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Come as you are (2017) di Emily Nagoski – Recensione

Emily Nagoski nel suo libro 'Come as you are' prende in esame i più diffusi (e clamorosamente errati) modelli culturali sulla sessualità femminile

Di Cristiana Chiej

Pubblicato il 16 Mar. 2022

Attraverso una narrazione fluida e ironica, il volume Come as you are ci accompagna nella scoperta di come funziona la sessualità femminile.

 

Sentirsi sbagliati. Anzi, in particolare sentirsi sbagliate. Nella mia esperienza di terapeuta sessuale credo sia il tema più ricorrente. Portato soprattutto dalle donne, in varie declinazioni.

Provare troppo poco desiderio, provarne troppo, avere difficoltà a raggiungere l’orgasmo, sentirsi da meno perché non si raggiunge l’orgasmo durante il coito, eccitarsi solo in risposta all’iniziativa sessuale dell’altro, sentirsi a disagio nel proprio corpo: sono solo alcune delle ragioni per cui le donne si sentono sbagliate, diverse, non funzionanti.

Il libro di Emily Nagoski è un libro per tutte loro. Anzi, è un libro per tutte noi.

Frutto del suo lavoro di educatrice sessuale, del suo incontro con le donne, con i loro dubbi e le loro domande, il volume è una raccolta di risposte che intreccia conoscenze scientifiche e storie femminili in modo chiaro ed evocativo.

A partire da solide nozioni scientifiche sull’anatomia e sul funzionamento sessuale, l’autrice prende in esame i più diffusi (e clamorosamente errati) modelli culturali sulla sessualità femminile, considerata da sempre una variante ‘light’ di quella maschile.

Questi modelli culturali hanno influenzato negativamente la vita e la sessualità di molte donne, facendole sentire sbagliate ogni volta che il loro funzionamento si discostava da quello standard maschile.

In opposizione alla comune tendenza a considerare la sessualità come comportamento, Emily Nagoski prende in esame i processi biologici, psicologici e sociali che ne stanno alla base, dimostrando come queste donne non siano uomini che funzionano male o in modo strano: sono donne. Con un normale funzionamento.

Le stesse parti, organizzate in maniera diversa.

Dal punto di vista anatomico, infatti, ogni parte dei genitali maschili ha il suo omologo nei genitali femminili. Nel feto i genitali sono uguali fino alla settima settimana di gestazione, poi si differenziano in maschili e femminili. Le parti omologhe sono parti che si sono sviluppate da tessuti fetali equivalenti: per esempio il clitoride (e non la vagina) dal punto di vista anatomico è omologo del pene, ed è dunque l’organo genitale con più terminazioni nervose e che produce, se stimolato nel modo giusto e nel giusto contesto, sensazioni di piacere più intense.

Se non provocano dolore, tendenzialmente tutti i genitali sono sani e normali, indipendentemente dalle differenze di forma, colore e dimensione.

E lo stesso vale per il loro funzionamento.

Attraverso una narrazione fluida e ironica, l’autrice ci accompagna nella scoperta di come funziona la sessualità femminile e di come dunque ogni donna può muoversi nella direzione di una vita sessuale più appagante e libera da condizionamenti e sofferenze.

Un concetto fondamentale per capire la risposta sessuale è il modello del duplice controllo. Il nostro cervello influenza la risposta sessuale attraverso due meccanismi: un ‘acceleratore’ (il sistema nervoso simpatico) che ci attiva in riposta a stimoli sessualmente rilevanti, e un ‘freno’ (il sistema nervoso parasimpatico) che risponde a potenziali minacce spegnendo l’attivazione. Entrambi sono fortemente condizionati dall’apprendimento, perciò le nostre esperienze, compresa la cultura familiare e sociale in cui siamo immersi, influenza il modo in cui si attivano i nostri freni e il nostro acceleratore. Per quanto ci siano statisticamente delle differenze di genere (gli uomini hanno tendenzialmente un acceleratore più sensibile e le donne freni più sensibili), le differenze all’interno di ciascun gruppo sono maggiori di quelle fra i due gruppi, per cui la sensibilità specifica di acceleratore e freni è diversa da una persona all’altra.

Ogni donna e più in generale ogni individuo ha la sua ‘personalità sessuale’, come la definisce l’autrice, composta da un personale e unico equilibrio tra questi due meccanismi, frutto della sua dotazione genetica e delle sue esperienze (compresa l’influenza culturale).

Tutta la vasta gamma di disturbi del funzionamento sessuale può essere letta come squilibrio (in un senso o nell’altro) tra freni e acceleratore.

Questi due meccanismi interagiscono con gli altri sistemi motivazionali del cervello, soprattutto con la risposta da stress.

