Diversi studi hanno messo a confronto l’intervento di mindful eating con l’intervento di distrazione e hanno osservato come possono influire sull’ansia delle persone con disturbi alimentari durante i pasti.
Spesso si può pensare che l’assunzione di cibo sia correlata solo a fattori biologici come la sensazione di fame o di pienezza, tuttavia sono numerosi i fattori che entrano in gioco. In particolar modo si è osservato che sia gli aspetti psicologici che fattori esterni rivestono un ruolo importante.
Difatti, per le persone che soffrono di Disturbi Alimentari, l’atto del mangiare cela un mondo, ove risiedono tutte le preoccupazioni relative al peso e alle forme del corpo.
Per loro la circostanza del pasto è il momento più difficile e delicato, si manifestano i pensieri ostili e le emozioni negative. Questi sono aspetti critici e possono rappresentare degli ostacoli non indifferenti alla riabilitazione psiconutrizionale, pertanto alla rottura del ciclo di mantenimento del disturbo alimentare.
Disturbi alimentari e atteggiamento mindful o mindless: cosa potrebbe alleviare quei momenti?
Numerosi studi si sono concentrati sul ruolo che l’attenzione e la distrazione possono avere sulla regolazione dell’assunzione di cibo.
L’atteggiamento mindful rispecchia l’alimentazione consapevole ove ogni sensazione legata al mangiare viene monitorata (Wansink & Sobal, 2007). Si favorisce sia la percezione degli stati interni legati alla fame che agli stati esterni legati alla piacevolezza del cibo, al contesto sociale e ambientale. Difatti, la mindfulness è una strategia terapeutica che insegna a rimanere nel momento presente usando un atteggiamento non giudicante. Essa è utilizzata per ridurre comportamenti di evitamento derivati dall’ansia, che nei disturbi alimentari possono equivale ad esempio al tagliare il cibo in piccoli pezzi o al mangiare velocemente.
L’atteggiamento mindless, invece, è rappresentato da un comportamento opposto, ovvero dal mangiare in modalità automatica, senza un’elaborazione cosciente ed è favorito dalla distrazione.
Diversi studi scientifici hanno messo a confronto l’intervento di mindful eating con l’intervento di distrazione e hanno osservato come possono influire sull’ansia delle persone con disturbi alimentari durante il momento del pasto. È stato dimostrato che l’alimentazione consapevole non produce benefici e provoca un aumento di ansia e un maggior senso di pienezza rispetto alla condizione di distrazione (Warren et al., 2013). Inoltre, si è osservato che l’attenzione focalizzata può causare la sovrastima della quantità di cibo assunta (Long et al., 2011). Quindi, il mindful eating potrebbe essere iatrogeno (Warren et al., 2013).
Il ruolo della distrazione nei disturbi alimentari
La distrazione può avere un impatto incisivo nella regolazione dell’assunzione di cibo e dei cambiamenti dello stato di fame e del desiderio di mangiare. Essa attiva una modalità in cui i fattori esterni non permettono una elaborazione cosciente del mangiare e di rilevare tutti i cambiamenti di stato interni.
La distrazione ha una natura multidimensionale e la ricerca scientifica ha individuato due forme legate all’alimentazione: la distrazione dalla sensazione fisica di fame e la distrazione dal compito del mangiare. Uno studio del 2012 ha valutato l’effetto che diverse attività distraenti, come guardare la TV o guidare, possono avere sull’assunzione di cibo e sul desiderio di mangiare, rispetto a una condizione in cui si mangia da soli senza distrazioni. La ricerca ha constatato che le persone davanti alla tv tendono a mangiare di più, perché l’attenzione è distolta dalla fame e non dal compito. Mentre la guida distrae da entrambe le modalità comportando un consumo minore di cibo. Infine, mangiare da soli permetteva un’attenzione più consapevole comportando una riduzione delle quantità e del desiderio di mangiare (Ogden et al., 2012).
Quindi attività distraenti, che non richiedono sforzi cognitivi, permettono di distogliere il focus attentivo dalla fame e di mantenerlo nell’attività del mangiare. Di conseguenza, viene promosso un aumento della quantità di cibo assunto.
Dati questi risultati, nelle cliniche specialistiche dei disturbi dell’alimentazione, gli operatori che offrono assistenza ai pasti possono considerare l’intervento di distrazione come ausilio alla riabilitazione nutrizionale.