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Senza respiro (2022) di David Quammen – Recensione

Il volume recente “Senza respiro” è dedicato al Covid-19 e alla susseguente febbrile ricerca scientifica avvenuta in questi ultimi anni

Di Alberto Vito

Pubblicato il 08 Feb. 2023

Il libro “Senza respiro”, edito da Adelphi poche settimane prima delle festività natalizie con perfetta scelta di tempo editoriale, è fortemente raccomandato a chi desidera approfondire le proprie conoscenze in tema di Covid, per comprendere come funziona l’evoluzione della produzione scientifica.

 

 Il volume è consigliato a scettici, perplessi, critici e increduli, purché siano disposti a sgombrare la mente dai pregiudizi che, come diceva Luciano Bianciardi, sono solo “bugie travestite”.

L’autore è il giornalista americano David Quammen, già artefice di alcuni successi editoriali, molto apprezzato sia per il suo stile di scrittura, chiaro ed avvincente, sia per la serietà e l’approfondimento con cui affronta gli argomenti a cui sceglie di dedicarsi. Infatti, alcune delle sue opere precedenti sono state tra i libri di saggistica degli ultimi decenni più venduti in diversi continenti. In “Spillover” (nella nostra lingua: “Salto di specie”), ha descritto la nascita e la diffusione dell’Aids, il cui virus sarebbe comparso nell’uomo in Camerun nel 1908 e, sia in questo che in altri volumi precedenti, aveva messo in guardia in merito ad una possibile pandemia, come poi è drammaticamente avvenuto. Quammen, tuttavia, non è un predittore di catastrofi ma uno studioso attento, a cui va riconosciuto il merito di andare a ricercare le opinioni degli scienziati più bravi, che talvolta non sono necessariamente i più noti o i più importanti dal punto di vista accademico. Non a caso, negli anni, ha condotto ricerche in loco e affiancato scienziati in Congo, in Australia e, infine, nei mercati alimentari presenti nei grandi agglomerati urbani in Cina. Come lasciava intuire il titolo dell’opera, la sua tesi era che il pericolo sarebbe potuto giungere da virus già presenti da molto tempo tra gli animali e che, con un possibile salto di specie, avrebbero potuto prima o poi colpire tutta l’umanità. Ammoniva che era sbagliato ricercarne l’origine come extraterrestre o, ancor peggio, nel nulla.

Il volume recente “Senza respiro” è dedicato al Covid-19 e alla susseguente febbrile ricerca scientifica avvenuta in questi ultimi due anni. Il primo capitolo inizia dalla ormai fatidica data del 19 dicembre 2019 allorquando dalla città di Wuhan (la settima più grande della Cina, con circa 11 milioni di abitanti) un giovane oftalmologo comunica mediante scambi via chat con alcuni colleghi del suo stesso ospedale di aver notato i primi casi sospetti. La lettura prosegue seguendo la diffusione della notizia, inizialmente in un ambito ristretto della comunità scientifica, e racconta come immediatamente alcuni infettivologi in diverse parti del mondo abbiano compreso i rischi che potevano coinvolgere tutto il pianeta e abbiano incrementato i loro sforzi di ricerca. Il saggio offre la chiave di lettura per comprendere in che modo si siano potuti avere a disposizione vaccini in un lasso di tempo sostanzialmente molto breve, ovvero in virtù del fatto che già da anni alcuni scienziati avevano concentrato i loro studi esclusivamente sui “coronavirus”. Infatti, sebbene fossero ignorati da molti, Quammen ci presenta la vicenda di alcuni studiosi che, a partire dalla comparsa della Sars avvenuta nel 2002 sempre in Cina, e quindi ben 17 anni prima del Covid-19, compivano ricerche accurate su questa famiglia di ceppi virali, mettendo in guardia sull’elevata probabilità di una loro comparsa repentina. Proseguendo nella lettura, emerge la figura di Marjorie Pollack, sostanzialmente ignota alla maggioranza del grosso pubblico, siano essi vaccinati o meno, e l’impegno di alcuni altri scienziati, le cui conoscenze si sono rivelate fondamentali. Uno dei compiti della newyorchese Pollack era quello di pubblicare e aggiornare le notizie nel sito dedicato al monitoraggio delle patologie infettive emergenti nel mondo, curato da un team multidisciplinare dell’International Society for Infectious Diseases (ISID) e capace di raggiungere almeno ottantamila medici specializzati in malattie infettive. Si giunge poi alla data dell’11 gennaio 2020, in cui da Edimburgo viene resa nota via internet per la prima volta una sequenza del genoma del virus. Essa era stata individuata dal virologo cinese Yong-Zhen Zhang. È citata la sua collaborazione scientifica con un eccellente biologo evoluzionista australiano, Eddy Holmes, in quanto questi svolse un ruolo importante nel convincere Zhang a condividere quei dati, nonostante un ordine governativo cinese in quel momento proibiva ai laboratori di pubblicare informazioni sul virus. Zhang affermò di non essere a conoscenza del divieto e non ha mai ricevuto alcuna sanzione per aver divulgato le sue scoperte. Holmes, appena ottenne la sequenza impiegò pochi minuti per renderla nota alla comunità scientifica mondiale e per questo insieme hanno ricevuto il premio General Symbiont 2021, come esempio nella pratica della condivisione dei dati ai Research Parasite Awards. Da quel momento partì in diverse parti del mondo la ricerca per la produzione di un vaccino.

