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La guerra come malattia. Storia del disturbo da stress post traumatico

Solo con il tempo i sintomi del PTSD vennero riuniti sotto questa diagnosi e se ne ricondusse l'eziologia all'esposizione ad intensi eventi bellici

Di Matteo Fantauzzi

Pubblicato il 03 Mag. 2022

Aggiornato il 06 Mag. 2022 14:01

Anche prima di una rigorosa definizione scientifica il disturbo da stress post traumatico era comunque ampiamente documentato, anche se non ampiamente compreso.

 

 Sono presenti testimonianze della sintomatologia del disturbo da stress post traumatico nell’epopea di Gilgamesh e nell’Iliade, ma all’epoca non esisteva ancora la psicologia scientifica perciò, solo con l’avvento della prima guerra mondiale si cominciò ad analizzare clinicamente il PTSD.

Inizialmente non si imputava e non si voleva imputare la guerra come possibile fattore scatenante del PTSD. Si parlava di febbre/mal di trincea, di shell Shock, di vento degli obici e come cause si ipotizzavano danni al sistema nervoso per via dell’esposizione a forti rumori, onde d’urto dei bombardamenti e l’avvelenamento da monossido di carbonio (questa tesi era in particolar modo sostenuta da Charles Myers). Solo in seguito queste teorie vennero smentite, dato che anche i soldati lontani dai bombardamenti sviluppavano sintomi da PTSD, ossia difficoltà nel controllo delle emozioni, irritabilità, rabbia improvvisa o confusione emotiva, depressione, ansia, insonnia, perdita della percezione del sé e attacchi di panico, così si ipotizzò che i soldati affetti da PTSD avessero qualche disturbo latente che la guerra fosse in grado di slatentizzare. Ma anche queste teorie caddero nel vuoto così gli psicologi della scuola psicoanalitica (Freud, Victor Tausk, Karl Abraham, Sandor, Frenczi) e della scuola classica (Jean Lhermitte, William Rivers, Charles Myer e Thomas Solomon) iniziarono a ipotizzare che il PTSD, al tempo noto come nevrosi da guerra, avesse come eziologia l’esposizione ad intensi eventi bellici.

Questa nuova visione della guerra cambiò profondamente anche il metodo di trattamento della malattia, che fino ad allora veniva affrontata con massaggi, riposo, dieta appropriata e trattamento con scosse elettriche, oppure nel caso in cui si individuasse una possibile fonte psicologica, la terapia si basava sulla “cura della parola”, ipnosi e riposo. Ovviamente questo tipo di terapia non aveva nessuna efficacia. Difatti su 80.000 uomini trattati con queste terapie solo 1/5 fu considerato in grado di tornare al fronte. I pazienti non dovevano solo affrontare questa “tortura” clinica ma dovevano anche portare il peso di uno stigma sociale, erano visti come deboli, codardi ed effeminati, in Italia venivano scherniti, con il termine feroce quanto ingiusto di: scemi di guerra. Con l’inizio della guerra in Vietnam il PTSD si iniziò a manifestare in proporzioni sempre più ampie. E alla fine del 1970 si riuscì a ottenere l’inserimento del PTSD nel DSM. Oggigiorno i sintomi del PTSD sono divisi in quattro categorie:

  • Sintomi di intrusione: pensieri e ricordi che si ripetono in maniera involontaria.
  • Evitamento: le persone affette da PTSD possono evitare persone, luoghi o cose che li riportano all’evento traumatico.
  • Cambiamenti negativi dei pensieri.
  • Cambiamenti nell’eccitazione e nella reattività.

Perciò si può sostenere che la guerra è un evento naturale, si pensi alla guerra che conducono alcune specie di formiche, ma l’essere umano è alienato dalla natura, con la sua elevata coscienza di sé e percezione delle cose può solo essere infettato dalla guerra e lentamente consumato. La guerra è per l’uomo un gas letale che lo consuma da dentro e gli fa bruciare gli occhi.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Association. Criteri diagnostici - Midi Dsm-5. Raffaello Cortina editore.
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