio verbale strutturato, proprio della fase edipica, definito il linguaggio della prosa. Si tratta, invece, di  una lingua in cui le affermazioni non sono tanto importanti quanto le pause e i respiri: un linguaggio di musica e di spazi vuoti, enigmatico e pragmatico. Gli elementi pragmatici sono basati sull’interazione sensoriale multimodale tra la madre e il bambino: si toccano e si guardano, con elementi visivi, vocali, di ritmo e così via. Al contrario l’enigmatico, come la poesia, non è mai completamente percepibile e ogni tentativo di descriverlo ne altera inesorabilmente l’essenza.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Atlas Galit (2023), L’enigma del desiderio. Sesso, nostalgia e appartenenza, Cortina Editore, Milano, pp. 224.
  • Atlas Galit (2022), L’eredità emotiva. Una terapeuta, i suoi pazienti e il retaggio del trauma, Cortina Editore, Milano, pp. 270.
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