Sebbene numerosi studi abbiano riscontrato delle associazioni tra ambienti familiari invalidanti, sintomi da disturbi alimentari, insoddisfazione corporea e difficoltà nelle relazioni strette, i processi che legano queste variabili non erano ancora stati approfonditi.
Introduzione
L’ambiente familiare durante l’infanzia è un fattore che ci permette di capire le relazioni tra genitori e figli, spesso concettualizzate tramite due costrutti: la teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1969), secondo la quale i bambini per ottenere cura e sicurezza rispondono ai comportamenti del caregiver, e la teoria del legame parentale, che sottolinea l’importanza della qualità del legame tra gli adolescenti e i loro genitori nei primi 16 anni (Parker et al., 1979). Talvolta può accadere che l’ambiente infantile possa essere invalidato da parte dei genitori o da chi se ne prende cura; questo accade sia tramite un’invalidazione delle esperienze personali e di interazione con l’ambiente di ciascun bambino, sia a causa della soppressione dell’espressione delle emozioni, in particolare quelle negative che, se comunicate, vengono non considerate o addirittura punite. In questo modo i bambini, siccome non è permesso loro mostrare emozioni o stati d’animo, imparano ad auto-invalidarli.
Diversi studi hanno trovato delle associazioni tra relazioni familiari invalidanti e la psicopatologia alimentare; inoltre alcuni autori hanno mostrato un’associazione tra l’invalidazione da parte del caregiver e l’insicurezza e l’insoddisfazione della propria immagine corporea (Haslam et al., 2012). A supporto di ciò uno studio ha scoperto che un legame sano tra genitori e figli era associato ad una maggiore soddisfazione dell’immagine corporea (Boutelle et al., 2009). Un ulteriore studio di Cheng & Mallinckrodt (2009) ha notato che i bambini cresciuti in contesti invalidanti necessitavano, rispetto agli altri, di maggiori rassicurazioni e approvazioni esterne per avere una visione positiva dell’immagine corporea. Nello specifico, gli ambienti familiari disfunzionali costituiscono un fattore di rischio per la disregolazione emotiva che a sua volta contribuisce all’insorgenza di comportamenti non adattivi come l’eccessiva attività fisica, le abbuffate o le eccessive restrizioni alimentari (Linehan, 1993).
È stato ampiamente dimostrato, inoltre, che un ambiente infantile invalidante può influenzare anche le relazioni adulte, in particolare la difficoltà a instaurare relazioni strette con amici o partner. Tale difficoltà spesso è presente in maniera marcata anche in coloro che soffrono di disturbi alimentari. In alcuni studi è emerso infatti un attaccamento insicuro nelle relazioni intime adulte in un campione che presentava diversi sintomi da disturbo alimentare (Tasca et al., 2013; Evans &Wertheim, 2005). Può accadere, infatti, che l’insorgenza dei disturbi alimentari avvenga in corrispondenza della fine di una relazione intima, problemi coniugali o divorzi: a volte lo stress coniugale è risultato il principale fattore di peggioramento dei sintomi mentre sentimenti di vicinanza e sintonia erano indice di miglioramento, come emerso in uno studio di Kiriike e colleghi del 1996.
Disturbi alimentari e ambienti infantili invalidanti: lo studio
Sebbene numerosi studi abbiano riscontrato delle associazioni tra ambienti familiari invalidanti, sintomi da disturbo alimentare, insoddisfazione corporea e difficoltà nelle relazioni strette, i processi che legano queste variabili non sono ancora stati approfonditi. Con il fine di comprendere l’associazione tra queste variabili e di identificare le possibili origini precoci dei disturbi e delle abitudini alimentari, Gonçalves e colleghi nel 2020 hanno condotto uno studio utilizzando un campione di studenti universitari.
Gli obiettivi dei ricercatori erano dapprima quello di esaminare se i ragazzi che hanno descritto le loro famiglie come invalidanti presentassero maggiore insoddisfazione dell’immagine corporea, maggiore difficoltà nelle relazioni intime e un’elevata sintomatologia dei disturbi alimentari; successivamente quello di individuare un modello che mettesse in relazione le variabili chiarendone l’associazione, tenendo in considerazione l’effetto dell’indice di massa corporea (BMI) che spesso condiziona soddisfazione corporea e restrizioni alimentari; infine quello di esplorare gli effetti mediatori tra le variabili. 362 studenti universitari di età compresa tra i 17 e i 25 anni sono stati inclusi ed è stato chiesto loro di completare diversi questionari self report. I questionari somministrati erano la Scala degli Ambienti Invalidanti per l’Infanzia (ICES; Haslaam et al., 2008), che valuta comportamenti materni e paterni invalidanti e analizza tre tipologie di ambienti invalidanti e uno validante proposti da Linehan (1993); il Questionario sulla forma del corpo (BSQ; Cooper et al., 1997) che valuta il peso e le preoccupazioni sull’immagine corporea nelle quattro settimane precedenti; il questionario per i Disturbi alimentari (ED-15; Tatham et al., 2015), il quale esamina gli atteggiamenti dell’ultima settimana suddivisi in ‘preoccupazioni alimentari’ e ‘preoccupazioni per il peso e la forma’; infine l’Inventario delle esperienze nelle relazioni strette (ECR; Brennan et al., 1998) che valuta le relazioni strette in termini di evitamento dell’intimità e di ansia di abbandono.
Disturbi alimentari e ambienti familiari invalidanti: i risultati
I risultati mostrano che l’indice di massa corporea, le difficoltà nelle relazioni intime, le esperienze di invalidazione di entrambi i genitori e i sintomi di un disturbo alimentare, sia inerenti al peso sia all’immagine corporea, correlano positivamente. Nello specifico, tutte le variabili prese in considerazione eccetto il BMI differiscono significativamente tra i contesti familiari validanti e quelli invalidanti: le difficoltà nello stabilire relazioni, l’insoddisfazione corporea e i sintomi dei disturbi alimentari hanno livelli più alti nelle famiglie invalidanti. Inoltre gli ambienti invalidanti sono associati ad un’alimentazione disordinata e a una maggiore insoddisfazione corporea; entrambe le relazioni sembrano essere mediate dalla difficoltà nelle relazioni intime e dal BMI. L’insoddisfazione corporea invece media le associazioni tra ambienti invalidanti e sintomi del disturbo alimentare, e tra difficoltà nelle relazioni strette e sintomi di un disturbo alimentare.
I risultati suggeriscono quindi che un’invalidazione nel contesto infantile è spesso associata a successive auto-invalidazioni; queste ultime si manifestano tramite insoddisfazione corporea e comportamenti alimentari disfunzionali. I terapeuti che trattano i disturbi alimentari dovrebbero quindi tenere in considerazione la relazione e la vicinanza tra genitori e figli in quanto un contesto infantile percepito come invalidante può essere associato ad una maggiore sintomatologia. Infine devono essere considerate anche le difficoltà nelle relazioni strette di tali pazienti che spesso contribuiscono all’esordio dei sintomi.