Da un punto di vista evolutivo, non avrebbe senso fermarsi ad accoppiarsi nel bel mezzo dell’attacco di un leone. È invece più vantaggioso che, in caso di pericolo, il nostro cervello inibisca ogni sistema motivazionale che non sia utile alla sopravvivenza immediata e rimandi a tempi migliori il soddisfacimento di altri sistemi, compreso quello sessuale.

Ma, a differenza di quello che accade agli altri animali, il cervello umano attribuisce significati che vanno oltre la mera biologia e anche oltre la realtà concreta: cosa succede, dunque, se, in virtù dei condizionamenti culturali o di esperienze avverse, è il sesso a fare la parte del leone?

È il caso, ad esempio, dell’ansia da prestazione: la paura di non funzionare adeguatamente tira il freno, inducendo una risposta di allarme.

Nel caso di esperienze sessuali traumatiche, invece, il cervello impara a considerare gli stimoli sessualmente rilevanti come minacce, attivando il sistema di difesa.

Il modo in cui il nostro cervello percepisce e interpreta una sensazione dipende, dunque, dal contesto, inteso non solo come contesto fisico, ma anche (e forse soprattutto) come contesto emotivo e culturale.

La risposta sessuale femminile, inoltre, è più sensibile di quella maschile al contesto.

Purtroppo, evidenzia l’autrice, la nostra cultura non è per nulla favorevole alla costruzione di una sana e appagante vita sessuale: i messaggi che riceviamo sono contraddittori, distorti e tendono a bollare come sbagliato tutto ciò che non si conforma alla cultura dominante del momento. In questo modo è continuamente alimentato il senso d’inadeguatezza e il sesso è spesso associato a sensazioni di disgusto, anche nei confronti del proprio corpo.

Detto questo, in attesa che una rivoluzione culturale cambi il contesto in cui viviamo, Emily Nagoski invita e accompagna le lettrici (ed eventuali coraggiosi lettori!) a coltivare una vita sessuale più appagante anche all’interno di un mondo sfavorevole.

Prendendo in esame le più diffuse false credenze sulla risposta sessuale e smontandole una a una, servendosi efficacemente di solidi dati scientifici, l’autrice mostra, anche con l’aiuto di pratiche schede di lavoro, come alimentare il desiderio, come far crescere l’eccitazione e lasciarsi andare all’esperienza dell’orgasmo accrescendo il godimento e la soddisfazione rispetto alla propria vita sessuale. A fare da cornice a tutto questo una semplice ma fondamentale considerazione: siamo tutte diverse e siamo tutte normali.

Ciò che maggiormente influenza la sessualità è, infatti, il modo in cui ci sentiamo rispetto ad essa.

Se ci sentiamo sbagliate perché il modo in cui funzioniamo è diverso da ciò che ci è sempre stato proposto come normale o giusto, o da ciò che vediamo negli altri, allora vivremo male ogni aspetto della nostra vita sessuale, attivando i freni e alimentando un circolo vizioso di difficoltà e autoflagellazione.

È questo che Emily Nagoski, con prosa ironica e scorrevole, ma allo stesso tempo con rigore scientifico, cerca di trasmettere nel suo volume: coltivare il non giudizio, la compassione amorevole verso se stesse, accettandoci per quello che siamo, imparare a fidarsi del proprio corpo e dei suoi segnali.

Per riprendere un’efficace metafora dell’autrice, dobbiamo imparare a rinunciare alla mappa, ovvero a quanto la nostra cultura ci ha sempre insegnato sul sesso, e a conoscere e fidarci del territorio, ovvero il nostro corpo, le nostre emozioni e sensazioni.

A volte questo comporta un processo doloroso, una sorta di lutto per ciò che non siamo e avremmo voluto essere, o per ciò che non abbiamo e avremmo voluto avere, ma solo dandoci il permesso di essere quelle che siamo e di sentire quello che sentiamo, possiamo cambiare quei processi che ci bloccano e rilasciare i freni, imparando nel contempo a spingere sul giusto acceleratore e vivere appieno la nostra vita sessuale.

Solo se riusciremo ad accoglierla così com’è, in tutti i suoi aspetti e le sue particolarità, senza giudicarla e senza forzature, anche se non è come avremmo voluto o come ci saremmo aspettate, allora potremo sentirci normali e creare le condizioni affinché la nostra sessualità si esprima al massimo del suo potenziale e diventi davvero appagante.

Per migliorare la propria vita sessuale, dunque, è importante imparare a riconoscere i contesti che aiutano il cervello a percepire il mondo in modo da favorire il rilascio dei freni e la pressione sull’acceleratore.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Nagoski, E. (2017). Come as you are. Spazio Interiore.
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