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Il dispositivo interno (2022) di Giampaolo Salvatore – Recensione

'Il dispositivo interno' si snoda tra ricordi intrisi di sensorialità ed emozioni, una pellicola mentale che si può visitare tra le righe a diverse velocità

Di Chiara Bacile, Omar Bellanova

Pubblicato il 03 Apr. 2023

Giampaolo Salvatore, psichiatra e psicoterapeuta, nel libro “Il dispositivo interno”, con una maestria disarmante ci conduce in un bellissimo viaggio nella mente.

 

 Cosa accade nel mondo interno di una persona quando vive una sofferenza? Che cosa la ostacola impedendole di trovare una via di uscita? Come può manifestarsi nella sua mente tutto questo attraverso emozioni, pensieri e percezioni sul mondo, quando se stesso e l’altro appaiono sempre legati da dinamiche relazionali opache e confuse? Cosa alimenta fino al tracollo una sofferenza che, mimetizzata da falsa realtà, come un meccanismo interno, pilota inesorabile l’esistenza rendendo qualcuno incapace di affrontarla? Che cosa può, invece, portare fuori da una realtà oscura una mente che non riesce a far fronte alle difficoltà della vita? È così che appare Alfonso, il protagonista del romanzo “Il dispositivo Interno” circondato da sabbie mobili inesorabili mentre tutta la bellezza che lo circonda si sporca fino ad essere percepita come il suo peggior incubo. Normalmente cercheremmo queste risposte su un manuale di psicoterapia, ma permettetemi, trovarle in un romanzo e viverle pagina per pagina accanto al protagonista non è un’occasione che si può incontrare con estrema facilità.

Giampaolo Salvatore, psichiatra e psicoterapeuta, la cui notorietà non necessita di essere sottolineata, con una maestria disarmante ci conduce in un bellissimo viaggio nella mente. Con un’impronta di verismo moderno, l’autore dà vita a una miscela narrativa composta da un personale e intenso modo di disegnare con le parole una realtà complessa e sofisticata che risiede dietro alla sofferenza di ognuno di noi. Lo fa unendo a tutto una profonda sensibilità e genuina ironia in grado di tenere il lettore in un equilibrio emotivo fatto di risate e momenti di commozione, mentre viene immerso pagina per pagina nella vita di Alfonso, agente letterario insicuro, ritirato, ipocondriaco e divorato dalla gelosia per la sua compagna Irene.

Una delle bellezze del romanzo sta nel fatto che il protagonista, tutto sommato, potrebbe essere una persona ordinaria, osservandolo dall’esterno, Alfonso, potremmo percepirlo come un po’ ripiegato su se stesso, introverso, mentre lascia spazio all’esuberanza degli altri nelle relazioni con i suoi amici. Una di quelle persone che invece nella propria realtà interna, nell’intimo tormentato, cerca con forza la propria direzione attaccandosi con ostinatezza a tutto ciò che è in grado di conferirgli energia, ma che poi, alla fine, finisce sempre per rovinare tutto perdendo il controllo della propria emotività.

La storia si snoda tra ricordi, intrisi di sensorialità ed emozioni, che costruiscono una pellicola mentale che tra le righe è possibile visitare a diverse velocità. Personalmente ho letto e riletto alcuni passaggi assaporandone l’intensità e fermandomi a riflettere più e più volte.

Durante la lettura è possibile infatti percorrere le scene descritte con una sinestesia emotiva così intensa da far percepire la sensazione di essere presenti nella scena facendo un’altalena costante dentro e fuori la mente di Alfonso. Le righe costituiscono uno spazio fisico che si disegna nell’immaginazione del lettore che può comodamente passeggiare tra i fotogrammi tridimensionali della narrazione, muovendosi con libertà tra varie angolazioni e punti di vista, cosa che non sempre accade in un romanzo.

 Giampaolo Salvatore ci conduce davanti una realtà specifica, entrando nella prospettiva di chi sta soffrendo e fatica a vedere una via d’uscita. La modalità con cui ci riesce è quella di chi sa davvero ascoltare ed entrare in contatto con quel tipo di malessere, quello che può dirottare la bussola della vita. L’effetto è proprio questo, in certi passaggi è come se Alfonso fosse plasmato di vetro così da permettere al lettore di osservare il suo inconscio con tutti i suoi ingranaggi stridenti in tempo reale all’interno dell’azione. Alfonso viene amato e odiato. Fa provare rabbia e sentimenti di tenerezza. Ci tiene con il fiato sospeso mentre vive con difficoltà la sua vita, una storia ordinaria fatta di prove e paure che tutti noi potremmo conoscere, come quello della malattia di un caro amico, Oreste.

La narrazione degli stati interni è epurata dal giudizio, infatti Giampaolo Salvatore ci ricorda, attraverso la storia di Alfonso, di quanto sia fondamentale non affrettarsi a giudicare per comprendere fino in fondo qualcuno. Ci fa percepire come, per poter entrare in contatto con un mondo interno di sofferenza, ci si avvicina gradualmente con rispetto e disciplina interiore, come quella della figura del terapeuta, ma ora lascio a voi la curiosità di approfondire questo personaggio.

Questo libro è una guida nel tormento, raccontato con chiarezza, polso fermo e assenza di filtri, che ci aiuta a capire che è possibile entrare nella sofferenza con rispetto e senza timore.

 

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SCRITTO DA
Omar Bellanova
Omar Bellanova

Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Salvatore, G. (2022). Il dispositivo interno. Altrimedia Edizioni.
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