
Uno studio condotto nel 2019 (Gómez-Ortiz et al., 2019) ha indagato le possibili relazioni dirette ed indirette tra pratiche educative materne e paterne ed ansia sociale negli adolescenti, considerando l’influenza dei fattori di mediazione come la bassa autostima e la soppressione emotiva.
Il disturbo d’ansia sociale (o fobia sociale) è caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione che si attiva in risposta a situazioni sociali in cui le persone hanno paura di essere giudicate e valutate negativamente dagli altri (American Psychiatric Association, 2014).
È uno dei disturbi più comuni tra gli adolescenti e le implicazioni che comporta non si limitano al disagio che provoca, ma anche ai limiti che si hanno nell’adattamento sociale dei giovani alle situazioni e alle interazioni sociali (Knappe et al., 2012).
Indagare e conoscere i fattori eziologici associati alla comparsa del disturbo è necessario per stabilire come prevenire il disturbo. Buona parte delle ricerche riguardanti la diagnosi di fobia sociale si sono concentrate sullo studio dell’associazione tra ansia sociale e pratiche educative genitoriali; i risultati hanno identificato il ruolo rilevante di determinati fattori quali l’iperprotezione, l’eccessivo criticismo, il rifiuto e la mancanza di affetto genitoriale (Garcia-Lopez et al., 2014).
Ansia sociale, iperprotezione e criticismo genitoriale
Analizzando questi fattori singolarmente, l’iperprotezione materna (Knappe et al., 2012; Rork & Morris, 2009; Xu et al., 2017) ed il criticismo costante (Rork & Morris, 2009) sono risultati essere due dei fattori più impattanti sullo sviluppo di ansia sociale (Knappe et al., 2012; Rork & Morris, 2009; Xu et al., 2017); di fatto è stato rilevato che comunemente, i genitori dei figli con fobia sociale si concentrano su ribadire loro cosa non fare piuttosto che sul spiegargli i comportamenti socialmente appropriati da utilizzare (Gulley et al., 2014).
Il criticismo inoltre, è spesso accompagnato da modelli di comunicazione carente o negativa (Hummel & Gross, 2001) e da un minore calore affettivo (soprattutto paterno) (Knappe et al., 2012; Xu et al., 2017).
Controllo genitoriale e ansia sociale: il ruolo di autostima e regolazione emozionale
Un articolo pubblicato nel 2016,(Gómez-Ortiz & Casas, 2016) si è concentrato sullo studio del controllo psicologico e comportamentale genitoriale e sulle pratiche di disciplina; il primo si riferisce all’uso di strategie manipolative ed intrusive che innescano il senso di colpa o il ritiro dell’affetto per controllare il bambino, mentre il secondo si riferisce all’utilizzo di alcune domande dirette per ottenere informazioni dal bambino. Queste pratiche sono descritte come fattori di rischio per l’insorgenza di ansia sociale. Sebbene le evidenze teoriche suggeriscano un ruolo determinante della famiglia per lo sviluppo di ansia sociale, studi che ne hanno ricercato la relazione diretta non hanno riportato dati significativi. Una delle motivazioni potrebbe essere la presenza di una relazione indiretta (e non diretta) tra le pratiche genitoriali e l’ansia sociale, mediata dalle qualità individuali quali abilità di regolazione emozionale o autostima; questi fattori hanno rilevato una stretta relazione sia con l’ansia sociale (Gómez-Ortiz et al., 2018; Jazaieri et al., 2015; Kivity & Huppert, 2018; Vicente E. Caballo, Isabel C. Salazar, and CISO-A Research Team Spain & University of Granada, 2018) che con gli stili educativi genitoriali (García et al., 2018; Turpyn et al., 2015) poiché sembrano mediare vari problemi di adattamento (come depressione, aggressività, ansia ) nei bambini e negli adolescenti (Bozicevic et al., 2016; Wouters et al., 2018). Tuttavia, il ruolo di mediazione giocato da questi fattori non è stato ancora studiato.
Per questo, uno studio condotto nel 2019 (Gómez-Ortiz et al., 2019) ha indagato le possibili relazioni dirette ed indirette tra pratiche educative materne e paterne ed ansia sociale negli adolescenti, considerando l’influenza dei fattori di mediazione come la bassa autostima e la soppressione emotiva.
Messaggio pubblicitario I risultati, in linea con gli studi precedenti (Gómez-Ortiz & Casas, 2016; Knappe et al., 2012), rilevano una relazione diretta, sebbene lieve, tra le pratiche educative genitoriali e l’ansia sociale. La dimensione del controllo psicologico, sia materno che paterno, è risultata essere la variabile maggiormente associata all’ansia sociale; questo sembra suggerire un legame tra la bassa autostima e le procedure intrusive e manipolative genitoriali (Barber & Xia, 2013).
I dati inoltre hanno rilevato la relazione indiretta, mediata dalla bassa autostima e dalla soppressione emotiva, tra pratiche genitoriali e ansia sociale; la mancanza di affetto e di comunicazione, la promozione limitata dell’autonomia, la mancanza di umorismo ed il controllo psicologico, sono le pratiche genitoriali che sembrano avere un impatto maggiore sull’ansia sociale dei giovani; tra tutte, la variabile che è risultata essere più associata all’ansia sociale è quella relativa alla bassa autostima. Questo, fa pensare che il problema principale di questo disturbo sia la mancanza di fiducia in se stessi e la conseguente costante messa in discussione del proprio valore, che porta alla creazione di interferenze cognitive (come la paura della valutazione negativa da parte degli altri) che sembrano essere il punto di partenze per lo sviluppo di ansia sociale (American Psychiatric Association, 2014; van Tuijl et al., 2014).
Conclusione
In conclusione, i risultati della ricerca condotta nel 2019 hanno confermato il ruolo perno del contesto, dello stile e delle pratiche genitoriali adottate per lo sviluppo infantile della socializzazione. La famiglia, dovrebbe essere prima di tutto una fonte di affetto ed i genitori dovrebbero sia supervisionare, che accompagnare il bambino ad un sano grado di autonomia, che permetta di interiorizzare il proprio senso di valore e che permetta di gestire le proprie emozioni, ricorrendo a procedure efficaci.
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