Lo studio di Ivert e colleghi (2018) ha avuto come obiettivo quello di verificare se ragazze e ragazzi adolescenti differiscono nella propensione al crimine, più precisamente nei valori morali e nell’autocontrollo, e se ci sono differenze di genere nelle correlazioni tra autocontrollo e reati o moralità e reati considerando anche il possibile effetto di genere.
La teoria dell’azione situazionale
Cercando di comprendere al meglio la criminalità e i meccanismi alla base, una teoria riconosciuta a cui fare riferimento è la teoria dell’azione situazionale (Situational Action Theory – SAT), che afferma che la decisione di commettere un reato è il risultato di un’interazione tra propensione ed esposizione (Wikström et al., 2012). La propensione al crimine è un costrutto teorico chiave con due componenti principali: la capacità di esercitare autocontrollo e il livello di moralità. L’esposizione criminogena invece è la misura in cui l’individuo è coinvolto in contesti con caratteristiche criminogene.
Ad oggi, il divario di genere nella criminalità è ben documentato, con risultati che mostrano livelli più elevati di coinvolgimento criminale tra i ragazzi (ad es, Weerman & Hoeve, 2012). Secondo la teoria dell’azione situazionale, il divario di genere nella criminalità può essere spiegato da (1) differenze di genere nella propensione al crimine, (2) differenze di genere nell’esposizione a contesti criminogeni, o da entrambi (Weerman et al., 2015; Hirtenlehner & Treiber, 2017).
Ciò su cui ci concentriamo in questo articolo riguarda la prima ipotesi: l’esistenza di differenze di genere nella propensione al crimine, più precisamente nei valori morali e nell’autocontrollo.
Differenze di genere nella propensione al crimine
Nella letteratura precedente, numerosi studi hanno trovato prove a sostegno dell’ipotesi che un basso autocontrollo aumenti il rischio di reato e che forti valori morali lo diminuiscano (ad es, Antonaccio & Tittle, 2008). Mentre le associazioni tra l’autocontrollo e la moralità e il reato sono ben consolidate, le conoscenze empiriche per quanto riguarda il modo in cui questi fattori possono essere correlati nei differenti generi sono meno chiare.
Anche gli studi che indagano le differenze di genere nella capacità di esercitare l’autocontrollo non sono conclusivi (Tittle et al., 2003).
Uno studio di Steketee et al. (2013), ad esempio, ha riscontrato sia differenze di genere nelle valutazioni dell’autocontrollo, sia che un basso autocontrollo era un correlato più forte del reato nei ragazzi rispetto alle ragazze, mentre Weerman e colleghi (2015) hanno riscontrato differenze di genere significative nei livelli di autocontrollo, ma con effetti simili.
Inoltre, sia nel caso dell’autocontrollo che della moralità, le concettualizzazioni che vengono fatte di questi costrutti variano da uno studio all’altro.
I ricercatori usano spesso il termine moralità per riferirsi ai valori morali, cioè alle percezioni di ciò che è giusto o sbagliato (Loeber et al., 1998). Weerman e colleghi (2015) hanno dimostrato che le ragazze sembrano avere valori morali più elevati dei ragazzi, ma, come nel caso dell’autocontrollo, I’entità dell’effetto dei valori morali sulla delinquenza sembra essere piuttosto simile per i due sessi.
Criminalità, autocontrollo e moralità
Il perché e il come l’autocontrollo e la moralità interagiscano sulla criminalità sono stati discussi nell’ambito della teoria dell’azione situazionale. Secondo questa teoria, gli individui si differenzierebbero sulla base di punteggi più alti o più bassi di valori morali, e questo determinerebbe il considerare o meno il crimine come un’opzione (Wikström et al., 2012). Si presume quindi che il reato sia principalmente una questione di moralità e non di scarso autocontrollo (Wikström, 2006; Wikström & Treiber, 2007). Quando un individuo non vede il crimine come un’alternativa di azione – cioè ha un alto livello morale – non ha bisogno di autocontrollo, e la capacità di esercitare l’autocontrollo diventa quindi irrilevante come causa del crimine.
Alla luce di quanto detto, lo studio di Ivert e colleghi (2018) ha avuto come obiettivo principale quello di verificare se ragazze e ragazzi adolescenti differiscono nella propensione al crimine, più precisamente nei valori morali e nell’autocontrollo, e se ci sono differenze di sesso nelle correlazioni tra autocontrollo e reati o moralità e reati considerando anche il possibile effetto di genere.
I risultati hanno dimostrato che, in linea con la letteratura precedente, le ragazze avevano meno probabilità di commettere reati rispetto ai ragazzi. Alcuni autori sottolineano che bassi livelli di autocontrollo siano una delle cause principali del coinvolgimento nel crimine (Gottfredson & Hirschi, 2016), ma non sono state riscontrate differenze tra ragazze e ragazzi nei livelli di autocontrollo. Inoltre, le correlazioni tra l’autocontrollo e il coinvolgimento nel crimine erano simili per genere.
Ciò indica che, sebbene l’autocontrollo possa essere un fattore importante per spiegare il coinvolgimento individuale nel crimine, non può spiegare le differenze nel coinvolgimento nel crimine tra ragazze e ragazzi.
I valori morali, invece, sembrano essere più fortemente correlati al reato nelle ragazze rispetto ai ragazzi. Ciò è in linea con altri risultati (ad es, Svensson, 2015; Weerman et al., 2015) che hanno riportato che i maggiori atteggiamenti morali tra le ragazze spiegano il perché le donne commettano meno reati rispetto agli uomini.
In sintesi, quindi, i valori morali potrebbero spiegare in qualche misura le differenze di genere osservate nel campione per quanto riguarda il coinvolgimento nel crimine, anche se le differenze osservate nei valori morali non spiegano completamente la differenza osservata nei reati. Questo può derivare solo dal fatto che, sebbene statisticamente significativa, la differenza nelle valutazioni morali era piuttosto piccola.
È stata inoltre confermata un’interazione tra valori morali e autocontrollo in relazione al coinvolgimento criminale degli adolescenti; questa però, non sembra essere influenzata dal genere.
In conclusione, i risultati dello studio di Ivert e colleghi (2018) supportano l’ipotesi che gli effetti della moralità e dell’autocontrollo siano generali e si applichino in modo simile ad entrambi i sessi. Queste variabili non possono spiegare completamente le differenze di genere osservate nei reati, per cui sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere il coinvolgimento degli adolescenti nella criminalità.