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Mental Health Apps e Digital Therapy

Oggi sono due gli ambiti in via di sviluppo per quanto riguarda la digital mental health: le Mental Health Apps e la Digital Therapy (DTx)

Di Caterina Carosi

Pubblicato il 15 Mar. 2022

Le Mental Health Apps intervengono con metodologie basate sulla psicoeducazione, la meditazione e l’assesment per migliorare gli stati d’ansia, stress e depressione.

 

La Digital Mental Health

Era il gennaio del 2020 e l’Organizzazione Mondiale della Sanità annunciava l’emergenza sanitaria di interesse internazionale da COVID-19. Oggi, dopo esattamente 2 anni, la pandemia ha ridisegnato completamente le nostre abitudini e tra queste l’uso (e l’abuso) delle nuove tecnologie digitali ci ha portato a ricercare modalità di comunicazione impersonali e ibride per superare l’isolamento sociale e l’emergenza sanitaria. Una necessità che nasce dal nostro bisogno di confronto e di rapporti umani che alimentano gli stili d’interazione, le strutture sociali e le strategie di socialità-adattiva.

Pc e Smartphones sono diventati i nuovi oggetti transizionali (Winnicott, 1951), estensioni della nostra mente. La finestra sul mondo che ci permette di osservare e cercare oltre i limiti della fisicità. Ed è proprio questa nuova predisposizione che rende anche la salute mentale sempre più ‘smartphone’.

Il settore della Digital Mental Health è in forte crescita e ricercatori e professionisti stanno lavorando da quasi dieci anni sui benefici e le criticità di questi nuovi strumenti sanitari. Numerose e ancora inevase sono le domande, i dubbi e le perplessità sulla loro efficacia  e adeguatezza, sul futuro della diagnosi e del sostegno psicologico self-made (Firth et Al, 2017).

Oggi sono due gli ambiti in via di sviluppo: le Mental Health Apps, che sono ‘applicazioni benessere’ self-help per migliorare condizioni di ansia e depressione attraverso tecniche motivazionali e di meditazione del tipo ‘intervention app’ (di supporto o trattamento) o di ‘mood tracking/assessment’ (Wasil et Al, 2019); e la Digital Therapy (DTx), che riguarda strumenti progettati per curare disturbi con interventi farmaco-sostitutivi che richiedono alti standard di sicurezza ed efficacia da rispettare.

La Digital Therapy

Tra queste ultime l’America fa da pioniera con l’approvazione della prima DTx da parte della Food Drug Administration (FDA) già nel 2017, alla quale sono seguite terapie digitali per la diagnosi e il trattamento di ADHD (il video-gioco EndeavoRx ), il deterioramento cognitivo, i disturbi del sonno e da abuso di sostanze. Un mercato che secondo il fondo Rock Health muove 2,4 miliardi di dollari di finanziamenti tra le società di salute comportamentale digitale.

Sempre in America uno studio randomizzato controllato sulla DTx Daylight per la preoccupazione e l’ansia, ha rilevato che il 71% degli utenti ha ottenuto la remissione del disturbo d’ansia generalizzata, rispetto al 33% di quelli in un gruppo di controllo (Carl, JR, et al.,2020).

In Europa invece sono la Gran Bretagna e la Germania a fare da apripista e mentre l’Italia paga un ritardo digitale e l’assenza di normativa in materia, la Germania invece si dimostra la prima ad approvare dispositivi terapeutici digitali per disturbi del sonno e depressione, tra i quali troviamo rispettivamente Somnio e Velibra.

Queste nuove opportunità di intervento sono di base cognitivo-comportamentale e hanno come obiettivo quello di modificare gli schemi di comportamento disfunzionali che non permettono al paziente di applicare strategie quotidiane adeguate ed efficaci, con la possibilità di alleggerire il carico nelle strutture sanitarie e affiancare la figura dello specialista con un approccio integrato di prevenzione, riabilitazione, monitoraggio e valutazione del percorso terapeutico. Di contro, gli alti costi per una realizzazione capillare delle Dtx e la richiesta di prescrizione medica per molte di loro riducono notevolmente le promettenti potenzialità e il numero di professionisti abilitati a farne uso.

Le Mental Health Apps

Anche il settore delle Mental Health Apps si sta affermando tra gli users: una ricerca di Deloitte sulla Digital (Consumer) Evolution, presentata lo scorso 18 gennaio, stima una spesa a livello globale per le Mental Health App (MH-App) che raggiungerà quasi i 500 milioni di dollari per il 2022. Un risultato importante che si aggiunge alle già numerose versioni gratuite di MH-App per il benessere mentale e lo stile di vita interiore. Si tratta di App che intervengono in prevalenza con metodologie basate sulla psicoeducazione, la meditazione e l’assesment per migliorare gli stati d’ansia, stress e depressione (Wasil et Al, 2019). Questi disturbi, in forte crescita soprattutto tra le fasce più giovani (Chen et Al. 2020), sono il risultato di difficoltà relazionali causate dall’isolamento forzato e il distanziamento sociale. Il fenomeno interessa anche le fasce più anziane: uno studio della Warren Alpert Medical School of Brown University, Providence, Rhode Island ha valutato 15 App, economiche e accessibili, di formazione e orientamento per la terza età durante la fase pandemica e i risultati hanno dimostrato una riduzione del senso di solitudine e un miglioramento della salute e dell’indipendenza personale (Banskota et Al. 2020).

Il monitoraggio delle Mental Health Apps e della Digital Therapy

Sono nate anche App che monitorano le Mental Health Apps e le Digital Therapy: Stephen Schueller, PhD e professore associato di scienze psicologiche e informatica presso l’Università della California ha creato un sito per i consumatori, One Mind Psyber Guide, che aiuta a trovare strumenti validi ed efficaci basati sull’esperienza dell’utente, su prove evidenced-based, sicurezza e privacy, fornisce un punteggio di credibilità per le App e un giudizio clinico sul loro sviluppo relativamente a disturbi d’ansia, stress, PTSD e DOC.

Un altro esempio è l’App Evaluation Model di iniziativa dell’American Psychiatric Association, progettata per aiutare consumatori e clinici nella scelta di App appropriate, con una sezione validity-check rivolta agli esperti.

Il tema ha interessato le maggiori riviste scientifiche, da Lancet Digital Health a Nature Digital Medicine, con l’evidenza che nei prossimi anni ci troveremo ad affrontare gli effetti di queste nuove modalità relazionali e di approccio alla cura. Ancora non possiamo dire con certezza se si tratterà di Digital Placebo Effect (Tourus. J. et Al., 2016) o di sistemi di intervento integrati, efficaci e curativi a favore anche delle fasce economicamente più svantaggiate. Certo è che la nuova figura del paziente-consumatore richiederà, oltre all’evidenza scientifica, comportamenti di promozione e tecniche di intervento per un uso responsabile e consapevole a favore del benessere personale e collettivo.

 

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