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Il conflitto interno secondo la prospettiva freudiana

Il conflitto interno tra pulsioni e difese è causa e fattore di mantenimento delle psiconevrosi, a cui è rivolta la cura psicoanalitica

Di Manuel Trasatti

Pubblicato il 22 Feb. 2023

Aggiornato il 23 Feb. 2023 15:36

Secondo Freud il problema non è l’esistenza del conflitto interno tra l’affetto incapsulato che cerca di fuoriuscire dall’inconscio e il sistema conscio che cerca di respingere sempre più in fondo all’inconscio il materiale che non si vuole che torni alla coscienza, quanto piuttosto il fatto che in qualche modo questo conflitto fallisca.

 

La teoria della sessualità infantile di Freud

 Con la teoria della sessualità infantile proposta da Sigmund Freud, la causa dei sintomi nevrotici non è più, come lo era nella teoria della seduzione, un trauma reale a carattere sessuale vissuto in età infantile, ma le pulsioni sessuali e aggressive derivate da conflitti irrisolti nell’età infantile.

Secondo la teoria dello sviluppo psicosessuale proposta da Freud, lo sviluppo della pulsione sessuale richiede il passaggio della libido (energia associata alla pulsione sessuale) attraverso cinque stadi biologicamente determinati e procede per superamento di conflitto: ogni fase è caratterizzata da un conflitto da superare e il successo determina il passaggio alla fase successiva. Il conflitto si crea perché la soddisfazione della pulsione sessuale associata alle fasi pre genitali è non conforme o adatta alla realtà.

Lo sviluppo della pulsione sessuale può essere impedito da arresti detti fissazioni, che bloccano parte della libido in una fase e privano quella successiva della quantità di energia necessaria ad attraversarla. La fissazione ad una fase dello sviluppo psicosessuale non è di per sé patologica (può influenzare il carattere di una persona ma non essere associata ad una nevrosi) ma si associa ad una nevrosi quando i desideri infantili correlati sono radicati in un conflitto interno.

Per comprendere meglio il concetto di “conflitto interno” proposto da Sigmund Freud è importante sottolineare una caratteristica in particolare dell’inconscio, cioè la sua atemporalità: i contenuti psichici inconsci, cioè i desideri sessuali infantili rimossi, sono atemporali, cioè non subiscono effetti dovuti al passar del tempo, nonostante il passar del tempo continuano ad essere rappresentati nella vita psichica in modo relativamente immodificato (immutati nel contenuto e nell’intensità).

Cosa vuol dire esattamente conflitto interno per Sigmund Freud?

I desideri sessuali infantili perturbanti, poiché inaccettabili e in contrasto col resto delle idee, dei sentimenti e della personalità dell’individuo, vengono rimossi; tuttavia, essendo l’inconscio caratterizzato da atemporalità, continuano a fare pressione per emergere alla coscienza.

Secondo Freud, un’esperienza, un ricordo e un pensiero che viene spedito nell’inconscio viene confinato assieme al carico affettivo ad esso associato, cioè l’affetto incapsulato; difatti uno dei concetti introdotti nella teoria di Freud è proprio il fatto che le idee inconsce, cioè i contenuti psichici isolati dalla coscienza e non integrati nella personalità, siano accompagnati da un ammontare affettivo (affetto incapsulato) che con esse rimane isolato.

Dal momento che secondo Freud ogni esperienza porta ad un aumento di eccitamento e la principale funzione della mente è la scarica dell’ammontare affettivo, cioè ricreare dopo uno stato di eccitamento lo stato iniziale di quiete e riportare l’organismo ai livelli di base necessari per un buon funzionamento, per un buono stato di salute mentale (principio di costanza), questo carico affettivo esercita una continuativa pressione per emergere alla coscienza ed essere scaricato attraverso il processo di correzione associativa (la scarica dell’ammontare affettivo avviene attraverso idee associative che collegano un’esperienza ad altri contenuti mentali, cioè l’associazione ideativa).

La rimozione

La pressione esercitata dal carico affettivo viene riconosciuta dal sistema conscio attraverso l’angoscia segnale, un segnale di angoscia che porta il sistema inconscio a rafforzare le difese, per cui la rimozione si riattiva per limitare la potenza dell’angoscia (le teorie basate sulla psicologia dinamica infatti sostengono che la mente è caratterizzata da forze in continua in continua alterazione). Quindi, un contenuto psichico inconscio, soprattutto per via del carico affettivo che lo accompagna, preme per emergere alla coscienza e al tempo stesso il sistema conscio preme sul sistema inconscio affinché lo tenga confinato lontano dalla coscienza.

Qui si può assistere ad un cambiamento importante nella teoria di Freud, che inizialmente concepiva la rimozione e i contenuti psichici isolati dalla coscienza come patologici e in seguito riconosce questi processi come fondamentali del funzionamento umano: secondo Freud non è tanto il problema che ci sia questo conflitto interno tra l’affetto incapsulato che cerca di fuoriuscire dall’inconscio e il sistema conscio con le relative resistenze e difese che cerca di respingere sempre più in fondo all’inconscio il materiale che non si vuole che torni alla coscienza, quanto piuttosto il fatto che in qualche modo questo conflitto fallisca e in particolar modo la parte delle difese fallisca; nello specifico ciò che fallisce è la rimozione (Freud inizia a parlare di fallimento della rimozione) e quindi il sistema conscio non riesce a trattenere tutto il materiale inconscio, e soprattutto tutto l’affetto incapsulato: il carico affettivo, l’affetto incapsulato, connesso al desiderio perturbante è talmente forte e intenso che in qualche modo arriva alla coscienza, ma in forma camuffata affinché sia accettabile, attraverso ad esempio i sintomi nevrotici (la formazione di compromesso è una difesa in cui il materiale rimosso arriva alla coscienza in forma mascherata).

