L’autore presenta le più recenti teorie delle emozioni e dei sistemi motivazionali connessi alla formazione del valore di sé, che considera come un sistema che si crea dalla convergenza di tre assi: potere, autonomia e sicurezza.
Paolo Rigliano, psichiatra e psicoterapeuta, autore di noti volumi sui trattamenti delle dipendenze (come “Doppia diagnosi. Tra tossicodipendenza e psicopatologia”, Raffaello Cortina, 2015), sull’omosessualità e sull’identità sessuale (come “Amori senza scandalo. Cosa vuol dire essere lesbica e gay”, Feltrinelli, 2006), oggi ci presenta un’innovativa e sofisticata riflessione con il libro “Il valore di sé. Autostima e sofferenza mentale”.
L’originalità della proposta risiede nell’inversione dei termini di osservazione dei processi di autostima rispetto a quelli della valorizzazione del Sé, identificata come il nucleo fondamentale del benessere psicologico della persona. Distinguendo in modo netto i due concetti, l’autore si discosta dall’interpretazione dominante dell’autostima che la identifica con il valore di sé.
L’autore presenta le più recenti teorie delle emozioni e dei sistemi motivazionali connessi alla formazione del valore di sé, che considera come un sistema che si crea dalla convergenza di tre assi: potere, autonomia e sicurezza. Esso è definito come una struttura che costituisce “il fondamento emozionale e corporeo dell’essere di ogni persona”, una struttura che è tutt’uno con l’intero suo organismo –ovvero il CorpoMente. L’autostima, invece, è vista come l’insieme di processi autoriflessivi che la persona compie sul valore di sé –essi sono posti all’apice del Sé, sovraordinati rispetto a tutti gli altri suoi nuclei. Ponendo il sistema del valore di sé come matrice/base dell’intero Sé e l’autostima come suo vertice, Rigliano vuole proporre un modello dell’autostima all’interno di uno schema del Sé, delineato in modo puntuale e sintetico per essere utilizzato in modo agevole nel lavoro clinico.
Entro questo modello complessivo prende corpo la relazione “dialettica” tra valore di sé e autostima, posti su piani differenti e gerarchicamente ordinati. Il primo, appunto, visto come un nucleo fondante e identitario, mentre l’autostima è un processo autoriflessivo correlato al valore e a tutti gli altri nuclei del Sé, una sorta di vertice di supervisione dell’equilibrio, dell’adeguatezza e della legittimità del valore e dei suoi rapporti con gli altri nuclei e con il mondo esterno, con l’obiettivo di tutelare e preservare il fondamento organismico CorpoMente da ogni attacco e menomazione, che causerebbero un lesione grave del Sé. L’autore ritiene, infatti, che tutte le persone abbiano la necessità vitale di mantenere in equilibrio e in sicurezza la conformazione del valore di sé: questo è appunto lo scopo e la funzione del lavoro autoriflessivo realizzato dai processi di autostima, situati al vertice del Sé.
Tale modello dell’autostima e del valore di sé consente una più ampia e profonda comprensione dei fenomeni psicopatologici, anche di quelli più gravi e devastanti, in cui il valore di sé è leso e i processi di autostima non riescono a convergere verso un equilibrio sia interno che esterno al soggetto, per cui le difese sane falliscono e prevalgono quelle patologiche, responsabili dell’estrema sofferenza e delle alterazioni psicopatologiche.
Infatti, quando il valore di sé viene attaccato, oppure viene leso in qualunque modo uno dei tre assi che lo costituiscono (potere, autonomia e sicurezza), tutto il Sé ne subisce delle lesioni drammatiche: secondo l’autore questo è uno dei traumi più rilevanti che la persona può subire. Descritte con metafore suggestive (per esempio, ustioni, fratture, menomazioni, paralisi), tali lesioni possono essere considerate l’esito di processi invalidanti, conflittuali, traumatizzanti o bloccanti o di scelte e lotte inefficaci per porre di nuovo in equilibrio il valore di sé.
Le diverse costellazioni di lesioni si sviluppano in gradi e qualità diverse (moderate, serie, gravi o gravissime) provocando disvalore e disistima oppure sovrastima patologica, fino ad arrivare alle lesioni più gravi che minacciano di disorganizzazione e annichilimento l’intera vita psichica del soggetto, come si verifica nelle condizioni di sofferenza psicotica.
Il volume rappresenta dunque una proposta innovativa che offre contemporaneamente:
- una visione d’insieme, attraverso una mappa sintetica a sfondo sistemico-evolutivo del concetto di valore di sé e di autostima;
- un’ipotesi di modello psicopatologico comprensivo, che pone il disvalore e la disistima di sé come matrice primaria della psicopatologia, con un approccio peculiare all’analisi dei significati del dolore mentale e alle escalation sui vari piani, a partire dalla dialettica tra costellazioni emotivo-cognitive e alterazioni neurobiologiche che sostanziano le specifiche forme di sofferenza mentale;
- una riflessione sul senso della sofferenza mentale all’interno della storia del soggetto e dei significati da lui attribuiti al suo essere-con-gli-altri.
L’autore accompagna costantemente il lettore in una riflessione teorica sui diversi paradigmi e modelli collegati a questi concetti, proponendo interessanti approfondimenti bibliografici e scientifici, osservazioni e valutazioni cliniche e terapeutiche. Una lettura che appassiona il lettore in un intreccio di teoria, analisi di casi clinici, interpretazioni e valutazioni diagnostiche, con un modello innovativo della struttura del Sé e della formazione dei più severi quadri psicopatologici e del lavoro psicoterapeutico.