expand_lessAPRI WIDGET

Lo sviluppo sociale

Il gioco è un aspetto centrale dello sviluppo sociale: in esso il bambino apprende nuove modalità di esperire il mondo e di captare gli input esterni

Di Manuel Trasatti

Pubblicato il 13 Ott. 2022

Lo sviluppo sociale indica il modo in cui nel corso della crescita individuale i bambini interagiscono e si relazionano con gli altri e come cambiano i comportamenti, le condotte, gli atteggiamenti, i sentimenti, i concetti, le idee, le emozioni esperite dal bambino.

 

 Fin da quando sono molto piccoli, i bambini manifestano una particolare e innata capacità di pre-adattamento sociale, cioè una predisposizione biologica alla comunicazione sociale, una motivazione molto forte che li spinge a esplorare l’ambiente circostante, a processare gli stimoli sensoriali e a entrare in connessione con gli altri. La forza dinamica e innata che li spinge alla socializzazione e alla scoperta dell’ambiente trova la sua massima espressione intorno al secondo anno di vita, quando i bambini cominciano a relazionarsi tra loro e a interagire con la realtà attraverso il gioco.

Il gioco è un aspetto centrale dello sviluppo cognitivo, emotivo, sociale e morale del bambino, in quanto nel gioco il bambino apprende nuove modalità di esperire il mondo e di captare gli input esterni. Possiamo distinguere almeno 5 tipologie di gioco, che variano a seconda dell’età di sviluppo del bambino.

Il gioco solitario

Il gioco solitario è tipico dei bambini piccoli, con pochi mesi di vita, che non si pongono in una condizione di reciprocità con gli altri e che pertanto non ancora interagiscono pienamente a livello sociale.

Il gioco simbolico

Compare intorno al 12-15 mese, nel periodo di transizione tra lo stadio sensomotorio e quello preoperatorio, cioè i primi due stadi dello sviluppo cognitivo descritti dallo psicologo Jean Piaget. Secondo Jean Piaget, la cognizione umana è il risultato di un adattamento all’ambiente, alla base del quale si collocano i fenomeni di assimilazione, cioè di acquisizione degli stimoli esterni, e di accomodamento, cioè di adeguamento degli schemi di pensiero alle richieste ambientali. Al termine del primo stadio dello sviluppo cognitivo, intorno al secondo anno di vita, il bambino acquisisce la capacità di simbolizzazione dell’esperienza sensoriale: da questo momento in poi è in grado di operare sul mondo circostante senza averci realmente a che fare, cioè può raffigurarsi mentalmente gli eventi anche senza percepirli direttamente attraverso i sensi. Il simbolo è un’immagine sensoriale interiorizzata, tramite la quale il bambino manipola e trasforma gli eventi e gli oggetti esterni, astraendoli dalla loro dimensione materica e rappresentandoseli nella mente in maniera intuitiva ed immediata, secondo una rudimentale economia cognitiva.

Non solo il bambino diventa abile nell’utilizzo del simbolo, ma anche nel linguaggio e in particolar modo nel gioco: il gioco simbolico, che si sviluppa fino ai sei anni, consente al bambino di decodificare la realtà attraverso l’utilizzo di simboli. È un gioco di finzione, caricato di una forte componente immaginativa, attraverso il quale il bambino utilizza un oggetto per raffigurare qualcos’altro: il bambino ad esempio simula di mangiare da un piatto vuoto o di dormire anche se non ha sonno. Ricrea una scena, mette in atto azioni abituali, concrete e quotidiane, ma al di fuori delle loro circostanze usuali, al fine di intrattenere sé stesso e sfogare la sua creatività. Si tratta, pertanto, di un gioco definalizzato e decontestualizzato.

Il gioco parallelo

Compare tra il primo e il terzo anno di vita, quando il bambino ha ormai sviluppato pienamente la sua attitudine esplorativa. In questo tipo di gioco il bambino mette in atto comportamenti dotati di una forte intenzionalità e comincia ad avere delle interazioni, seppur brevi e isolate, con i coetanei. È una forma di gioco permeata ancora da una certa individualità, in cui tuttavia i bambini si aiutano vicendevolmente.

Il gioco complementare

Compare intorno al terzo anno, quando i bambini cominciano a stringere le primissime amicizie, a selezionare i compagni di gioco e ad interagire maggiormente col gruppo dei pari. I bambini in questo tipo di gioco iniziano a scambiarsi ruoli, oggetti inventati e immagini e le relazioni assumono connotazioni speculari.

