Gable e Poole hanno ipotizzato che siano proprio gli stati ad alto tasso di motivazione a farci sentire come se il tempo stesse passando più rapidamente e hanno testato questa ipotesi in una serie di tre esperimenti.
È accaduto a tutti. Quando ci troviamo a una interminabile riunione di lavoro o quando siamo in fila alla cassa o seduti alla fermata ad aspettare l’arrivo dell’autobus o della metro, l’attesa appare infinita ed è come se il tempo rallentasse o addirittura si fermasse. Al contrario, nelle occasioni piacevoli e avvincenti in cui ci divertiamo, ad esempio se stiamo guardando la nostra serie TV preferita o trascorrendo una serata con gli amici, sembra che il tempo voli e acceleri.
È evidente che, anche se i secondi scorrono sull’orologio a un ritmo regolare, la nostra personale esperienza e cognizione della ‘quarta dimensione’ è tutt’altro che uniforme (Association for Psychological Science, 2012).
La percezione del tempo è soggettiva
Numerosi studi hanno osservato che l’esperienza del tempo è soggettiva e gran parte delle ricerche fino ad oggi condotte hanno attribuito tale fenomeno agli effetti degli stati affettivi positivi e negativi (Droit-Volet & Gil, 2009).
Rispetto agli stati negativi, quelli positivi fanno sì che il tempo passato appaia come trascorso più velocemente, producendo una valutazione del tempo che viene percepito come più ‘corto’. Ciò avviene presumibilmente perché la valenza affettiva altera i processi di elaborazione temporale (Gable & Poole, 2012).
Ma quali meccanismi fanno in modo che durante gli eventi piacevoli il tempo sembri procedere più velocemente? I moderni modelli incentrati sulla dimensione della motivazione possono favorire una migliore comprensione dell’interazione affettività-cognizione.
Lo studio di Gable e Poole sull’approccio motivazionale e la percezione del tempo
Uno studio, condotto dagli psicologi Philip Gable e Bryan Poole dell’Università dell’Alabama, ha provato a spiegarlo, approfondendo le ragioni per le quali il tempo sembra accelerare quando ci si diverte e dall’altro ‘si allunga’ nei momenti noiosi e/o negativi (Gable & Poole, 2012). La principale scoperta del loro lavoro consiste nell’aver individuato che è vero che ‘il tempo vola’ quando ci si diverte, ma con una specifica: il divertimento deve essere goal-motivated, ossia orientato e finalizzato al perseguimento di precisi obiettivi. Come indicato dagli autori (Gable & Poole, 2012), infatti, la motivazione influisce sulla personale esperienza del tempo e, in particolare, può determinare la percezione di riduzione del tempo durante le situazioni piacevoli.
In primo luogo è importante precisare che non tutti gli stati positivi sono uguali, ma variano in intensità motivazionale. Alcuni, ad esempio i sentimenti di serenità o appagamento, presentano una bassa intensità motivazionale: dal momento che si attivano dopo che un obiettivo è stato raggiunto (postgoal affects) o in assenza di un obiettivo da raggiungere (goal-irrelevant affects), non spingono il soggetto a perseguire o ottenere qualcosa. Altri stati positivi, invece, ad esempio il desiderio o l’eccitazione, hanno una elevata intensità motivazionale: si attivano in caso di ricerca di un obiettivo (pregoal affects), come l’acquisizione di risorse biologicamente necessarie (acqua e cibo), la riproduzione o l’interazione sociale, e, di conseguenza, spingono ad andare avanti e conquistare (Gable & Poole, 2012).
Gable e Poole hanno ipotizzato che siano proprio gli stati ad alto tasso di motivazione a farci sentire come se il tempo stesse passando più rapidamente e hanno testato questa ipotesi in una serie di tre esperimenti.
