La medicina narrativa aiuta i professionisti a sviluppare il “senso della storia” del paziente, dei sintomi e dei segni clinici, intendendo dunque l’intera pratica medica come una sorta di “story-telling”
Che cos’è la malattia e cosa significa curare? Queste sono due tra le domande che maggiormente impegnano psicologi e medici, ciascuno nel proprio settore. Di fatto, la scelta di una professione di aiuto come quella dei sanitari richiede una quotidiana ed intima riflessione sul senso del proprio lavoro, da cui trae nutrimento la pratica clinica stessa.
Spesso, per chi sta affrontando una patologia o è costretto a conviverci per tutta la vita, non è sufficiente lo scambio di informazioni puramente biologiche con il medico che lo ha in carico. Ricevere informazioni esclusivamente sul proprio stato “organico” attraverso una comunicazione emotivamente sterile può costituire una fonte di disagio per il paziente. La necessità di oltrepassare questa problematica comunicativa ha dato vita alla cosiddetta medicina narrativa. Tale paradigma si focalizza anzitutto sull’esperienza della malattia e sulla rappresentazione mentale che il paziente ha della stessa, pur non perdendo mai di vista l’aspetto scientifico-biologico (Spinozzi & Hurwitz, 2011). Già nel 1933 Sir Farquhar Buzzard sosteneva che “la differenza più importante tra un buon clinico ed uno indifferente sta nella quantità di attenzione investita sulla storia del paziente”.
Nascita e principi fondamentali della medicina narrativa
La medicina narrativa è una branca della scienza che affonda le proprie radici in una concezione indissolubilmente integrata non solo di mente e corpo, comprendendo anche le relazioni interpersonali ed i rapporti con i contesti e le istituzioni. Può essere definita come una medicina che aiuta i professionisti a sviluppare il “senso della storia” del paziente, dei sintomi e dei segni clinici, intendendo dunque l’intera pratica medica come una sorta di “story-telling” (Charon & Hermann, 2012; Shapiro, 2012). Volendo semplificare in modo riassuntivo gli elementi fondamentali della medicina narrativa, appaiono indispensabili (Shapiro, 2012):
- l’attenzione del medico nei confronti del paziente;
- la modalità attraverso cui il paziente viene rappresentato da parte del medico ai colleghi, parenti ed all’interessato stesso;
- il coinvolgimento rispetto alla sofferenza ed alla prospettiva del paziente.
L’intento principale è quello, da parte del medico e del paziente, di co-costruire il senso della malattia attraverso un’attribuzione di significato all’esperienza che si sta vivendo. Si assiste dunque ad un abbandono della prospettiva unidirezionale della cura e, al contrario, viene attribuita una forte valenza all’instaurazione della relazione terapeutica tra medico e paziente, finalizzata ad una migliore comprensione del disagio vissuto. Non solo, l’ermeneutica della patologia conferisce una maggiore possibilità al paziente di scegliere tra le cure disponibili, offrendogli la possibilità di effettuare decisioni ponderate e maggiormente partecipate.
Medicina narrativa e concezione di malattia
Sarebbe anacronistico oggi concepire la malattia solo come patologia fisica; essa va piuttosto intesa come malattia della persona che, con le proprie emozioni, attribuzioni di senso, associazioni, simbolizzazioni, connota di significato l’esperienza stessa di patologia (Lanzetti et al., 2008). Se questo tema interessa chiunque viva uno stato (anche transitorio) di malessere, assume un rilievo ancora maggiore per chi soffre di una patologia cronica ed è chiamato a riformulare l’intera esistenza alla luce di una diagnosi.
In pazienti con patologia renale, ad esempio, è stato osservato come questo approccio, che richiede la sinergia di contributi multidisciplinari provenienti dalla psicologia, sociologia, antropologia, pone l’accento sul vissuto soggettivo della persona consentendo una personalizzazione delle cure. Tale opportunità include quindi non solo parametri organici ma anche la rappresentazione mentale che il paziente ha della malattia, del decorso e della prognosi, aumentando la compliance alla terapia e la partecipazione (Mettifogo et al.,2017).
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato l’utilizzo della medicina narrativa per migliorare il servizio di sanità e la qualità delle cure prestate ai pazienti (Shapiro, 2012). Ancora una volta la sinergia tra i diversi professionisti della salute si configura come il metodo vincente per un approccio olistico e biopsicosociale ed il più efficiente nell’aiutare il paziente, non solo attraverso un contenimento emotivo, ma sostenendolo nell’attribuzione di senso al dolore che è costretto a vivere.