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Amenorrea nei Disturbi Alimentari: cause e trattamento

Forte stress psico-fisico, perdita di peso ed eccessivo esercizio fisico sono tra le cause dell'amenorrea e compaiono tipicamente nei disturbi alimentari

Di Claudia Rossi

Pubblicato il 02 Feb. 2022

Aggiornato il 08 Feb. 2024 14:53

L’amenorrea è spesso il primo segnale che qualcosa, all’interno del comportamento della persona, stia minando la salute dell’organismo.

Ciclo mestruale e amenorrea

In una donna in età fertile, il ciclo mestruale può essere considerato regolare quando ha una durata che varia tra i 25 ai 36 giorni: infatti, moltissimi fattori possono influenzarne la durata e interferire con la sua regolarità, siano essi interpersonali o dovuti a fattori esterni.

Tuttavia, quando per sei mesi consecutivi le mestruazioni vengono a mancare, si può parlare di amenorrea.

Qualora al compimento dei sedici anni la donna non abbia mai avuto il menarca, si parla di amenorrea primaria, mentre si indica come secondaria un’amenorrea che insorga in una donna dai cicli per lo più regolari.

L’interruzione dei cicli mestruali (o il mancato inizio di questi) è sempre un campanello d’allarme per la salute della donna, in quanto può essere specchio di un malessere sia fisico sia psicologico, e pertanto porta spesso alla richiesta di aiuto verso figure professionali in grado di identificarne le cause.

Una volta escluse le possibili disfunzioni organiche (tra le più comuni ritroviamo disordini dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, sindrome dell’ovaio policistico, sindrome di Cushing o tireopatie), si può parlare di amenorrea funzionale ipotalamica.

Quest’ultima è una forma di amenorrea non dovuta a cause organiche, ma associata piuttosto a stati di forte stress psico-fisico, alla perdita di peso e/o all’eccessivo esercizio fisico.

Disturbi Alimentari e Amenorrea

Questi tre aspetti (stress, perdita di peso ed esercizio fisico eccessivo) sono facilmente riscontrabili in donne affette da un disturbo dell’alimentazione ed è infatti molto frequente che l’amenorrea sia proprio il primo segnale che qualcosa, all’interno del comportamento della persona, stia minando la salute dell’organismo.

I disturbi alimentari sono patologie complesse, caratterizzate da un rapporto alterato e disfunzionale con il cibo e da una preoccupazione eccessiva per il peso e per la forma del corpo, che porta all’instaurarsi di comportamenti atti a modificarli o controllarli.

Tra questi comportamenti, vediamo prevalentemente:

  • Restrizione alimentare quantitativa, caratterizzata dalla riduzione dell’introito energetico giornaliero;
  • Restrizione alimentare qualitativa, contraddistinta dall’esclusione di alimenti e gruppi alimentari (frequentemente carboidrati e lipidi);
  • Esercizio fisico eccessivo, praticato anche in condizioni fisiche precarie

Questi sono proprio, uniti alla perdita di peso che spesso ne consegue e agli alti livelli di stress psico-fisico, i fattori eziologici dell’amenorrea funzionale ipotalamica.

Nonostante l’amenorrea sia una condizione reversibile, le conseguenze a lungo termine qualora non venisse trattata, sono molteplici e interessano diversi aspetti della salute della donna:

  • alternata funzionalità vascolare e prematuro rischio di insorgenza di malattie cardio-vascolari;
  • ridotta densità ossea e prematuro sviluppo di osteopenia e osteoporosi;
  • disturbi della fertilità.

Per tutte queste ragioni, è importante che le donne che soffrono di questa condizione ricevano il giusto trattamento per tempo, così da prevenire l’insorgenza o l’aggravamento di una o più delle complicanze citate.

Linee guida per il trattamento dell’amenorrea

Le nuove linee guida (da Nuove linee guida per diagnosticare e trattare l’amenorrea funzionale ipotalamica: l’importanza dell’intervento nutrizionale e cognitivo comportamentale – Dr. Riccardo Dalle Grave) per il trattamento dell’amenorrea funzionale ipotalamica indicano:

  • Una corretta diagnosi della patologia, che avverrà ‘per esclusione’ di tutte le condizioni organiche che potrebbero averla causata;
  • Correzione dello squilibrio energetico e dei deficit nutrizionali per migliorare la funzione dell’asse ipotalamo-pituitario-ovarico, attraverso l’introduzione di una dieta adeguata dal punto di visto energetico e nutrizionale;
  • Qualora il peso corrispondesse ad un Indice di Massa Corporea IMC < 18.5 oppure si sia verificato un importante calo di peso in breve tempo, è inoltre indicato l’aumento di peso;
  • Riduzione dei livelli di attività fisica;
  • È consigliabile un supporto psicologico, come la terapia cognitivo comportamentale (CBT).

Infine, qualora l’intervento atto alla normalizzazione dell’introito energetico, la sospensione dell’attività fisica e il supporto psicologico non abbiano ottenuto risultati nel normalizzare il ciclo mestruale, e solo nelle donne il cui indice di massa corporea IMC sia compatibile con uno stato di normopeso (IMC > 18,5), può essere prescritto un contraccettivo orale.

Appare quindi chiaro che il miglior intervento possibile per correggere l’assenza di ciclo mestruale sia multidisciplinare, e richieda la cooperazione di diverse figure professionali che possano intervenire su tutte le sfaccettature che caratterizzano questa condizione, soprattutto in presenza di un disturbo alimentare.

La Terapia Cognitivo Comportamentale Migliorata (CBT-E – enanched) è una forma ‘specifica’ di CBT sviluppata dal Centre for Research on Eating Disorders at Oxford (CREDO) per affrontare la psicopatologia dei disturbi dell’alimentazione.

Il protocollo, oltre agli aspetti più propriamente psicoterapici del Disturbo Alimentare, è caratterizzato anche da una grande attenzione a quelli nutrizionali, attraverso l’introduzione di menù specifici per il recupero del peso (correggere la restrizione quantitativa) e la graduale reintroduzione dei cosiddetti ‘alimenti vietati’ (correggere la restrizione qualitativa).

Per questa ragione, la CBT-E può essere considerata un valido strumento non solo per l’intervento sulla psicopatologia del disturbo alimentare, ma anche sull’amenorrea che spesso ne consegue e che è, nella maggior parte dei casi, non solo una richiesta d’aiuto da parte dell’organismo, ma anche un forte fattore motivazionale per l’inizio di un percorso di guarigione.

 


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