Il grande impostore è un libro che nasce da una diagnosi sbagliata. Scritto dalla giornalista Susannah Cahalan, l’autrice racconta della sua encefalite autoimmune, scambiata per un disturbo schizoaffettivo. Una diagnosi errata che ha tragicamente fatto prendere alla sua vita una direzione totalmente sbagliata.
I disturbi come quello che nel 2009 ha mandato ‘in fiamme’ il mio cervello vengono chiamati ‘the great pretenders’ ovvero ‘i grandi impostori’, perché collegano i mondi della medicina: i loro sintomi ‘imitano’ quelli di malattie psichiatriche quali la schizofrenia o il disturbo bipolare, ma hanno cause fisiche riconosciute, per esempio una reazione autoimmune, un’infezione o qualche altra disfunzione materialmente individuabile. I medici utilizzano termini come organico e somatico per descrivere le patologie come la mia, mentre le malattie psichiatriche sono definite inorganiche, psicologiche o funzionali.
Dalla sua errata diagnosi nasce il libro Il grande impostore, scritto dalla giornalista Susannah Cahalan. La Cahalan, infatti, era affetta da un’encefalite autoimmune che mima disturbi schizoaffettivi.
Una diagnosi errata può tragicamente far prendere alla vita una direzione totalmente sbagliata.
L’intero sistema si basa su questa distinzione, sul far rientrare la malattia in una categoria piuttosto che nell’altra, e determina il modo in cui trattiamo i pazienti che ne sono colpiti. Dunque, che cos’è la malattia mentale?
L’autrice si appassiona tanto al tema che spolvera un vecchio articolo di David Rosenhan, psicologo e docente universitario a Stanford, nonchè il protagonista del nostro libro, ovvero, David Lurie (paziente numero 5213).
Lo psicologo infatti, nel 1973 scrive l’articolo Essere sani in luoghi folli in seguito al suo esperimento.
Rosenhan, infatti, si fa ricoverare in un istituto per verificare se i medici o gli infermieri sarebbero riusciti a smascherare la verità, come lui anche altri otto tra uomini e donne sani di mente. Cosa ne esce fuori? Un articolo epocale.
Avanza l’antipsichiatria, iniziano le revisioni al DSM.
L’autrice, attraverso materiale d’archivio e decine di interviste a persone coinvolte nell’esperimento, scrive di quella missione segreta che ha cambiato la nostra idea della malattia mentale e lo fa coinvolgendoci totalmente. In qualche modo smaschera un lavoro un po’ esasperato, ma che di certo è stato utile ad evidenziare come spesso e ancora oggi alla malattia psichiatrica viene attribuita minore legittimità rispetto alla malattia fisica.
Un libro che pone lo sguardo lucido di una non addetta ai lavori, che riesce in modo obiettivo ed equilibrato a coinvolgere il lettore in una storia da leggere tutta d’un fiato.