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L’utilizzo di app per il conteggio calorico e le influenze sul comportamento alimentare

L'uso di app per il conteggio delle calorie sta aumentando, alzando il rischio di innescare, mantenere, esacerbare la sintomatologia dei disturbi alimentari

Di Martina Tramontano

Pubblicato il 19 Lug. 2021

Aggiornato il 08 Feb. 2024 14:55

Le app per il conteggio delle calorie possono possono invogliare all’adozione di una dieta restrittiva e squilibrata (Rentko, 2015) e a sopravvalutare l’importanza del peso e della forma del corpo.

 

Ai giorni nostri l’uso di smartphone e tablet è diventato parte della vita quotidiana, soprattutto tra i giovani adulti. Con l’aumento dell’utilizzo di tali tecnologie sono proliferate anche le applicazioni (app) che possono essere utilizzate per influenzare i comportamenti nel campo della salute (Ellison, Wonderlich e Engel, 2015). Ad esempio per i disturbi alimentari sono state progettate diverse app che il paziente può utilizzare come supporto e in aggiunta a trattamenti efficaci (Juarascio, Manasse, Goldstein, Forman e Butryn, 2015). Sebbene tali applicazioni possano essere molto promettenti, sulle piattaforme online ne esistono molte altre non sviluppate specificamente per i disturbi alimentari che potrebbero al contrario configurarsi come un fattore di rischio nello sviluppo di tali disturbi. Nello specifico ci riferiamo alle app per il conteggio delle calorie, ovvero applicazioni che consentono di monitorare e inserire l’assunzione quotidiana di cibo al fine di calcolarne l’introito calorico. Esse forniscono una ripartizione dell’apporto giornaliero di calorie e nutrienti fornendo un feedback sul numero di calorie e i nutrienti necessari; alcune consentono anche di impostare obiettivi di peso consigliando la quantità di calorie necessarie per raggiungerli. La ricerca non si è ancora spinta a dimostrare la relazione tra l’uso di questi dispositivi e atteggiamenti e comportamenti legati ai disturbi alimentari. A tal proposito gli studi segnalano che l’uso di app per il conteggio delle calorie sta aumentando in modo esponenziale elevando il rischio di innescare, mantenere o esacerbare la sintomatologia del disturbo alimentare.

Conteggio calorico e dieta ferrea

La dieta è una delle più importanti caratteristiche osservate nei pazienti con disturbo dell’alimentazione. Piuttosto che adottare linee guida generali su come mangiare, il paziente segue regole alimentari altamente specifiche che limitano l’alimentazione con l’obiettivo di dimagrire o controllare eccessivamente il peso e le forme corporee. Tale forma persistente di dieta, definita “dieta ferrea” ha tre caratteristiche principali: è persistente, estrema (cioè caratterizzata da molte regole che richiedono un’attenzione costante) e rigida (cioè le regole devono essere seguite perfettamente per sentirsi in controllo). Le regole alimentari possono essere differenti da un paziente all’altro ma in generale riguardano quando, quanto e cosa mangiare. La conseguenza è che l’alimentazione diventa stereotipata e flessibile.

Il tentativo di limitare l’alimentazione, indipendentemente o meno dal fatto che si crei un deficit calorico, è definito “restrizione dietetica cognitiva”, mentre il ridotto apporto calorico giornaliero (in senso fisiologico) è definito “restrizione dietetica calorica” (Dalle Grave, Calugi e Sartirana, 2018). La restrizione dietetica cognitiva, anche se non è presente una restrizione dietetica calorica, va sempre affrontata nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione per due motivi principali: è dannosa, perché causa preoccupazioni per il cibo e l’alimentazione, interferisce con la concentrazione, è emotivamente stressante e danneggia le relazioni; mantiene il disturbo dell’alimentazione perché incoraggia le abbuffate e può produrre, attraverso una prolungata riduzione dell’apporto calorico giornaliero, una condizione di sottopeso e la comparsa dei sintomi da malnutrizione (Dalle Grave, Calugi e Sartirana, 2018). I pazienti con disturbi dell’alimentazione tendono a non considerare la restrizione dietetica cognitiva un problema e spesso la valutano positivamente perché crea in loro un senso di “controllo”, è un modo per controllare il peso e la forma del corpo, è socialmente rinforzata e si sentono appagati nel seguirla (è una misura della loro forza di volontà). Al contrario, quando non riescono a seguire le regole dietetiche si sentono dei falliti perché attribuiscono l’insuccesso alla loro debolezza e non al fatto che la dieta che adottano è estrema e rigida (Dalle Grave, Calugi e Sartirana, 2018). In questo contesto l’utilizzo di app che monitorano le calorie diventa un aiuto per attuare una restrizione dietetica. Questo comportamento rientra tra i check dell’alimentazione disfunzionali che contribuiscono a mantenere un’eccessiva preoccupazione per il controllo minuzioso dell’alimentazione e danneggiano la vita sociale. Infatti, con l’adozione di questi comportamenti non è possibile consumare un pasto fuori casa.

Alla luce di tali riflessioni è importante capire come questo tipo di app influisca sugli individui con disturbi alimentari, dato che questi ultimi spesso diventano ossessivi e perfezionisti nel contare le calorie esacerbando i comportamenti sintomatologici del disturbo alimentare (Tchanturia, Lloyd, & Lang, 2013).

Conteggio calorico e disturbi alimentari: cosa ci dicono gli studi?

Come anticipato, sono pochissime le ricerche sulla relazione tra l’utilizzo delle app e lo sviluppo di disturbi dell’alimentazione. Esse evidenziano il rischio che tali strumenti possano invogliare all’adozione di una dieta restrittiva e squilibrata (Rentko, 2015) e a sopravvalutare l’importanza del peso e della forma del corpo e per questo non dovrebbero essere utilizzate da coloro che potrebbero incorrere in un disturbo alimentare (Evans, 2016). Alcuni studi si sono proposti di colmare questa lacuna nella letteratura e iniziare a quantificare i possibili effetti dell’utilizzo di app per il conteggio delle calorie in un campione di individui con disturbi alimentari.

Dalla ricerca di Levinson, Fewell e Brosof (2017) è emerso che il 73% dei partecipanti ha dichiarato che l’app ha contribuito almeno in parte allo sviluppo del loro disturbo alimentare; il 30% ha riferito che l’app ha contribuito molto allo sviluppo del loro disturbo alimentare.

Linardon e Messer (2019) hanno messo in luce le associazioni tra l’uso del conteggio delle calorie e dei dispositivi di monitoraggio della forma fisica e la sintomatologia dei disturbi alimentari. Gli individui che hanno riferito di utilizzare l’app per il conteggio delle calorie hanno manifestato livelli più elevati di preoccupazione alimentare e di controllo dell’indice di massa corporea (IMC). Inoltre, il monitoraggio della forma fisica è stato associato a episodi di abbuffata e successivi comportamenti di compenso. In sintesi, i risultati complessivi suggeriscono che per alcuni individui questi dispositivi potrebbero fare più male che bene.

Simpson e Mazzeo (2017) si sono soffermati sulla relazione intercorrente tra l’utilizzo delle applicazioni e la compromissione psicosociale in un campione maschile. I dati trasversali sono stati analizzati su 122 partecipanti maschi reclutati principalmente attraverso siti di social media legati al fitness. Circa la metà (56%) del campione ha riferito di aver utilizzato l’app. Quasi il 40% degli utenti l’ha percepito come un fattore che ha contribuito in una certa misura all’esordio del disturbo alimentare riportando livelli significativamente più alti della sintomatologia e di disturbi psicologici (pensiero dicotomico, eccessiva valutazione di forma del corpo, peso e alimentazione) e comportamentali (abbuffate e restrizione dietetica) rispetto ai non utenti. Il fatto che quasi un terzo degli uomini percepisca l’utilizzo della tecnologia come un fattore che contribuisce al loro disturbo alimentare evidenzia la possibile utilità di informarsi sull’uso di app per il conteggio delle calorie durante lo screening e la valutazione dei sintomi dei disturbi alimentari negli uomini.

Naturalmente questi dati, essendo esigui e di recente scoperta, non sono ancora in grado di determinare in maniera significativa l’esistenza di una relazione causale tra l’uso di app di conteggio calorico e la sintomatologia del disturbo alimentare. Nonostante ciò è chiaro il nesso esistente tra un elevato utilizzo di strumenti di monitoraggio delle calorie e lo sviluppo/rafforzamento di comportamenti connessi ai disturbi alimentari. Considerando il ruolo centrale che la tecnologia ricopre nelle nostre vite sarebbe opportuno, se non addirittura necessario, approfondire tali studi anche al fine di sviluppare un supporto adeguato nei confronti di coloro che si avvalgono di queste applicazioni.

 


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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dalle Grave Riccardo, Calugi Simona, Sartirana Massimiliano. Manuale di terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione nell’adolescenza. Dal trattamento ambulatoriale al ricovero riabilitativo. Verona: Positive Press, 2018.
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  • Evans D. My fitness pal. British Journal of Sports Medicine. 2016; 0:1–2. DOI: 10.1136/bjsports-2015-095538
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