 La rimozione è dunque un processo inconscio (il soggetto non è consapevole di inviare nell’inconscio il materiale che non vuole che arrivi alla coscienza e di operare una continua resistenza affinché resti confinato lontano dalla coscienza) e adattivo (la rimozione salva l’individuo da sé stesso consentendogli di vivere in società, in quanto consente di organizzare il materiale in modo da tenere alla coscienza solo il materiale adattivo). Se l’individuo riesce a tenere lontano dalla coscienza i contenuti perturbanti e l’affetto associato e non avere effetti conseguenti vuol dire che ha raggiunto un equilibrio e che il suo funzionamento è sano e non disturbato; al contrario esso è disturbato quando in qualche modo l’affetto incapsulato arriva alla coscienza in forma camuffata). È il fallimento della rimozione ad essere associato con la psicopatologia.

Il conflitto interno

Il conflitto interno tra pulsioni e difese, quindi, presuppone che entrambe siano inconsce, di conseguenza il modello topico della mente (caratterizzato da un sistema conscio, un sistema preconscio e un sistema inconscio in cui le difese sono concepite come processi attivi volontari e consci) non funziona più e Freud concepisce una nuova concezione della mente, cioè il modello strutturale, caratterizzato da tre istanze psichiche che interagiscono dinamicamente, cioè Es, Io (istanza psichica che protegge dall’angoscia nonché contenitore delle difese), e Super Io: nel modello strutturale le difese sono concepite come processi adattivi e inconsci.

Il conflitto interno tra pulsioni e difese è inoltre la causa e il fattore di mantenimento delle psiconevrosi, composte da anomalie del carattere (che oggi chiameremmo disturbi della personalità), isterie, nevrosi ossessive e fobia, a cui è rivolta la cura Psicoanalitica di Sigmund Freud. Il trattamento Psicoanalitico non è rivolto a tutti i tipi di disturbi mentali (ad esempio secondo Freud le psicosi non sono curabili attraverso il trattamento Psicoanalitico) ma unicamente alle psiconevrosi.

La teoria di Freud è una teoria in evoluzione: Freud ha apportato numerosi cambiamenti alla sua teoria (come il passaggio da una teoria del funzionamento dell’isteria e delle nevrosi ad una teoria del funzionamento psichico normale e psicopatologico) che lo hanno portato a concepire l’esistenza di un continuum tra normalità e psicopatologia. Freud riconosce che non soltanto i pazienti con disturbo nevrotico hanno un inconscio, delle resistenze e delle difese, ma essi sono processi comuni a tutti gli esseri umani. Freud, dunque, passa dal ritenere l’inconscio, all’inizio come Charcot e Janet, come qualcosa che esiste solo nella psicopatologia a fondamento della mente umana. Nell’individuo sano le difese funzionano, nella psicopatologia la rimozione fallisce e si crea il conflitto psichico.

Quindi tutto ciò che può accadere nei disturbi nevrotici accade anche nelle persone sane, come le formazioni di compromesso. Sogni, lapsus, atti mancati e sbadataggini sono tipiche formazioni di compromesso nel funzionamento psichico sano. Questa idea che ogni comportamento, esperienza ed evento bizzarro nella vita delle persone sane sia una formazione di compromesso è radicata nel Determinismo Psichico, secondo cui ogni azione mentale (anche quelle inconsce) ha una causa (o motivazione) o più cause (determinazione multipla) e un obiettivo o più obiettivi (funzione multipla).

Il conflitto interno è stato ripreso per spiegare cosa intendesse Stern, esponente della Psicoanalisi Contemporanea, per difendersi da ciò che non è formulato. Una modalità primaria di difendersi dai contenuti psichici minacciosi è astenersi dal formularli, evitando di catalizzare su di essi l’attenzione e lasciando che restino vaghi e indeterminati. Per potersi difendere da qualcosa bisogna aver attribuito a questo qualcosa un contenuto definito. La teoria del conflitto interno aveva postulato che alcuni segnali che appaiono alla coscienza per via della pressione esercitata dai contenuti psichici inconsci portano all’angoscia, segnale che spaventa l’Io e attiva le difese. Il concetto di angoscia segnale è stato ripreso da Stern per spiegare il concetto di difesa come non formulazione: questi segnali, o indizi esperienziali fugaci, possono riferirsi ad una categoria dell’esperienza, ad esempio qualcosa che ci è familiare, di conseguenza non è necessario codificare completamente un contenuto per difendersi da esso, ma è sufficiente codificare quel tanto che basta per poterlo classificare in una categoria dell’esperienza già formulata che ci porti a far scattare la difesa “non codificare oltre”, “non prestare ulteriore attenzione”, e a lasciare quel contenuto non completamente formulato e quell’esperienza non completamente interpretata. Difatti, Stern ha riconcettualizzato l’inconscio in termini di esperienza non formulata, cioè esperienza grezza e inespressa, che precede la rappresentazione e la traduzione in parole: un contenuto Psichico è inconscio se non è ancora stato formulato, per renderlo conscio è necessario formularlo attraverso il linguaggio.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • McWilliams, N. (2006). Psicoterapia psicoanalitica, Milano, Raffaello Cortina.
  • Ellenberger, H. (1976). La scoperta dell’inconscio. Torino, Bollati Boringhieri.
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