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Ti piace questa canzone? Bastano 5 secondi per deciderlo

La New York University ha condotto una ricerca che dimostra come possono bastare 5 secondi per farci esprimere una valutazione su una canzone

Di Annalisa Balestrieri

Pubblicato il 13 Apr. 2023

Mi è capitato di partecipare ad una riunione con il direttore e fondatore di un’importante agenzia di comunicazione di musica e spettacolo.

 Motivo dell’incontro era la scelta del pezzo trainante di un nuovo album in uscita, quello che sarebbe diventato il primo singolo, sul quale impostare il lancio, realizzare il primo video e tutta la promozione collegata. Da profana mi aspettavo di assistere ad un attento ascolto di tutto il materiale a disposizione a cui avrebbe fatto seguito un confronto sulle impressioni che ciascuno ne aveva ricavato.

Sbagliato.

La selezione

La procedura consisteva in questo: una prima selezione veniva fatta sui titoli e su quelle che si ritenevano essere le aspettative dei contenuti che questi generavano. Da qui si facevano partire le prime note della canzone, non più di pochi secondi, e si passava al pezzo successivo. Stesso copione. Pochi minuti e la scelta del brano trainante è fatta. A dispetto delle ore necessarie ad un artista per confezionare ogni singolo pezzo.

Ma per quanto il metodo possa sembrare discutibile, la persona in questione sapeva il fatto suo e questo mi portava a credere che l’esperienza gli desse ragione.

Partiamo da questa introduzione per dire che quello che ci fa decidere se una canzone ci piace oppure no ha poco a che vedere con l’aspetto artistico mentre risente in modo notevole della nostra parte emotiva, della nostra personalità, dello stato d’animo con cui ci avviciniamo all’ascolto, in una parola delle aspettative che abbiamo verso quello che stiamo ascoltando.

Uno studio recente

Per aiutarci a capire meglio come funziona questo processo, il dipartimento di psicologia della New York University degli Stati Uniti ha condotto una ricerca che dimostra come possono bastare 5 secondi per farci esprimere una valutazione su una canzone. Una valutazione ragionevole, che trova conferma anche in ascolti successivi e più prolungati.

Lo studio è stato condotto dal professor Pascal Wallisch, neuropsichiatra, che ha svolto il suo esperimento utilizzando un campione diversificato di circa 650 studenti universitari residenti della zona di New York City.

L’intento della ricerca era di esplorare se le valutazioni di preferenza e familiarità in risposta all’ascolto di estratti di una canzone sono predittive di queste valutazioni anche in risposta all’ascolto di intere canzoni.

È stato scoperto che le risposte agli estratti sono fortemente predittive del gradimento e della cognizione dell’intera canzone, con solo effetti minori di durata e posizione all’interno della canzone.

Ma vediamo come è stata impostata la ricerca.

Come si è svolta la ricerca

Come abbiamo detto, il campione era composto da studenti universitari della New York University e residenti nell’area metropolitana di New York City (con una fascia di età compresa tra i 17 e gli 87 anni) per un totale di 643 individui.

Ai partecipanti sono state fatte ascoltare 260 canzoni complete e estratti di queste canzoni della durata di 5, 10 o 15 secondi.

I ricercatori hanno anche variato le parti delle canzoni che sono state estratte, utilizzando intro, outro, coro e versi.

Anche i generi musicali variavano, includendo canzoni popolari presenti nelle classifiche musicali di Billboard degli ultimi 80 anni e musica di una vasta gamma di generi, come classica, country, jazz, hip-hop, rock, elettronica e R&B/ soul.

Nell’esperimento, ai partecipanti è stato chiesto di valutare quanto gli piacesse una particolare canzone o clip (in base a una scala di valutazione che andava dal “non la sopporto” a “la adoro”) e di valutare la loro familiarità con essa in risposta alla domanda: “Quante volte avete già sentito questo brano prima?”.

Risultati

Nel complesso, i risultati hanno mostrato che le preferenze dei partecipanti erano allineate sia che l’ascolto comprendesse l’intera canzone sia che comprendesse solo una clip e, in particolare, la lunghezza delle clip non ha fatto alcuna differenza nelle valutazioni degli ascoltatori, così come la parte della canzone da cui era tratta.

“Nel corso di qualsiasi canzone, le proprietà acustiche cambiano drasticamente, ma questo non sembra importare molto agli ascoltatori”, dice Pascal Wallisch.

Alcune considerazioni

 I ricercatori hanno considerato la possibilità che l’ordine di ascolto potrebbe aver influenzato i risultati: la correlazione per la preferenza della canzone era più alta quando la canzone completa è stata sentita prima dell’estratto che quando la canzone completa lo ha seguito. Ma, scrivono gli autori, una correlazione tra la preferenza per un brano e quella per un’intera canzone era molto forte, anche se l’estratto veniva ascoltato per primo. Quindi questa variabile sembra non incidere sui risultati della ricerca.

Gli stessi autori aggiungono che il riconoscimento e la familiarità di una canzone può aver avuto un certo impatto sulle preferenze espresse ma sono arrivati alla conclusione che mentre “le clip non riconosciute che sono state presentate prima della canzone erano meno predittive della valutazione della preferenza della canzone,” tali clip sono “ancora molto più predittive di quanto ci si aspetterebbe su base casuale”. Pertanto anche questo elemento non viene considerato tale da influire sui risultati che si sono evidenziati.

Se ne deduce che sappiamo se ci piace una canzone dopo averne ascoltato anche solo pochi secondi.

Conclusioni

In effetti, è possibile che ciò che guida le valutazioni delle preferenze non siano le proprietà acustiche della canzone in sé, ma l’intero contesto e le associazioni che sono state codificate quando si incontrava per la prima volta la canzone prima dell’esperimento. Se così fosse, potremmo prevedere che un tale effetto aumenterebbe la correlazione tra le clip e le valutazioni delle preferenze dei brani, poiché questi ricordi potrebbero essere utilizzati per valutare la clip, coerentemente con la canzone incontrata in precedenza. Pertanto, questa correlazione dovrebbe essere maggiore per le clip in cui i partecipanti riconoscono la canzone rispetto a quelle in cui non lo riconoscono.

“Questa scoperta potrebbe avere implicazioni di ampio respiro per la nostra comprensione di quali proprietà delle canzoni evocano certe emozioni negli ascoltatori”, osserva Wallisch, “Il fatto che un piccolo estratto sia sufficiente a dirci se la canzone ci piace o meno, suggerisce che rispondiamo più all’atmosfera generale che una canzone ci porta piuttosto che alle sue note musicali di per sé”.

Il presente studio è stato pubblicato sul numero di febbraio 2023 di Music Perception, edito dalla University of California Press. Per le informazioni contenute in questo articolo si ringrazia James Devitt della New York University Press.

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