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Pandemic fatigue: cos’è e come rimotivare alla prevenzione del Covid

La pandemic fatigue si configura come distress che si traduce in demotivazione nel seguire i comportamenti protettivi raccomandati, come intervenire?

Di Ilaria Di Paola

Pubblicato il 09 Mag. 2022

L’OMS propone quattro strategie chiave e cinque principi trasversali per mantenere e rinforzare l’aderenza del pubblico ai comportamenti protettivi contrastando la demotivazione che prende il nome di pandemic fatigue.

 

È ormai opinione condivisa che il dilagare del SARS-CoV-2 abbia messo a dura prova la società moderna. L’impatto della pandemia che ne è derivata è stato talmente dirompente da spingere i governi degli Stati di tutto il mondo a ritenere necessaria l’emanazione di varie misure restrittive finalizzate alla tutela della salute della popolazione: dall’impiego di mascherine all’aperto e nei luoghi al chiuso all’invito a osservare il distanziamento sociale e a limitare le occasioni di assembramento, fino alla modifica delle modalità di lavoro e degli spostamenti. Tutto ciò ha inevitabilmente determinato un drastico cambiamento nelle abitudini e nello stile di vita delle persone.

A distanza di tempo dall’inizio della pandemia, l’OMS riferisce la preoccupante presenza nella popolazione di crescenti segnali di pandemic fatigue (WHO, 2020).

Pandemic fatigue: che cos’è?

La pandemic fatigue si configura come una forma di distress che si traduce in demotivazione nel seguire i comportamenti protettivi raccomandati. Si tratta di una fisiologica e prevedibile reazione a un’avversità prolungata e ai disagi ad essa associati (in questo caso una crisi di salute pubblica), che emerge gradualmente nel corso del tempo e che conduce a sentimenti di angoscia (WHO, 2020).

A causa della pandemic fatigue un numero crescente di persone sta progressivamente abbassando la guardia relativamente alla situazione pandemica. Questa “stanchezza e intolleranza” da COVID-19 è, infatti, in grado di causare una riduzione del rischio percepito collegato al COVID-19, cui seguono un minore interesse e impegno nel seguire le raccomandazioni, con successiva diminuzione dell’efficacia dei comportamenti precedentemente attuati.

Pandemic fatigue: da cosa è causata?

Di fronte a un evento critico la maggior parte delle persone tende ad attivare delle strategie di coping funzionali ad affrontare le difficoltà nel breve termine, ma, qualora le circostanze di stress acuto si protraggano, potrebbero insorgere stanchezza e demotivazione (Masten et al., 2016).

È quello che è accaduto nel caso della pandemia da COVID-19, laddove la motivazione individuale è stata negativamente influenzata dalla durata della situazione pandemica (WHO, 2020). Nello specifico, la minaccia percepita del virus può gradualmente assumere un peso minore a causa dei seguenti fattori:

  • le persone si abituano nel tempo all’esistenza del virus, perdendo interesse;
  • le conseguenze sul piano personale, sociale ed economico derivate dalle misure di contrasto alla pandemia (lockdown, restrizioni) acquisiscono una rilevanza maggiore rispetto al rischio connesso al SARS-CoV-2;
  • si genera un desiderio di libertà e autodeterminazione come reazione alle limitazioni imposte per contenere il virus.

Pandemic fatigue: come contrastarla?

L’OMS ha stilato delle linee guida, ossia strategie e indicazioni che possono fungere da punto di riferimento per i governi e i cittadini, al fine di gestire la pandemic fatigue, rinvigorire la motivazione della popolazione rispetto ai comportamenti protettivi e incrementare la collaborazione delle persone nella prevenzione della diffusione del SARS-CoV-2.

In particolare l’OMS propone quattro strategie chiave e cinque principi trasversali per mantenere e rinforzare l’aderenza del pubblico ai comportamenti protettivi.

Le quattro strategie chiave sono:

  • comprendere le persone: identificare i gruppi di popolazione più demotivati o con maggiore incidenza di contagio, capire i loro bisogni e usare tali conoscenze per orientare politiche e interventi;
  • ingaggiare le persone: coinvolgere i cittadini a livello individuale e collettivo per farli sentire parte della soluzione;
  • permettere alle persone di vivere le loro vite ma diminuire i rischi: applicare misure locali, mirate, limitate nel tempo e a rischio effettivo per ridurre la diffusione del COVID-19, ma al tempo stesso permettere il proseguimento di una vita relativamente normale;
  • riconoscere le difficoltà che le persone vivono: fornire sostegno finanziario, sociale, culturale e psicologico per alleviare il disagio della popolazione.

Invece, i cinque principi trasversali nella progettazione di politiche e interventi sono:

  • trasparenza
  • correttezza e imparzialità
  • coerenza
  • coordinamento
  • prevedibilità

Infine alcuni consigli concreti forniti dall’OMS sono:

  • anziché incolpare, spaventare o minacciare le persone, fare loro appello e riconoscere il fatto che tutti stanno dando il loro contributo;
  • raccomandare comportamenti facili e poco costosi;
  • utilizzare una comunicazione efficace;
  • fornire informazioni in modo conciso e chiaro.

In conclusione, nonostante siano attualmente disponibili vaccini e terapie per proteggerci e curare l’infezione da COVID-19, i comportamenti protettivi individuali e collettivi continuano a rappresentare una risorsa di centrale importanza per il contenimento del virus, dal momento che la pandemia non è ancora del tutto giunta al termine. Ecco perché la pandemic fatigue si presenta come una insidiosa minaccia relativamente ai risultati raggiunti fino ad ora: abbassare la guardia adesso, infatti, può significare vanificare tutti gli sforzi effettuati per tenere sotto controllo la diffusione del SARS-CoV-2, spesso con costi elevatissimi in termini economici e sociali. Risulta, pertanto, fondamentale costruire un giusto equilibrio che da un lato garantisca alla popolazione una soddisfacente qualità di vita e dall’altro continui a mantenere ridotti i rischi riferiti al dilagare della pandemia.

 

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