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Una nuova terapia per il disturbo schizotipico di personalità

L'Evolutionary Systems Therapy for Schizotypy (ESTS) è un nuovo promettente modello per il trattamento del disturbo schizotipico di personalità

Di Simone Cheli

Pubblicato il 04 Apr. 2023

Negli ultimi anni è stata sviluppata una terapia specifica per il disturbo schizotipico di personalità. Un nuovo trial clinico riporta risultati assai promettenti.

Caratteristiche del disturbo schizotipico

 La schizotipia rappresenta un’organizzazione di personalità che spazierebbe da stati adattivi, associati in alcuni casi ad elevata creatività, a condizioni psicopatologiche gravi. Tra queste ultime troviamo il disturbo schizotipico di personalità (DSP) come il disturbo forse più rappresentativo. Una cosa che mi ha sempre colpito di questo ambito della psicopatologia è il paradosso per cui esistono migliaia di articoli teorici e sperimentali e nessuna best practice per il trattamento.

Tale paradosso è oltremodo esasperato dalle stime sulla prevalenza: circa il 10% della popolazione generale riporterebbe tratti schizotipici e il 4.6% soddisferebbe una diagnosi di disturbo schizotipico di personalità. Al contempo la più recente meta-analisi pubblicata sui trattamenti esistenti individua solo tre interventi psicosociali per il disturbo schizotipico di personalità: due studi su casi singoli con pazienti con diverse comorbilità ed un trial danese in cui si è testata l’utilità di un piano di trattamento psichiatrico nel prevenire esordi psicotici (Kirchner et al., 2018).

In breve, non esistono linee guida per prevenire o trattare le più comuni manifestazioni cliniche di tratti presenti in circa una persona su dieci. Da qui nasce l’idea maturata in Tages Onlus e Centri Clinici Tages di sviluppare un intervento auspicabilmente efficace per questo 10%.

Grazie alla collaborazione con Centro TMI (Giancarlo Dimaggio), Compassionate Mind Italia (Nicola Petrocchi), Università Guglielmo Marconi (Francesco Mancini) e Academic College of Tel Aviv (Gil Goldzweig) abbiamo iniziato a formulare e testare delle ipotesi su quali meccanismi dovessero essere i target dell’intervento e quale format psicoterapeutico fosse più efficace.

Due cases series hanno suggerito come la compromissione delle funzioni metacognitive fosse centrale nel disturbo schizotipico di personalità, coerentemente con la visione di questo disturbo come a mezzo tra i disturbi di personalità e le psicosi, ovvero ambiti in cui la metacognizione è noto che svolga un ruolo centrale (Cheli, Lysaker, Dimaggio, 2019; Cheli, 2020). Due successive cases series hanno inoltre evidenziato la centralità della compassione, intesa come capacità di comprendere e fronteggiare la propria e altrui sofferenza (Cheli, Cavalletti, Petrocchi, 2020; Cheli, Petrocchi, Cavalletti, 2021). Infine due studi su ampi campioni, uno pubblicato (Cheli et al., 2020) e uno in revisione, hanno mostrato come metacognizione e compassione aiutino a predire l’insorgenza di psicopatologia in chi mostra tratti schizotipici.

L’Evolutionary Systems Therapy for Schizotypy

È stato quindi pubblicato un articolo in cui si è formulato il modello teorico e di concettualizzazione del caso alla base del nuovo protocollo di terapia, denominato Evolutionary Systems Therapy for Schizotypy (ESTS; Cheli, 2023). L’idea di fondo è che il disturbo schizotipico di personalità rappresenterebbe il fallimento nella socializzazione di una personalità caratterizzata da elevata apertura all’esperienza e introversione. In ottica evoluzionistica questa organizzazione di personalità non sarebbe né sana né patologica, ma esporrebbe ad una specifica vulnerabilità appunto schizotipica. La compromissione delle capacità metacognitive e di compassione fungerebbe da fattore centrale nell’insorgenza e nel mantenimento del disturbo.

 Il trattamento integra dunque una concettualizzazione condivisa del caso su base cognitiva ed evoluzionistica (modulo 1), interventi basati su approcci metacognitivi e Compassion Focused Therapy per lavorare sull’esperienza personale e interpersonale (modulo 2 e 3), nonché una fase conclusiva di consolidamento dei cambiamenti e di prevenzione delle ricadute (modulo 4).

Circa due anni fa abbiamo registrato un randomized controlled trial per testare l’efficacia di questo nuovo modello di terapia (ESTS) e confrontarlo con un good psychiatric management composto da terapia cognitiva per i disturbi di personalità per come manualizzata da Beck e colleghi (Beck, Davis, Freeman, 2015) e da una farmacoterapia psichiatrica. I risultati sono incoraggianti, per quanto lo studio sia solo pilota vista la limitata numerosità del campione (N=24).

In sintesi, l’outcome primario (riduzione della patologia di personalità lungo 9 misurazioni) ha confermato la non-inferiorità della ESTS rispetto al gruppo di controllo. In alcuni slot temporali (primi mesi e folow-up) si è addirittura evidenziata una riduzione maggiore nel gruppo sperimentale. Gli outcome secondari (sintomatologia generale e metacognizione) hanno mostrato invece una superiorità della ESTS con effect size elevati (eta>.50).

Sono sicuramente necessari nuovi studi per superare i vari limiti di questo primo trial (un secondo trial è già in fase di registrazione), ma incoraggia vedere come nel gruppo di soggetti trattati con ESTS i tassi di remissione erano al 75% e quelli di drop-out inferiori al 10%.

 

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