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La mindfulness come terapia per l’Internet Gaming Disorder

Le persone con internet gaming disorder possono beneficiare della mindfulness per sviluppare strategie per gestire le emozioni e i pensieri negativi

Di Riccardo Fabbrini

Pubblicato il 09 Set. 2022

Alcune ricerche hanno riportato che individui che soffrono di internet gaming disorder riferiscono dei pensieri negativi legati al contesto videoludico, come l’idea di essere efficaci solamente nei videogiochi, o di essere capaci di socializzare solo in determinati ambienti online (Li et al., 2018).

 

Introduzione all’Internet Gaming Disorder

L’Internet Gaming Disorder (IGD) è una problematica che consiste in un ricorrente e persistente pattern di comportamenti legati al gioco patologico con i videogiochi (Li et al., 2018). Questi comportamenti non sono legati esclusivamente all’utilizzo del computer come mezzo per giocare, ma si ritrovano anche negli individui che utilizzano altre piattaforme, come le console o gli smartphone (Li et al., 2018). L’internet gaming disorder è stato incluso come disturbo ancora da studiare approfonditamente nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM‐5; American Psychiatric Association [APA], 2013), e la ricerca su questo disturbo è attualmente fortemente incoraggiata.

L’internet gaming disorder e i comportamenti problematici legati al videogioco sono alquanto diffusi; infatti, nella popolazione generale, la prevalenza di questo disturbo si trova in un range che va dal 4% al 12% (Li et al., 2018). La necessità di videogiocare per molte ore al giorno, ogni giorno, può causare una serie di disagi all’individuo e a chi lo circonda. L’individuo con IGD ha come obiettivo primario quello di passare più tempo possibile a giocare ai videogiochi, senza considerare gli altri aspetti della propria vita, come la salute, le relazioni sociali o le possibilità economiche. Le conseguenze, quindi, possono essere delle problematiche legate alla salute fisica, oltre che a comorbilità psichiatriche, perdita di socialità e relazioni importanti e debiti finanziari, fino al rischio di sviluppare ideazioni suicidarie.

I segni e i sintomi che sono presenti nell’internet gaming disorder sono molto simili a quelli presenti nei disturbi da abuso di sostanze e nel gioco patologico, e colpiscono maggiormente gli adolescenti e i giovani adulti (Li et al., 2018). Gli studenti, in particolare, sono esposti ad un maggiore rischio rispetto agli altri individui, in quanto è più complicato per l’ambiente sociale e familiare intorno a loro, come la scuola e la famiglia, monitorare il tempo che essi dedicano ai videogiochi. Inoltre, spesso i videogiochi vengono utilizzati come una strategia di coping palliativa per fuggire facilmente dai doveri quotidiani, dallo stress causato dalla scuola o da stati negativi come noia, tristezza e solitudine.

Il ruolo dello stress e la psicologia positiva

Lo stress è quindi un importante fattore da tenere in considerazione quando si parla di internet gaming disorder (Yu et al., 2018), tuttavia, non sembra essere un fattore determinante per l’esordio dell’internet gaming disorder, in quanto le ricerche svolte finora hanno presentato risultati inconsistenti. Ciò fa supporre che tra lo stress e l’internet gaming disorder si frappongano dei fattori chiave, come le caratteristiche psicosociali di un individuo o la sua resilienza.

Secondo la psicologia positiva, i tratti positivi e le esperienze di un individuo spesso aiutano a promuovere il suo benessere, attenuando gli effetti negativi che certi eventi possono avere (Yu et al., 2018). Infatti, l’utilizzo della psicologia positiva è frequentemente incoraggiato nel trattamento di disturbi da dipendenza. Gli elementi della psicologia positiva potrebbero quindi servire come strategie di coping per ridurre le emozioni negative che un individuo stressato può esperire, e dalle quali cerca di distrarsi spostando l’attenzione sui videogiochi.

La mindfulness come strategia per gestire le emozioni e i pensieri negativi

Alcune ricerche hanno riportato che individui che soffrono di internet gaming disorder riferiscono dei pensieri negativi legati al contesto videoludico, come l’idea di essere efficaci solamente nei videogiochi, o di essere capaci di socializzare solo in determinati ambienti online (Li et al., 2018). Secondo l’approccio mindfulness, è possibile ridurre questi aspetti cognitivi negativi utilizzando delle tecniche di meditazione che permettono di ridurre il significato che viene dato a uno stimolo, diminuendo così l’importanza e il bisogno di utilizzo dell’individuo nei confronti dei videogiochi. È inoltre possibile ristrutturare la motivazione della persona, al fine di aiutarlo a non utilizzare i videogiochi come meccanismi per evitare il contatto con le emozioni negative, ma solo come attività ludica.

Le attività proposte dalla mindfulness, come la meditazione, la concentrazione sul momento presente e la consapevolezza metacognitiva possono avere un effetto terapeutico diretto e ridurre quindi le cognizioni negative, aumentando in concomitanza quelle positive, diminuendo così i comportamenti da dipendenza utilizzati dall’individuo come risposta alle emozioni negative (Li et al., 2018). Li e colleghi (2018) hanno condotto uno studio su 30 partecipanti, proponendo un percorso meditativo per ridurre i sintomi da internet gaming disorder, ottenendo ottimi risultati. L’utilizzo della meditazione ha aiutato i partecipanti a diminuire gli effetti dei processi cognitivi disfunzionali. La pratica della mindfulness potrebbe quindi aver incrementato la consapevolezza e il controllo delle emozioni nei partecipanti, che sono stati capaci anche di rivalutare la loro motivazione nel giocare ai videogiochi in maniera così frequente.

Sembra quindi che la mindfulness possa essere uno strumento efficace per ridurre i comportamenti da dipendenza nei confronti dei videogiochi (Li et al., 2018). È possibile che, rafforzando i meccanismi dietro ai processi cognitivi e affettivi, si possano ridurre ulteriormente i sintomi dell’internet gaming disorder. Inoltre, l’utilizzo della mindfulness, assieme alla sua integrazione con altri modelli psicoterapeutici, potrebbe essere utile per il trattamento di altri disturbi da dipendenza.

 

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