Esperimento 1
Nella training phase i partecipanti sono stati addestrati a distinguere tra immagini mostrate per un periodo di tempo ‘breve’ (400 ms) o ‘lungo’ (1600 ms). Successivamente, nella testing phase, sono state loro mostrate immagini neutre (forme geometriche), positive a basso tasso di motivazione (fiori) o positive ad elevata intensità motivazionale (deliziosi dessert) e, per ogni immagine, è stato loro richiesto di indicare se l’immagine era stata visualizzata per un breve o lungo periodo di tempo.
L’Esperimento 1 ha dimostrato che i partecipanti hanno percepito che il tempo passasse più velocemente negli stati ad alto tasso di motivazione (dessert) rispetto a quelli neutrali (forme geometriche) e a quelli a bassa intensità motivazionale (fiori). A conferma dell’importanza della variazione dei livelli motivazionali, è stato, inoltre, appurato che i partecipanti che avevano mangiato di recente, abbassando, quindi, la loro motivazione verso il cibo, hanno giudicato le immagini dei dessert come se fossero state visualizzate per periodi di tempo più lunghi rispetto ai loro coetanei più affamati.
Esperimento 2
Ai partecipanti sono state mostrate immagini a elevata intensità motivazionale (deliziosi dessert). A metà di loro è stato detto che, terminata la visione delle immagini, avrebbe potuto consumare i dolci, mentre alla restante metà non sono state date ulteriori istruzioni.
L’Esperimento 2 ha evidenziato che i partecipanti hanno percepito che il tempo passasse più velocemente quando osservavano le immagini dei dessert con l’aspettativa di poterli consumare in seguito. In questo modo è stato possibile confermare che la motivazione influenza direttamente la personale percezione del tempo, suggerendo che il nostro desiderio di avvicinarci a qualcosa fa davvero volare il tempo.
Esperimento 3
Ai partecipanti sono state presentate delle immagini positive ad alto tasso di motivazione e delle immagini negative, che evocavano sentimenti altamente spiacevoli, ed è stato loro chiesto di giudicare se ciascuna delle immagini venisse proiettata per un breve o lungo periodo di tempo. I partecipanti hanno indicato che, a parer loro, le immagini positive a elevato livello motivazionale sono state mostrate per periodi di tempo più brevi rispetto alle immagini negative.
L’Esperimento 3 ha rivelato che gli stati affettivi positivi a elevato livello motivazionale ‘accorciano’ la percezione del tempo rispetto agli stati affettivi negativi.
Il tempo vola quando ci si diverte
In conclusione, sulla base di quanto illustrato precedentemente, la spiegazione al mistero celato nella famosa espressione ‘il tempo vola quando ci si diverte’ sembrerebbe risiedere nel costrutto della motivazione, la quale è in grado di influire sulla soggettiva percezione del tempo: durante le occasioni gradevoli goal-motivated, il cervello umano tende ad avvertire che il tempo passi più velocemente del solito. Ciò accade presumibilmente in quanto, durante le fasi di perseguimento degli obiettivi stabiliti, gli stati affettivi a elevato livello motivazionale causano un restringimento dei processi mnestici e attentivi con conseguente allontanamento ed esclusione di pensieri irrilevanti che, qualora presenti, potrebbero causare distrazione e abbandono del compito. In altre parole, un elevato tasso di motivazione migliora le prestazioni cognitive, favorendo la concentrazione e l’impegno nel compito e scoraggiando eventuali distruttori; in questo modo il tempo viene avvertito come più rapido.
In aggiunta a ciò, è importante segnalare che altre ricerche (Sackett et al., 2010) hanno messo in evidenza che la percezione dell’accorciamento del tempo fa sì che gli stimoli siano valutati come più appetibili. Futuri studi continueranno ad approfondire questi concetti che si configurano come molto interessanti non solo perché consentono una migliore comprensione dell’interazione affettività-cognizione, ma anche perché trovano concreta applicazione nelle performances quotidiane di ognuno di noi.