 Da psicologo, posso affermare questo. L’intero insieme delle nostre conoscenze e convinzioni si fonda su due fattori, di cui uno è ovvio mentre il secondo non è immediatamente percepito. Il nostro sapere da un lato è costituito dalla somma delle nozioni che abbiamo acquisito, vuoi per averle apprese direttamente, mediante le informazioni ricevute dalle esperienze personali precedentemente vissute, vuoi per averle studiate nei libri o comunque ottenute in modo indiretto. Ma il secondo fattore, costitutivo del nostro sapere, è quello più subdolo, ed è rappresentato dalla totalità delle nozioni che ignoriamo. Infatti, quando alle nostre conoscenze pervengono nuove informazioni (che ad esempio possono riguardare un negoziante o un personaggio pubblico) è intuitivo comprendere come sia elevata la probabilità che si modifichi anche la nostra opinione. Ma tendiamo a trascurare l’importanza di tutto quanto ignoriamo, proprio in virtù del fatto che ci è sconosciuto, e che, quale che sia il nostro grado di cultura e l’intensità delle esperienze vissute, è sempre molto di più di ciò che conosciamo. Siamo, invece, propensi, ed è comprensibile e persino logico, a dare ragione a noi stessi, sottovalutando l’importanza di ciò che ci è ignoto.

Questo per dire che la lettura di questo libro per me avvincente è consigliata a chi con umiltà riconosce di conoscere poco di questo argomento scientifico specifico, nonostante l’infinità degli articoli di giornale o di programmi televisivi a esso dedicati, e desidera saperne di più, anche per confutare legittimi dubbi.

Il volume è ponderoso in quanto consta di oltre 500 pagine, ma rappresenta una lettura scorrevole, in quanto scritto con un linguaggio non tecnico. Esso narra, in alcune pagine con uno stile romanzato, l’evoluzione del sapere scientifico, soffermandosi sulle vicende suggestive di alcuni degli studiosi che hanno giocato un ruolo decisivo contro un avversario che comunque ha prodotto sei milioni di morti nel mondo. Nella premessa, Quammen afferma che il lavoro è dedicato proprio ai familiari di queste vittime. In conclusione del testo, sono citate le imponenti fonti bibliografiche e l’elenco degli incontri personali avuti con numerosi protagonisti del libro, a testimonianza dell’impegno e della serietà con cui è stato redatto il testo.

Infine, molto indovinato il titolo: “Senza respiro”. Tale è stata la manifestazione più angosciosa della sintomatologia della malattia nei pazienti nel primo periodo della sua comparsa, tale è stato lo studio senza sosta di molti scienziati, tale risulta, finanche, la lettura di alcuni brani del testo.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Quammen D., 2022, Senza respiro, Adelphi, Milano, pp. 526 (trad. it.)
  • Quammen D., 2014, Spillover. L’evoluzione delle pandemie, Adelphi, Milano (trad. it.)
  • Quammen D., 2020, L’albero intricato, Adelphi, Milano (trad. it.)
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