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La CBT nel pubblico e nel privato – Report dal Forum di Ricerca in Psicoterapia

Durante il Forum, i prof. Ruggiero, Clark e Hollon hanno portato importanti spunti di riflessione sulla pratica della CBT nel pubblico e nel privato

Di Chiara Cilardo

Pubblicato il 24 Mag. 2022

Aggiornato il 26 Mag. 2022 11:49

Diffondere la CBT nel pubblico e nel privato. Diverse esperienze in diversi paesi e sistemi: lo IATP, il sistema assicurativo USA e il progetto InTherapy – Report dal Forum della Ricerca in Psicoterapia 2022: Psicoterapia Efficace

 

 Durante la tavola rotonda che ha chiuso il Forum, i prof. Giovanni Maria Ruggiero, David Clark e Steven Hollon hanno portato importanti spunti di riflessione su cosa vuol dire una buona pratica terapeutica.

Il Forum della Ricerca in Psicoterapia è il consueto appuntamento biennale organizzato dalla rete di Studi Cognitivi Formazione che riunisce studenti, ricercatori e clinici delle diverse scuole radicate sul territorio italiano. Si tratta di un’importante occasione formativa e di scambio, non solo per la possibilità di discutere ricerche e casi clinici con professionisti di esperienza, ma anche per allacciare contatti con colleghi con diverse esperienze e background. Sia studenti che clinici affermati hanno avuto modo di presentare diversi lavori di ricerca.

Tra questi c’è stato spazio anche per gli interventi del prof. David Clark che ha parlato dello IAPT (Improving Access to Psychological Therapies, programma del servizio pubblico britannico per l’erogazione di CBT) e Steven Hollon, che ha approfondito la situazione statunitense, sicuramente meno strutturata rispetto ad altre realtà europee.

Proprio questi ultimi due, insieme al prof. Ruggiero, hanno tenuto la tavola rotonda che ha chiuso i due giorni del Forum. Le esperienze degli studiosi inglese e americano sono state rapportate all’esperienza italiana in generale e in particolare al progetto InTherapy.

Flessibilità e gruppo di lavoro nella buona pratica

Prima ancora di ragionare sulle migliori pratiche per diffondere la CBT nel pubblico come nel privato, va fatta una riflessione preliminare sul ruolo della formazione per lo psicoterapeuta.

Il percorso formativo degli psicoterapeuti è composto sia da una parte teorica che da una componente pratica, rappresentata dai vari tirocini e collaborazioni a vario titolo cui l’aspirante psicoterapeuta prende parte. Tuttavia c’è il rischio che una volta terminato il percorso formale di studi si finisca col lavorare isolati nel proprio studio. Chiudersi può portare a mancanza di aderenza rispetto alle pratiche cliniche più aggiornate e alla mancanza di riscontri esterni, di confronti costruttivi con colleghi.

Ed è per questo che è fondamentale considerare come parte integrante dell’esperienza del clinico fare training e supervisioni regolari con colleghi più esperti, usare scale di valutazione e revisione degli interventi attuati per monitorare costantemente il trattamento: proprio la misurazione apre gli occhi su cosa è efficace e quali strade è meglio intraprendere nel percorso terapeutico.

La pratica clinica è per definizione flessibile e dinamica, pur mantenendo l’esigenza di rimanere aderenti a protocolli e linee guida condivisi.

Come ricorda Hollon, il manuale di terapia cognitiva di Beck fu elaborato dal gruppo di lavoro della “Mood Clinic” di cui lui stesso fece parte; questo testo fu redatto a più mani e soprattutto integrando più idee, opinioni, osservazioni cliniche. I manuali sono fondamentali ma non sono che un punto di partenza per apprendere le procedure e avere un supporto mentre si applicano, prosegue Hollon, ma mai senza che la pratica sia condivisa e discussa con i colleghi con training, supervisioni, valutazioni come strumenti di apprendimento pratico da affiancare all’apprendimento mnemonico.

Anche secondo Clark i manuali sono necessari ma non sufficienti e non possono sostituire la pratica; devono, anzi, essere strumenti flessibili e non presi alla lettera con “to do list” sessione per sessione.

Clark, infatti, sostiene il cosiddetto approccio “learning by doing”, ovvero l’imparare attraverso il fare, attraverso l’esperienza diretta.

