Nello studio condotto da Weiblen e colleghi (2021) è stato selezionato un campione di persone che è stato diviso in tre diversi sottogruppi, a cui è stato manipolato lo stato di quiete inducendo un vissuto di rabbia osservandone gli effetti su empatia e Teoria della Mente.
Empatia e Teoria della Mente
La cognizione sociale è una capacità che consente agli esseri umani di comprendere e fare una previsione futura riguardo al comportamento degli altri, creando una deduzione di ciò che potrebbe accadere oppure, attraverso le emozioni, condividere lo stato interno dell’altro, entrando in sintonia con intenzioni e credenze. Attualmente sono presenti in letteratura pochi studi che hanno analizzato l’impatto del proprio stato emotivo interno sulla comprensione dell’emotività e del comportamento degli altri. Nell’articolo di Weiblen e colleghi (2021) è stato analizzato l’effetto di uno stato emotivo rabbioso sull’empatia e sulla Teoria della Mente.
Gli esseri umani, non potendo percepire direttamente i pensieri e i sentimenti degli altri, utilizzano le proprie esperienze pregresse, i propri pensieri e i propri sentimenti per dare un significato e un’intenzione alle esperienze interne e ai comportamenti esperiti dagli altri.
Questa capacità contempla due sistemi che risultano essere complementari (Frith et al., 2008; Waytz et al, 2011): l’empatia e la teoria della mente (TOM); questo processo rientra nella mentalizzazione.
Effetti della rabbia su empatia e Teoria della Mente: lo studio
Nello studio condotto da Weiblen e colleghi (2021) è stato selezionato un campione di persone che è stato diviso in tre diversi sottogruppi, a cui è stato manipolato lo stato di quiete inducendo un vissuto di rabbia. La rabbia è stata indotta nei diversi gruppi mediante differenti modalità che fanno riferimento a tre paradigmi: il primo è stato svolto in modo autobiografico e valuta l’accuratezza dell’empatia (Engerbretson et al., 1999; Zhang et al., 2014, Janisse et al., 1986), il secondo ha usato un feedback negativo per l’induzione della rabbia (Harmon-Jones et al., 2001; Kelley et al., 2013), mentre il terzo paradigma ha trattato i livelli di frustrazione e il loro effetto sull’empatia e sulle abilità della Teoria della Mente (Kanske et al., 2015).
Nello specifico, ai partecipanti del primo gruppo (metodo autobiografico) è stato chiesto di ricordare una situazione di vita reale in cui hanno provato rabbia e di scrivere quanto successo nei minimi dettagli. Ai partecipanti del secondo gruppo (feedback negativo) è stato chiesto di scrivere un breve saggio, successivamente valutato da un presunto secondo partecipante che fornisce loro un feedback negativo sul lavoro. Ai partecipanti del terzo gruppo (frustrazione) è stato chiesto dallo sperimentatore di compilare un noioso modulo di registrazione che, per via un piccolo errore, viene strappato e fatto ricompilare una seconda e una terza volta.
Per misurare l’empatia nel primo gruppo sperimentale è stata rilevata la misura dell’accuratezza empatica (EA), ottenuta dopo che i partecipanti sono stati sottoposti alla visione di un breve videoclip raffigurante una persona che racconta una storia personale, chiedendo loro di valutare quanto il protagonista del video provasse sentimenti positivi o negativi. Per valutare l’empatia negli altri due gruppi sperimentali è stato implementato il paradigma EmpaToM (Kanske e colleghi, 2015) che misura quattro variabili principali: empatia, compassione, capacità di ToM e fiducia, dopo la visione – da parte dei partecipanti – di un video di un’altra persona che racconta una storia personale.
Conclusioni
Tutti i paradigmi utilizzati sono risultati efficaci nel suscitare la rabbia dei partecipanti. Tuttavia, contrariamente all’ipotesi iniziale dei ricercatori, non è stato riscontrato alcun effetto significativo della rabbia sull’empatia o sulle prestazioni relative alla Teoria della Mente. Questi risultati sembrano contraddire gli studi precedenti che hanno trovato una connessione tra empatia e rabbia. La differenza però sta nel fatto che i precedenti studi hanno esaminato la rabbia e l’empatia come tratti della personalità (Roberts et al. 2014; Strayer et al. 2004). Nel presente studio, invece, è stato esaminato l’effetto della rabbia di stato sulla cognizione sociale di stato, variabili che non sono risultate correlate all’analisi dei dati. Probabilmente – spiegano i ricercatori dello studio – l’induzione dei sentimenti provocati dalla visione dei video, è riusultata più intensa dei livelli di rabbia ottenuti manipolando le tre situazioni sperimentali. I livelli di rabbia indotta, quindi, potrebbero essere stati troppo deboli o transitori oppure, viceversa, le misurazioni dell’empatia e della Teoria della Mente non sono state abbastanza sensibili da rilevare i cambiamenti più piccoli nella risposta dei partecipanti alle emozioni degli altri. Infine, può darsi che la rabbia, essendo un’emozione che spesso si esprime nei confronti di qualcuno (persona o gruppo), possa influenzare l’empatia solo verso quella persona o gruppo.
Futuri esperimenti potrebbero fare maggiore chiarezza sulla relazione tra rabbia, empatia e Teoria della Mente, in modo da comprendere meglio come le proprie emozioni influiscono sul rapporto con gli altri e poter implementare efficaci strategie di trattamento in ambito clinico.