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L’ingannevole paura di non essere all’altezza (2020) di Roberta Milanese – Recensione

Il libro "L'ingannevole paura di non essere all'altezza" racconta le specificità di questo timore e l'intervento attraverso la terapia strategica breve

Di Annalisa Balestrieri

Pubblicato il 26 Apr. 2023

Roberta Milanese descrive l’utilizzo della psicoterapia breve strategica in soccorso all’autostima nel suo libro dal titolo “L’ingannevole paura di non essere all’altezza”.

 

 La terapia strategica breve non si occupa della ricerca delle cause dei problemi vissuti nel passato, che nessuno ha il potere di cambiare, ma si focalizza sull’introdurre cambiamenti nel presente. Quindi non sul perché c’è un problema, ma su come funziona il problema. Utilizza cicli di psicoterapia di durata contenuta, con una cadenza ottimale di una seduta ogni 15 giorni.

La paura di non essere all’altezza

È in costante aumento il numero di persone con la sensazione di non essere all’altezza, e questo può riferirsi a tutti gli ambiti della vita: dall’estetica, all’intelligenza, alla simpatia, alla cultura, fino a generalizzarsi e diventare un sentirsi inferiore agli altri in tutto.

In molti casi quello che si teme di più è il non essere all’altezza delle aspettative degli altri. Ci si sente come in vetrina, sottoposti ad un continuo giudizio che non si riesce a sostenere. La realtà è che molto spesso il nostro giudice più severo siamo proprio noi stessi, e la sensazione di inadeguatezza che percepiamo è del tutto infondata.

La capacità di valutare noi stessi è fortemente influenzata dalle nostre modalità percettive, ossia dagli autoinganni su chi siamo in relazione agli altri e al mondo. Il nostro accesso alla realtà non è mai diretto, ma è mediato dai nostri processi percettivi, emotivi e cognitivi.

John Weakland, uno dei grandi maestri della psicoterapia breve strategica, parla di “psicotrappole”, sostenendo che la maggior parte dei problemi che portano a patologie sono riconducibili alla tendenza di sopravvalutare o sottovalutare noi stessi, gli altri o la realtà. Una persona che teme il giudizio, ad esempio, può sopravvalutare la minima critica ricevuta e trasformarla in provocazione a cui reagirà con aggressività. All’opposto, una persona eccessivamente ben disposta avrà difficoltà a cogliere i segnali di pericolo anche di fronte a persone palesemente inaffidabili.

 Quando non ci si sente adeguati, la domanda da porsi è quale metro di valutazione si sta utilizzando. Possiamo distinguere due grandi categorie: coloro che delegano questa decisione ad un giudice interno e coloro che invece proiettano il loro giudice all’esterno, in persone specifiche o nel mondo in generale.

C’è chi teme maggiormente il giudizio di chi considera superiore a sé, ad esempio sul posto di lavoro, ma non teme il giudizio di colleghi e amici. Chi teme il giudizio di chi conosce e chi degli sconosciuti, fino a chi estende questo timore a tutti i campi.

Anche le cause dei presunti giudizi negativi variano: c’è chi teme giudizi negativi da un punto di vista intellettuale, chi estetico, chi di personalità.

Secondo l’approccio strategico, in tutti questi casi il rapporto tra sé e gli altri risulta in qualche misura compromesso.

La paura di esporsi

Essere impopolari fa paura, per farsi apprezzare si cade sovente nell’errore di essere sempre molto, troppo, attenti alle esigenze degli altri, con la speranza di ottenere in cambio le stesse attenzioni. Questo spesso non si realizza causando amarezza e irritazione. Da qui il desiderio di disinvestire da certi rapporti ma senza riuscirci mai completamente per paura di deludere l’altro. E qualora si dovesse riuscire a chiudere un rapporto troppo sbilanciato tra quello che si dà e quello che si riceve, per alcune persone il rischio è di replicarlo secondo un copione che finisce per intrappolare nuovamente. In realtà è solo un’illusione quella di pensare che tanta dedizione porti al successo della relazione.

Il passato è passato

Nel libro di Milanese L’ingannevole paura di non essere all’altezza” si evidenzia che se non è naturalmente possibile tornare indietro e correggere il passato, allora possiamo solo intervenire su quello che quel passato ha prodotto nel presente. Inoltre spesso quello che ha originato la causa del problema nel passato, non persiste più nel presente, ma rimangono solo le sue conseguenze.

Oltre alla parte teorica il libro riporta una serie di esperienze di terapie brevi, con pazienti che presentano diverse delle problematiche legate ad una scarsa autostima, esempi pratici che danno al lettore la possibilità di seguire in che modo è stata affrontata la situazione e come il paziente è riuscito, nel breve tempo previsto da questo tipo di terapia, a superare il blocco che frenava la sua fiducia in sé.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Milanese, R. (2020), L'ingannevole paura di non essere all'altezza, Milano, Ponte Alle Grazie
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