Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è un disturbo cronico caratterizzato da sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività che non corrispondono al normale livello di sviluppo del bambino.
ADHD e dipendenze
La diagnosi di ADHD si basa sulla presenza di sintomi prima dei 12 anni e in almeno due contesti, tra i seguenti: scolastico, professionale, sociale (DSM-5; APA, 2013). Inoltre, l’ ADHD è uno dei disturbi del neurosviluppo più comuni nella popolazione infantile, infatti, secondo l’American Psychiatric Association, la prevalenza di ADHD tra i bambini americani è del 3-5% (APA, 2013). Secondo uno studio condotto in 10 Paesi, il 50% dell’ADHD riscontrata in infanzia persiste in età adulta (Lara et al., 2009). La prevalenza globale dell’ADHD nell’età adulta è stimata tra l’1,2% e il 7,3% (Fayyad et al., 2007).
I disturbi correlati a sostanze si riferiscono a uno schema comportamentale patologico la cui caratteristica è costituita dall’uso continuato di una sostanza o la messa in atto di un comportamento, nonostante i significativi problemi che vi si associano (DSM-5; APA, 2013). Nel DSM-5 è stato introdotto in questa categoria anche il gioco d’azzardo (DSM-5; APA, 2013).
Uno studio di Romo e colleghi (2018) ha indagato i possibili legami tra il disturbo da deficit di attenzione e iperattività e la presenza di dipendenze concomitanti, in un campione di 1.517 studenti universitari francesi. L’età media dei soggetti partecipanti allo studio era di 20 anni e il 32% del campione era composto da maschi. In fase di valutazione sono stati somministrati una serie di questionari allo scopo di misurare: caratteristiche socio-economiche, curriculum accademico, ADHD, consumo di sostanze (alcol, tabacco e cannabis), disturbi alimentari, dipendenza da Internet e da cibo, acquisto compulsivo, gioco d’azzardo problematico e attività fisica.
La prevalenza di ADHD tra gli studenti (ADHD attuale con una storia di ADHD nell’infanzia) era circa del 7%. Un quarto (26%) degli studenti aveva avuto difficoltà nel proprio percorso universitario, rispetto al 42% degli studenti con ADHD che riportava tali difficoltà.
Studenti con e senza ADHD
Sono state riscontrate differenze significative in quanto gli studenti con ADHD avevano meno probabilità di successo negli studi (ripetevano le lezioni più spesso) rispetto agli studenti senza ADHD e consideravano il loro livello accademico più basso. Inoltre, gli studenti con diagnosi di ADHD hanno ottenuto punteggi significativamente più alti per quanto riguarda le dipendenze da sostanze (alcol, cannabis e tabacco) e le dipendenze comportamentali (gioco d’azzardo, disturbo da acquisto compulsivo, disturbi alimentari e dipendenza da Internet), rispetto agli studenti senza ADHD. In sintesi, studenti con ADHD sono risultati significativamente più propensi a utilizzare cannabis, sia occasionalmente che regolarmente; inoltre, si ingaggiavano più frequentemente in comportamenti disfunzionali quali binge drinking, binge eating, acquisto compulsivo e gioco d’azzardo.
Questi risultati confermano studi precedenti (Theule et al., 2016) che legavano l’ADHD e polidipendenza, ovvero la dipendenza da più sostanze insieme. Gli autori sottolineano il fatto che i risultati sarebbero in linea con le caratteristiche tipiche dell’ADHD rispetto all’agire comportamenti ad alto rischio in maniera impulsiva e deficit di decision-making (Waluk et al., 2016).
In conclusione, risulta essenziale determinare le difficoltà degli studenti aventi maggiori problematiche a livello psicologico per proporre interventi adeguati alle loro esigenze, così da ridurre l’impatto negativo sui loro futuri successi accademici e globali.