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Analisi della psicologia di Sette Anime – La sindrome del sopravvissuto e il complesso del salvatore

Tim, protagonista di 'Sette anime' si sente in debito di sette vite e avverte il bisogno di (ri)stabilire un senso di equità e giustizia cosmica

Di Matteo Fantauzzi

Pubblicato il 05 Gen. 2022

Aggiornato il 07 Gen. 2022 12:01

Con questo articolo non voglio razionalizzare una delle pellicole più emozionanti dell’ultimo millennio ma semplicemente fornire un’analisi psicologica del film Sette Anime.

 

Attenzione! L’articolo può contenere spoiler

Sette anime è un film di Gabriele Muccino uscito nelle sale nel 2008. Il titolo sette anime è un riferimento a un’ opera di Shakespeare, ma concidenziale è il fatto che la parola psiche derivi dal greco, psykhe, ovvero anima, perciò Sette anime è un film che parla di sette anime così come di sette psichi. Il protagonista, Tim, è un ingegnere aerospaziale laureatosi al M.I.T. Il film si apre con Tim con il capo chinato di lato, in una mano una cornetta telefonica, nell’altra  poggia la fronte e ha il seguente dialogo con un Operatrice del 911:

Operatrice 911: «Nove uno uno emergenza»
Tim: «Mi serve un’ambulanza»
Operatrice 911: «Mi risulta che lei chiama da West word street 52 12 a Los Angeles!»
Tim: «Stanza numero 2»
Operatrice 911: «Qual è l’emergenza?»
Tim: «C’è stato un suicidio»
Operatrice 911: «Chi è la vittima?»
Tim: «Io!».

È necessario vedere l’intero film per capire ciò che ha spinto Tim a suicidarsi o meglio a sacrificarsi, la causa di tutto è un incidente causato da una sua distrazione. Nell’incidente muore sua moglie e altre sei persone, ma lui sopravvive. Da un punto di vista psicologico il protagonista ha la sindrome del sopravvissuto.

La sindrome del sopravvissuto è caratterizzata da un forte senso di colpa per essere appunto sopravvissuti a un evento traumatico come incidente, un cataclisma, un attacco terroristico ecc. La sindrome del sopravvissuto che oggi giorno viene considerata un sintomo del disturbo da stress post traumatico, ed è stata rimossa dal DSM.

Approfondimento: Uno dei libri che più indaga il disturbo da stress post traumatico è il Cognitive Behavioral Therapeutic for Trauma, in cui viene anche ripercorsa brevemente la storia del disturbo da stress post traumatico, che esiste da sempre ma solo con l’avvento dell’uso del metodo scientifico in psicologia, ossia nel diciannovesimo secolo, si è iniziato a studiarlo. Il libro fa iniziare la storia dei traumi psichici con la messa in guardia da parte del chirurgo John Erichsen (1882) dal confondere (quello che presumeva essere) i sintomi causati organicamente dalla colonna vertebrale con isteria, la diagnosi prevalente dei tempi; successivamente Herman Oppenheim coniò il termine ‘nevrosi traumatica’ asserendo che fosse causata da sottili cambiamenti molecolari nel sistema nervoso. Sigmund Freud si ribellò all’attenzione primaria sulle spiegazioni organiche per la psicopatologia in voga in quel periodo. A causa della sua influenza, le eziologie psicologiche iniziarono a essere proposte per la comprensione, trattando la psicopatologia, in generale, e le reazioni post-traumatiche. In particolare Freud teorizzò che, poiché gli eventi traumatici travolgono la psiche, gli individui traumatizzati devono impegnarsi in meccanismi di difesa estremamente primitivi come la dissociazione.

La sindrome del sopravvissuto è causata da un forte senso di colpa per essere appunto sopravvissuti a un evento traumatico come un incidente, un cataclisma, un attacco terroristico oppure a una pandemia. Di fatto Tim prova un dispiacere attribuendosi erroneamente la responsabilità dell’incidente, probabilmente per l’hindsight bias (un bias di giudizio che porta il soggetto a percepire le probabilità che un determinato evento accada maggiori di quanto siano realmente, dopo che è accaduto; i bias di giudizio e bias cognitivi sono indagati in: Pensieri lenti e veloci di Daniel Kahemman). Per questo Tim si sente in debito di sette vite e avverte il bisogno di (ri)stabilire un senso di equità e giustizia cosmica che dovrebbe vigere sugli esseri umani, ed è per questo che Tim redimerà la vita di sette persone fino ad arrivare alla propria distruzione, fino al sacrificio estremo. Ciò ricorda molto la figura di Cristo, di fatto nel film sono presenti numerosi riferimenti biblici, il primo riferimento compare a inizio film quando la voce fuori campo di Tim dice: «Dio ci ha messo sette giorni a creare il mondo. Io ci ho messo sette secondi a distruggere il mio» un altro riferimento è: «Io ho il potere di cambiare drasticamente la sua condizione. Ma non vorrei fargli un regalo che lui non si merita. Ho bisogno che lei mi dica se lui è o non è una brava persona» queste citazioni sono collegabili alla sindrome del salvatore, Tim sente in sé il potere di un messia e avverte il bisogno di aiutare gli altri. Senza alcun dubbio aiutare gli altri è uno di quei comportamenti più premiati da punto di vista sociale. Tim probabilmente pensa che aiutare sia il miglior modo per espiare la propria colpa.

Tutto ciò non è anormale: molte persone hanno il complesso del salvatore, ciò che è desueto è che Tim, nel film, vive una relazione interdipendente e non codipendente, come la maggior parte delle persone che hanno il complesso del salvatore, con Emily, un’artigiana che stampa biglietti d’auguri e che ha una malformazione cardiaca e perciò necessità urgentemente di un trapianto di cuore. Entrambi si danno amore l’un l’altro, la loro relazione è ciò che gli psicologi positivi chiamano ‘relazioni fiorenti’ ossia i due, dalla loro relazione non ricavano solo felicità, ma anche intimità e resilienza. Tanto è vero che è proprio dal suo amore verso Emily che Tim trae la forza per poter portare a termine il suo piano. Ed Emily condivide con Tim speranze e sogni ma anche la sofferenza di un futuro incerto.

Lo scopo di Sette anime è celebrare l’amore fraterno e incondizionato anche se a volte, per fare bene a tuo fratello, devi fare male a te stesso.

 

SETTE ANIME – Guarda il trailer del film:

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Follette M. , Ruzek J. (2007). Cognitive-Behavioral Therapies for Trauma Second Edition. The Guilford Press.
  • Kahemman D. (2012). Pesieri lenti e veloci. Mondadori.
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