Il gioco sociale o sociodrammatico

 Compare nel periodo compreso tra il quarto e il sesto anno di vita e nello specifico nell’età scolare. In questo tipo di gioco i bambini si impegnano in attività ludiche fortemente immaginative, vivaci e a tratti drammatizzate, nelle quali inventano una realtà che esiste solo nel loro animo saturo di brio ed energia e stabiliscono specifici ruoli socio-drammatici. I bambini cominciano ad organizzare in sequenze strutturate le loro attività di intrattenimento, a simulare personaggi riconoscibili e interpretare scene quotidiane e situazioni di vita reale e al contempo cercano di mantenere la medesima struttura di fantasia del compagno di giochi (intercoordinazione).

Attraverso questo tipo di gioco il bambino può soddisfare il suo bisogno recondito di scoperta, di manipolazione dell’ambiente esterno, di esplorazione dinamica del mondo e compartecipazione attiva al ritmo della vita. Inoltre, apprende le principali caratteristiche delle relazioni e dei rapporti; le fondamentali regole della comunicazione umana; i valori morali quali il rispetto, la lealtà, la solidarietà e l’altruismo; sviluppa un senso morale positivo; il concetto di sé come essere unico e distinto dagli altri. Ha modo di entrare in contatto con un complesso spettro emotivo, testare le sue reali potenzialità, le sue competenze e abilità; confrontarsi con gli altri; migliorare i suoi limiti; lanciare sfide ai suoi compagni di gioco, collaborare attivamente con i compagni di gioco; valutare realisticamente le sue capacità; stringere legami interpersonali solidi; scoprire l’importanza dell’amicizia e del calore umano. Grazie al gioco sociale amplia la sua rete di relazioni affettive e attraverso il dialogo veicola le sue idee, le sue intenzioni, le sue sensazioni, i suoi desideri e i suoi schemi di pensiero. Il gioco sociale assolve anche ad un ruolo catartico a livello psichico, in quale consente al bambino di trarre da esso un senso di sollievo psicologico: il bambino vive il gioco come se fosse qualcosa di reale e concreto, nelle attività ludiche proietta sentimenti potenti, forze dinamiche, processi emotivi, energie inconsce, percezioni e impressioni, riversa il suo vissuto interiore e il lato più istintivo di sé, offrendo al mondo esterno la possibilità di decifrare la complessità e l’unicità della sua sensibilità e della sua visione delle cose. Un importante aspetto di questa tipologia di gioco è sicuramente il notevole investimento immaginativo operato dal bambino, il quale dimostra non solo un’abilità di simbolizzazione ma anche una buona capacità riflessiva: l’immaginazione è l’esito dello sviluppo della capacità di mentalizzazione, cioè la facoltà di pensare cosa gli altri pensano, di conoscere i propri processi psichici ma anche la mente altrui e di attribuire a sé e agli altri stati interni, affettivi ed emotivi. L’immaginazione consente al bambino di ottimizzare la qualità del suo gioco, in quanto tramite essa il bambino crea oggetti che non esistono o che non possono essere concretamente percepiti mediante i sensi e immagina caratteristiche che un oggetto non possiede. L’acquisizione dell’immaginazione avviene anche grazie alla mind-mindedness, cioè la capacità della madre di fare sentire il bambino come un essere pensante nella propria mente.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Schaffer, H.R. (2005). Psicologia dello sviluppo. Un’introduzione. Cortina Raffaello
  • Santrock J. W. (2017). Psicologia dello sviluppo. McGraw-Hill.
  • Piaget, J.  (1945). La formazione del simbolo nel bambino. Imitazione, gioco e sogno. Immagine e rappresentazione. La Nuova Italia.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Sviluppo morale la teoria di Kohlberg sul ragionamento morale
Lo sviluppo morale

Kohlberg descrive i tre livelli di sviluppo morale e i relativi sottostadi: preconvenzionale, convenzionale e postconvenzionale

ARTICOLI CORRELATI
All I want for Christmas is Truth. Scoprire che Babbo Natale non esiste è traumatico?

Quando i bambini scoprono che Babbo Natale non esiste? Verso gli 8-9 anni (ma vi è un’estrema variabilità). Come avviene questa scoperta? 

La diagnosi di sordità del proprio figlio: un percorso di elaborazione del lutto

In questo articolo vengono presentati i risvolti psicologici di ognuna delle cinque fasi di elaborazione della diagnosi di sordità

WordPress Ads
cancel