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L’ipermentalizzazione ed il disturbo borderline di personalità

Le persone con disturbo borderline di personalità potrebbero avere una mancanza di flessibilità e di equilibrio tra le caratteristiche della mentalizzazione

Di Francesca Andrei Mitroi

Pubblicato il 10 Nov. 2022

Aggiornato il 11 Nov. 2022 12:51

Il lavoro condotto da McLaren et. al (2022) ha revisionato differenti studi che analizzavano l’associazione tra mentalizzazione e differenti psicopatologie, con l’obiettivo di valutare la forza dell’associazione tra ipermentalizzazione e disturbo borderline di personalità rispetto ad altri disturbi. 

 

Le caratteristiche del disturbo borderline di personalità

 Il disturbo borderline di personalità è un disturbo mentale caratterizzato da un modello di relazioni caotiche, disturbo dell’identità, impulsività e difficoltà nella regolazione emotiva.

Un altro aspetto rilevante riguarda l’alto rischio suicidario dei pazienti con diagnosi borderline, circa 50 volte superiore a quello della popolazione generale (Skodol et al., 2002).

Una delle caratteristiche principali del disturbo borderline di personalità riguarda la compromissione in ambito interpersonale; le relazioni sentimentali ed amichevoli degli individui con diagnosi di disturbo borderline di personalità, rispetto alle relazioni di individui non affetti da questo disturbo, presentano un maggior numero di relazioni interrotte, conflitti, insoddisfazione relazionale ed abusi (Clifton et al., 2007; Daley et al., 2000).

La centralità dei problemi interpersonali per le persone con questo disturbo influenza la cognizione sociale, ovvero il processo che permette di pensare ai pensieri, alle intenzioni, ai sentimenti, agli atteggiamenti e alle prospettive altrui (Sharp & Fonagy, 2008).

Tuttavia, determinati studi sul riconoscimento delle emozioni nei pazienti con il disturbo borderline di personalità non indicano un deficit nel riconoscimento delle emozioni positive o negative relative ai volti; il risultato rilevante si riscontra con l’introduzione di caratteristiche di incertezza, attraverso volti neutri o ambigui, e di caratteristiche di complessità, attraverso la fusione dei volti con caratteristiche prosodiche: in questi casi i soggetti affetti dal disturbo risultano essere meno accurati nel riconoscimento delle emozioni (Daros et al., 2013; Richman & Unoka, 2015).

Gli stessi risultati si rilevano in altri costrutti socio-cognitivi, come l’empatia e la fiducia, che risultano essere compromessi solo di fronte a compiti complicati, ambigui o carichi emotivamente (Sharp & Vanwoerden, 2015).

La compromissione socio-cognitiva caratteristica degli individui con diagnosi borderline, oltre che essere compromessa, risulta essere caratterizzata da un’eccessiva attribuzione di intenzioni e di pensieri agli altri (Sharp et al., 2011), portando gli individui ad ipotesi imprecise che non prendono in considerazione le reali evidenze (Sharp & Vanwoerden, 2015).

L’ipermentalizzazione

Per la comprensione di queste caratteristiche, Sharp e colleghi (Sharp, 2014; Sharp & Vanwoerden, 2015) hanno introdotto il costrutto dell’ipermentalizzazione. La mentalizzazione si riferisce alla capacità immaginativa di riflessione sugli stati mentali propri ed altrui ed è uno dei meccanismi alla base delle interazioni interpersonali (Allen et al., 2008); una mentalizzazione ottimale richiede un equilibrio ed una flessibilità tra differenti caratteristiche (Satpute & Lieberman, 2006): tra automatico (mentalizzazione emotiva e priva di attenzione) e controllato (mentalizzazione più lenta e che richiede intenzionalità), tra cognitivo (mentalizzazione che si basa sull’utilizzo dei pensieri) e affettivo (mentalizzazione che utilizza maggiormente le emozioni), tra sé (l’automentalizzazione, quella della propria mente) e l’altro (riferita alla mentalizzazione delle menti altrui), tra interno (mentalizzazione basata sull’esperienza interna) ed esterno (mentalizzazione basata su indizi osservabili, come per esempio le espressioni facciali).

 Il modello dell’ipermentalizzazione prevede che gli individui con diagnosi di disturbo borderline di personalità abbiano una mancanza di flessibilità e di equilibrio tra le diverse caratteristiche della mentalizzazione; in particolar modo questo deficit si amplifica in situazioni di iperattivazione emotiva e in situazioni complesse, riducendo la capacità di automonitoraggio e di mentalizzazione flessibile e mostrando una mentalizzazione non adeguata al contesto. L’ipermentalizzazione è caratterizzata da “eccessive inferenze contorte basate su indizi sociali” (Fonagy et al., 2015); un esempio potrebbe essere raffigurato dalla visione di un amico triste da parte di un individuo ipermentalizzato: l’ipermentalizzazione dell’individuo potrebbe portarlo a pensare che la causa della tristezza dell’amico sia da attribuire a sé stesso.

Queste attribuzioni mentali portano ad un aumento dell’iperattivazione emotiva che a sua volta aumenta di conseguenza l’ipermentalizzazione, creando un circolo vizioso (Bo et al., 2017; Fonagy et al., 2015).

Il lavoro condotto da McLaren et. al (2022) ha revisionato differenti studi che analizzavano l’associazione tra mentalizzazione e differenti psicopatologie, con l’obiettivo di valutare la forza dell’associazione tra ipermentalizzazione e disturbo borderline di personalità rispetto ad altri disturbi.

Dallo studio, sia la diagnosi borderline di personalità che le altre psicopatologie sono risultate associate all’ipermentalizzazione, senza però un riscontro riferito alla specificità dell’ipermentalizzazione nel disturbo borderline di personalità.

Questi risultati potrebbero essere stati influenzati dalla tipologia di test utilizzato per la misurazione della mentalizzazione, il MASC (Dziobek et al., 2006), un test che non prende in considerazione scenari di rilevanza personale per i partecipanti.

Questo potrebbe aver influito poiché, come detto in precedenza, l’ipermentalizzazione nei pazienti con diagnosi di disturbo borderline di personalità si attiva in particolari situazioni di complessità e di iperattivazione emotiva.

Nonostante ciò, i riscontri che confermano l’associazione tra psicopatologia in generale e ipermentalizzazione supportano l’utilizzo transdiagnostico di trattamenti psicoterapeutici basati sulla mentalizzazione, come MBT (Trattamento basato sulla Mentalizzazione) (McLaren et al., 2022).

 

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