Rendere la CBT più accessibile: IAPT e InTherapy

Se da un lato gli psicoterapeuti devono mantenere un approccio flessibile, dall’altro lato emerge anche l’esigenza di avvicinare la CBT a persone che sono, per diversi e disparati motivi, lontani dal radar della presa in carico e che, invece, ne potrebbero beneficiare.

 Un discorso di questo genere tira in ballo anche le istituzioni che hanno il compito e il dovere di instradare i cittadini che ne hanno bisogno verso il giusto percorso di cura e, laddove necessario, supportandolo anche materialmente. Se esigenze di questo tipo non sono in alto nell’agenda delle autorità, bisogna portare evidenze e con dati alla mano mostrare quanto sia importante la psicoterapia: anche se sono ormai disponibili chiare prove empiriche della efficacia di varie psicoterapie per i disturbi mentali solo una minima parte di pazienti ne usufruisce.

L’esperienza di Clark nasce da questo tipo di riflessioni e ha portato allo IAPT (Improving Access to Psychological Therapies). Lo IAPT è un programma inglese che promuove l’accesso alla psicoterapia all’interno del Servizio Sanitario Nazionale: più di 500.000 pazienti all’anno ne usufruiscono con più di 10.000 terapeuti all’attivo formati in trattamenti evidence based per la terapia della depressione e dei disturbi d’ansia. Questo programma consente a un gran numero di persone di ricevere un trattamento psicologico, persone che altrimenti non ne avrebbero avuto l’opportunità, con ricadute positive a lungo termine sul Servizio Sanitario Nazionale stesso: oltre due terzi dei pazienti guarisce.

Collegandosi allo IAPT, il prof. Ruggiero introduce il progetto InTherapy, attivo su tutto il territorio italiano. Si tratta di una rete di psicoterapeuti formati che garantisce ai pazienti supporto, sia in presenza che online, nel trattamento di diversi disturbi (non solo depressione e ansia). La forza di InTherapy sta proprio nella rete di professionisti che collaborano sia in fase di diagnosi che di monitoraggio e supervisione delle psicoterapie; inoltre, vi è una formazione continua per i professionisti e questo garantisce la qualità e l’aderenza alle procedure evidence based. Grazie a un network di terapeuti formati su diversi disturbi e trattamenti, ogni paziente può essere indirizzato alla terapia più adatta al suo specifico caso: proprio come discusso con Hollon e Clark, nell’ottica di adottare un approccio flessibile al paziente e al contempo non far venir meno il rispetto dei protocolli e l’aderenza alle più recenti procedure validate.

InTherapy è un progetto che rappresenta un modello innovativo di diffusione della CBT nel contesto italiano, tuttora privo di realtà simili.

Premiazione e saluti

Per concludere i due giorni del Forum si è passati alla premiazione dei lavori e ai saluti finali.

Come di consueto vengono premiati il miglior poster e la miglior presentazione orale; ai vincitori spetta l’iscrizione al Congresso Nazionale della CBT Italia che quest’anno si terrà a Firenze il 4-5 Novembre.

Per quanto riguarda la sezione dei poster è stato premiato il lavoro di Elena Allegretti, Martina Bellomo, Martina Giacomoni, Rebecca Gilmozzi, Alice Nannini, Irene Pifferi e Annalisa Oppo della sede di Firenze col lavoro “Valutazione dell’efficacia di due tecniche di defusione sul contenuto del Sé in modalità online: uno studio sperimentale”.

Il premio come miglior presentazione orale va a Giulia Anchora, Viviana Cereda, Marta Fanfoni della sede di Milano con lo studio “Metacredenze e processi cognitivi influenzano i sintomi depressivi e ansiosi nella Malattia di Parkinson”.

Il Forum si conclude con i ringraziamenti a tutta l’organizzazione che ha consentito di riproporre il Forum dopo un anno di stop a causa della pandemia e con la promessa di rivedersi in presenza nell’edizione del 2024. Anche se per la prima volta online, l’essenza e lo scopo del Forum sono rimasti inalterati: formazione, condivisione, dialogo, discussione, tutti elementi chiave nella formazione di futuri professionisti psicoterapeuti.

 

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