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Gli antecedenti del suicidio nei giovani

Sebbene spesso si pensi che il suicidio sia avvenuto "di punto in bianco", studi sui suicidi individuali riportano la presenza di alcuni segnali d’allarme

Di Carlotta D`Acquarone

Pubblicato il 15 Mar. 2022

Aggiornato il 18 Mar. 2022 11:27

Il suicidio è considerato un grande problema di salute pubblica; è causato da aspetti psicologici, sociali, economici, biologici e culturali (Barrio, 2007).

 

Il suicidio colpisce tutte le fasce d’età e, sebbene nel mondo le statistiche durante l’infanzia siano più basse, recentemente sono aumentate, provocando scalpore per la tragicità dell’evento. Talvolta accade che i bambini non abbiano strategie adattive sufficienti per far fronte ad alcune situazioni stressanti: diversi studi dimostrano infatti che nel periodo di transizione tra la tarda infanzia e l’adolescenza avvengano vari cambiamenti interni ed esterni che hanno un impatto sulla capacità emotiva, fisica e mentale di colui che li vive (Unicef, 1999). Per tale ragione, in tutto il mondo il suicidio è molto comune tra i giovani ed è la terza causa di morte sia per le ragazze che per i ragazzi tra i 15 e i 19 anni (WHO, 2019). Da molti anni, in molti paesi, i tassi di suicidio nei bambini e nei giovani sono in aumento: uno studio epidemiologico condotto in 101 paesi tra il 2000 e il 2009 ha rilevato che il 14,7% dei suicidi si è verificato in bambini tra i 10 e i 14 anni di età (Kõlves & De Leo, 2015); nel  2018 le registrazioni di decessi per suicidio dell’Office for National Statistics (ONS) mostrano un aumento del 22% in un anno del tasso di suicidio nei giovani sotto i 25 anni. Anche in Europa il suicidio sembra essere la seconda causa di morte tra i giovani, dopo gli incidenti stradali. Circa 1.200 ragazzi all’anno, nella fascia di età 10 – 19 anni, si tolgono la vita.

I segnali d’allarme per il suicidio

Oltre ai tassi del suicidio, anche i tassi di autolesionismo sono in aumento, specialmente tra le ragazze e tra coloro che hanno meno di 20 anni. Questo dato è importante in quanto l’autolesionismo costituisce uno dei fattori di rischio per un successivo suicidio. È interessante notare come per le ragazze l’aumento sia iniziato più tardi (2013 rispetto a 2010 per gli uomini) ma sia raddoppiato molto rapidamente (entro il 2018); sembra infatti che tale aumento coincida con l’impatto dei social media e con la crescente domanda di servizi di salute mentale per bambini e adolescenti (Lennon, 2018).

Nonostante i membri della famiglia riferiscano che la morte di un ragazzo spesso avvenga ‘di punto in bianco’ e senza alcun tipo di preavviso, la maggior parte degli studi che si sono occupati di analizzare i suicidi individuali riportano la presenza di alcuni segnali d’allarme tra cui l’autolesionismo, l’espressione di ideazione suicidaria e un recente contatto con i servizi (Björkenstam et al., 2017). Sembrerebbe quindi che coloro che non danno nessuna indicazione di un intento suicidario siano una minoranza. Generalmente diversi fattori interagiscono prima che i pensieri suicidari si trasformino in un comportamento suicidario: spesso esiste un disturbo psichico sottostante e un evento stressante che scatena il comportamento. I problemi più comuni sono la depressione, l’ansia e il disturbo da stress post traumatico; tra gli adolescenti anche il disturbo da uso di alcol o sostanze e uno scarso controllo degli impulsi (Driver, & Thomas, 2018).

Uno studio sugli antecedenti del suicidio

Nel 2020 uno studio di Rodway e colleghi ha tentato di esaminare gli antecedenti del suicidio nei giovani che potrebbero aver contribuito al recente aumento. In particolare i ricercatori volevano riportare i numeri ed esaminare gli antecedenti del suicidio da parte di giovani tra i 10 e i 19 anni; esplorare le differenze di genere in queste caratteristiche e descrivere i contatti con i servizi o le agenzie specializzate. Inoltre gli autori volevano esaminare alcuni particolari sottogruppi tra cui i bambini affidati alle autorità locali, gli LGBT e i giovani che avevano subito un lutto. Per i dati necessari hanno raccolto tutte le indagini degli organismi ufficiali del Regno Unito tra il 1° gennaio 2014 e il 31 dicembre 2016. I rapporti delle inchieste sui giovani morti per suicidio contengono molte informazioni tra cui le testimonianze di famiglie, amici e professionisti, riguardo a episodi stressanti che il giovane stava vivendo prima di suicidarsi. Le informazioni sugli antecedenti sono state estratte da udienze o fascicoli dell’inchiesta del tribunale o rapporti di morte della polizia; revisioni di casi ottenute dalla National Society for the Prevention of Cruelty to Children national case review repository; rapporti della giustizia penale; dati della National Confidential Inquiry into Suicide and Safety in Mental Health (NCISH) e, infine, rapporti di incidenti gravi del Servizio Sanitario Nazionale (NHS). Sono stati quindi inclusi nello studio 595 soggetti su cui era registrato almeno un rapporto e si sono svolte diverse analisi statistiche per esaminare le associazioni tra genere, sottogruppo e altre caratteristiche. I risultati mostrano che tra i quasi 200 suicidi l’anno nel Regno Unito tra il 2014 e il 2016, il 71% erano maschi e l’età più frequente risulta essere l’adolescenza (tra i 17 e i 19 anni). Inoltre sembrerebbe che i principali antecedenti comuni nelle ragazze siano: malattie mentali familiari, violenza domestica, abusi, lutti dei genitori, bullismo, autolesionismo, assistere a violenza domestica, lutti (compreso il suicidio) e possibili pressioni scolastiche. Per i ragazzi i principali antecedenti sono invece l’abuso di droga e i problemi sul posto di lavoro. I metodi più comunemente utilizzati dai giovani per suicidarsi sono risultati l’impiccagione/strangolamento, lesioni multiple (e.g. il salto dall’alto e le morti in ferrovia) e l’auto-avvelenamento. Infine è emerso che molti dei giovani inclusi nello studio appartenevano ai sottogruppi analizzati (LGBT, bambini assistiti e bambini che avevano subito un lutto) e molti antecedenti del suicidio sono risultati più comuni in questi ultimi: l’autolesionismo, l’abuso, il bullismo e l’ideazione suicidaria, per esempio, erano più frequenti nel gruppo LGBT.

Conclusioni

In conclusione esistono diversi antecedenti al suicidio nei giovani che sono importanti per un approccio di prevenzione che include politiche antibullismo nelle scuole e sul posto di lavoro, sostegno per le famiglie in lutto, servizi di salute mentale che offrono accesso urgente, valutazioni psicosociali dopo episodi di autolesionismo. Sarebbero necessarie inoltre particolari attenzioni per alcune minoranze: supporto per l’alloggio e la salute mentale per i bambini assistiti e attività mirate all’inclusione sociale e alla diversità nel gruppo LGBQ. Anche le piattaforme social possono infine avere un ruolo nel fenomeno del suicidio tra i giovani, prevenendolo con la riduzione dell’accessibilità delle informazioni sui metodi di suicidio, ma anche amplificandolo attraverso l’apprendimento sociale, in particolare per i giovani che sono più vulnerabili ad essere influenzati (Rodway et al., 2020).

 

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