Emergenza Ucraina: due psicologi sul confine italiano ogni settimana da un mese, già dieci partiti e tornati e altri due in servizio per la sesta settimana consecutiva. È questa la missione a cui SIPEM SoS Federazione partecipa su richiesta del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile
Comunicato stampa redatto da SIPEM SoS Federazione (Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza – Social Support)
Due psicologi sul confine italiano ogni settimana da un mese, già dieci partiti e tornati e altri due in servizio per la sesta settimana consecutiva. È questa la missione a cui SIPEM SoS Federazione, la Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza Social Support, partecipa su richiesta del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile. Il team socio-sanitario presidia dal 4 aprile il campo di Ugovizza (UD) della Protezione Civile Friuli Venezia Giulia, dove transitano i rifugiati ucraini che hanno appena superato il confine con l’Italia, diretti nel nostro paese dopo essere fuggiti dalla guerra.
La SIPEM che fa parte della Protezione Civile, mette a disposizione volontari psicologi formati nella gestione degli eventi emergenziali e fornisce assistenza psico-sociale a chi, dopo giorni estenuanti di viaggio, arriva per trovare la pace.
Il team SIPEM cambia ogni settimana, con il passaggio di consegne che avviene prima online assieme al Coordinamento Nazionale Maxi Emergenze e poi in presenza la domenica o il lunedì tra i volontari in arrivo da tutta Italia. Fino ad ora hanno partecipato otto regioni (Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche,Toscana e Veneto) ma la previsione è di continuare per tutto il mese di maggio.
Il team socio-sanitario è stato costituito dal Dipartimento per mettere a disposizione del Friuli Venezia Giulia e le Forze dell’Ordine, oltre agli psicologi anche assistenti sociali, infermieri e soccorritori coadiuvati da un interprete. In uno spazio ristretto e in tempi limitati l’intervento degli psicologi è diretto ad adulti e bambini, provati dalla guerra e dal viaggio che giunti alla loro meta finale mostrano segni di sofferenza psichica e scompensi emotivi, se non addirittura i primi sintomi di disturbi da stress e trauma.
È bastato poco, come rendere più accogliente il presidio con un muro di disegni fatti dai bambini: le parole in ucraino lasciano ai successivi passanti un segno tangibile che quello è finalmente un posto sicuro. Laddove non arrivano le parole infatti, arrivano le immagini e la gentilezza di una mano che offre tè caldo (chai, in ucraino, hanno imparato a dire tutti).
La situazione è complessa ma potenzialmente molto bella e forte – racconta Massimo Crescimbene, storico volontario della sezione Lazio che ha partecipato alla terza missione – Polizia, Esercito, UNHCR, volontari del Friuli e del Servizio Nazionale di Protezione Civile fianco a fianco per aiutare e accogliere. Un’esperienza nuova e inedita anche per chi come me ha alle spalle tante esperienze di protezione civile. I nostri interventi sono brevi, mirati e intensi. Un breve scambio di battute in inglese con una signora di circa 70 anni che mentre aspetta di misurare la pressione, sulla panca fuori dell’infermeria, mi dice piano: “La mia casa… La mia casa non c’è più. Non la rivedrò mai… La mia terra è distrutta”. Non rispondo, non potrei dire nulla al riguardo, ma l’abbraccio e le sorrido. Piano le dico: “la nostra terra ti accoglie. Puoi essere tranquilla, la tua casa, la tua terra sono con te”
IMMAGINI DELLA MISSIONE SIPEM SoS FEDERAZIONE: