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Covid-19 ed effetti sulla psiche: il ruolo di senso di colpa e vergogna

Esperienze personali legate al contagio da COVID-19 sono in grado di produrre sensazioni di stigma, colpa e vergogna che possono essere pericolose

Di Ilaria Di Paola

Pubblicato il 22 Mar. 2022

Ricorrenti e intrusivi pensieri relativi alla possibilità, reale o presunta, di essere portatore, o peggio “untore”, di COVID-19 potrebbero far emergere  sentimenti esagerati di responsabilità verso la vita altrui, con conseguente sviluppo di senso di colpa.

 

Implicazioni psicologiche nei soggetti affetti da COVID-19

La pandemia di COVID-19 ha avuto e continua a esercitare un impatto dirompente sulla nostra società. È stato ormai dimostrato da numerosi studi recentemente condotti quanto l’esperienza del contagio da COVID-19 rappresenti per numerosi soggetti che la subiscono un evento profondamente destabilizzante, molto spesso traumatico e non sempre facile da elaborare. Si tratta di una condizione che sembrerebbe, infatti, essere capace di mettere a dura prova e compromettere il benessere psicofisico degli individui che ne vengono colpiti. Molte ricerche hanno posto in evidenza il fatto che contrarre il SARS-CoV-2 produca delle conseguenze non soltanto sul piano fisico, bensì anche su quello psicologico: l’attuale letteratura suggerisce che una discreta percentuale di pazienti affetti da COVID-19 può presentare diversi disturbi della sfera psicologica, quali stress, depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico e disturbi psicosomatici (Hossain et al., 2020; Vindegaard et al., 2020). Ma c’è un altro aspetto, ancora poco approfondito ma importante, che merita di essere esaminato: il ruolo del senso di colpa e della vergogna provati dai soggetti che contraggono il SARS-CoV-2. Si tratta di emozioni che in molti casi possono manifestarsi determinando gravi conseguenze sul benessere psicofisico.

Il ruolo del senso di colpa e della vergogna nei casi di COVID-19

Il senso di colpa è un’emozione complessa che si esprime attraverso l’autocritica per una specifica azione, compiuta o mancata, che possa causare danni agli altri (Tangney & Dearing, 2002). Il senso di colpa ha il ruolo di inibire condotte considerate immorali e di promuovere, invece, comportamenti etici. In alcune circostanze risulta costruttivo, in quanto può incoraggiare azioni proattive, tra le quali, ad esempio, lo scusarsi. Tuttavia, può essere anche disadattivo qualora gli individui sviluppino uno smisurato senso di responsabilità per eventi che sfuggono al loro controllo o su cui non possono intervenire (Cavalera, 2020). È importante sottolineare che un senso di colpa non trattato può condurre a sintomi psicologici in grado di rappresentare una seria minaccia per il benessere psichico di una persona: disturbo da stress post-traumatico, depressione, ideazione suicidaria e uso di sostanze (Browne et al., 2015).

Il senso di colpa può essere facilmente elicitato da esperienze relative alla trasmissione di SARS-CoV-2: ciò avviene a causa della paura di contagiare gli altri, la quale è in grado di produrre un senso di colpa disattivo capace di determinare gravi conseguenze per la salute mentale. Ricorrenti e intrusivi pensieri relativi alla possibilità, reale o presunta, di essere portatore, o peggio “untore”, di COVID-19 potrebbero, infatti, far emergere nel soggetto sentimenti esagerati di responsabilità verso la vita altrui, con conseguente sviluppo di senso di colpa disfunzionale correlato al timore di aver rovinato la vita di qualcuno con cui si è entrati in contatto (Brooks et al., 2020).

La vergogna è un’emozione complessa che insorge a fronte della valutazione negativa (reale o immaginaria) degli altri in seguito alla violazione (reale o presunta) da parte di un individuo di valori socialmente condivisi (Tangney et al., 1996). La vergogna può indurre nel soggetto esperienze di inferiorità, inutilità e incompetenza, fino a sintomi psicopatologici come disturbi alimentari, ansia e depressione (Cavalera, 2020).

Esperienze personali legate al contagio da COVID-19 sono in grado di produrre sensazioni di stigma e vergogna che possono essere pericolose (Logie and Turan, 2020). Infatti, i pazienti o anche coloro che non siano più postivi al SARS-CoV-2 spesso risultano colti da intense emozioni e pensieri intrusivi di vergogna indotti dalla paura di essere stigmatizzati, rifiutati o isolati dai membri della famiglia, dagli amici, dai colleghi o dai vicini (Brooks et al., 2020).

Interventi psicologici possibili

Dal momento che sentimenti e pensieri disfunzionali di senso di colpa e vergogna possono indurre gravi complicazioni sulla salute mentale, è importante adottare specifici approcci terapeutici che aiutino le persone a sviluppare percezioni positive di se stesse o ad attuare comportamenti riparativi.

Tra le possibili opzioni vi sono la Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari (EMDR), utile per favorire l’elaborazione di eventi traumatici e di esperienze emotivamente stressanti, la Compassion Focused Therapy (CFT), riconducibile alle terapie cognitivo-comportamentali di terza generazione, che, mediante la promozione verso di sé di atteggiamenti di gentilezza, accettazione e riduzione dell’autocritica, mira a ridurre i sintomi psicopatologici (Cavaleri, 2020). Da segnalare anche la Trauma Informed Guilt Reduction Therapy (TrIGR), una tecnica cognitivo-comportamentale, che induce il soggetto ad analizzare azioni, sentimenti e pensieri insorti durante l’evento stressante. Tale analisi aiuta a individuare eventuali bias cognitivi posti alla base della sovrastima della propria responsabilità in un particolare evento.

Risulta evidente come tutte le tecniche presentate siano incentrate sul concetto del perdono: perdonarsi per andare avanti.

Viste le conseguenze sul piano psicologico generate dalla pandemia di COVID-19, lo sviluppo di specifici programmi di trattamento deve essere una priorità, anche alla luce di quanto dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), secondo cui le problematiche psicologiche devono essere prese in considerazione durante la pandemia (World Health Organization, 2020). Gli psicologi e gli psicoterapeuti del nostro tempo sono, pertanto, chiamati a rispondere alle sfide generate dalla pandemia di COVID-19 in termini di aggravamento dei disturbi psicologici preesistenti e di insorgenza di nuovi disagi e malesseri psicologici conseguenti alla “psico-emergenza” che stiamo vivendo. Ciò ricorda quanto sia importante investire nei professionisti della salute mentale.

 

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