Uno studio di Bisset e colleghi (2019) ha indagato il rapporto tra ADHD e comportamenti che conducono a disturbi alimentari nei bambini, con lo scopo di provare a identificare i fattori di rischio.
ADHD e disturbi alimentari
Recentemente la letteratura ha evidenziato come l’ADHD aumenti le probabilità di sviluppare un disturbo alimentare (Bleck et al., 2016). In questo contesto, la mancata identificazione di questo risvolto psicopatologico potrebbe aggravare le condizioni di coloro che ne soffrono, proprio per la mancanza di un adeguato trattamento mirato a entrambe le patologie.Con body dissatisfaction si intende l’autovalutazione negativa della propria forma fisica (Stice & Shaw, 2002) e in letteratura è considerato uno dei più potenti fattori di rischio e mantenimento dei disturbi alimentari (Stice, 2002; Polovy & Herman, 2002; Davison et al., 2003).
Poiché l’insoddisfazione per la propria forma fisica e comportamenti di controllo alimentare sono stati identificati come maggiori fattori di rischio nello sviluppo di un disturbo alimentare, è importante che vengano analizzate la prevalenza e l’età tipiche d’esordio di questa sintomatologia in bambini affetti da ADHD.
È importante sottolineare che alcuni dei farmaci usati per curare l’ADHD, come per esempio metilfenidato, dexamfetamina e atomoxetina, hanno come effetti collaterali ridotto appetito e perdita di peso (Davis et al., 2012) ma, allo stesso tempo, sembra che, una volta scemati questi effetti collaterali, si possa incorrere in episodi di binge eating (Reinblatt et al., 2015). Purtroppo molti studi che miravano a indagare il rapporto tra ADHD e disturbi alimentari, hanno incluso nel loro campione un range molto ampio di popolazione, rendendo così impossibile determinare a quale età, nello specifico, iniziano a presentarsi i sintomi tipici di un disturbo alimentare, come la body dissatisfaction o il controllo del peso (Cortese & Vincenzi, 2012; Gowey et al.,2017).
Uno studio su ADHD e disturbi alimentari nei bambini
Uno studio di Bisset e colleghi (2019) ha indagato il rapporto tra ADHD e comportamenti che conducono a disturbi alimentari nei bambini, con lo scopo di provare a identificare i fattori di rischio. Gli autori hanno messo a confronto i diversi livelli di insoddisfazione per il proprio corpo e comportamenti mirati al controllo del peso in bambini aventi diagnosi di ADHD, confrontandoli con coetanei privi di diagnosi. I 2972 bambini partecipanti allo studio sono stati sottoposti a test in 3 periodi di vita distinti, ovvero 8-9 anni, 10-11 anni e 12-13 anni. Il campione di bambini partecipanti allo studio è stato reclutato tramite il Longitudinal Study of Australian Children (LSAC), iniziato nel 2004, il quale aveva lo scopo di seguire lo sviluppo della popolazione australiana.È importante sottolineare che tutti i bambini con diagnosi di ADHD erano sotto trattamento farmacologico per attenuare i sintomi del disturbo. Lo studio ha evidenziato che, a 12-13 anni, i bambini aventi diagnosi di ADHD avevano maggiori probabilità di perdere o aumentare di peso, indipendentemente dal proprio indice di massa corporea. Tendenzialmente i farmaci somministrati per l’ADHD comportano un lieve aumento di peso e lo sviluppo di una comorbilità con un disturbo alimentare implica appunto il forte desiderio di dimagrire e l’insoddisfazione per la propria forma fisica. Secondo questo studio, l’ADHD potrebbe aumentare moderatamente la possibilità di sviluppare insoddisfazione per il proprio corpo in due fasce d’età su tre tenute in considerazione in questo studio (8-9 anni e 12-13 anni). Inoltre, indipendentemente dal tipo di terapia farmacologica somministrata, i bambini con ADHD partecipanti a questo studio, se paragonati a quelli privi di diagnosi, sono risultati avere una probabilità 3 volte maggiore di sviluppare body dissatisfaction, per tutte le fasce d’età considerate.