La procrastinazione è definita come un ritardo irrazionale che comprende una discrepanza tra l’intenzione e l’azione e si verifica quando le persone hanno intenzione di agire ma non agiscono, nonostante sappiano che ne soffriranno.
Alcuni studi in letteratura hanno dimostrato che la procrastinazione ha conseguenze dannose in termini di produttività, salute e benessere (Van Eerde, 2003; Steel, 2007). È noto, infatti, che non solo il ritardo, ma anche il senso di colpa e la vergogna per il comportamento irrazionale, possono avere un impatto sulla vita. Per tali ragioni la procrastinazione può anche portare a disturbi di salute, ansia e depressione (Sirois, 2016).
Sebbene sia stata ampiamente studiata in ambito accademico, la procrastinazione è stata studiata molto raramente in ambito lavorativo, anche se è risaputo che alcuni comportamenti di autoregolazione come il rispetto delle scadenze e il raggiungimento degli obiettivi, risultano particolarmente compromessi dalla procrastinazione (Van Eerde, 2003), ma sono invece importanti per la performance individuale. In aggiunta, sembrerebbe che non tutti gli individui siano coerenti nei loro comportamenti di procrastinazione, ma quest’ultima ha una grande variabilità quotidiana (Kühnel et al., 2017a).
Siccome la procrastinazione può essere vista anche come un comportamento di evitamento, dove il ritardo irrazionale serve a regolare l’umore negativo associato al completamento di un compito, in un ambiente lavorativo questo provoca una diminuzione del benessere e una minore performance (Marcus et al., 2016).
La prospettiva autoregolativa della procrastinazione sostiene che essa sia il risultato di una diminuzione delle risorse autoregolative (Klingsieck, 2013). È probabile, quindi, che i fattori che determinano la procrastinazione siano tutte quelle variabili quotidiane che provocano dei cambiamenti nelle risorse autoregolative. La qualità del sonno, per esempio, ha dimostrato di avere un impatto sul comportamento lavorativo autoregolativo: il lavoro è caratterizzato da un insieme di attività che richiedono autoregolazione e pianificazione per il completamento dei compiti (Claessens et al., 2010).
Procrastinazione e qualità del sonno
La qualità del sonno è stata quindi identificata come una variabile che influenza la procrastinazione in quanto diminuisce l’energia delle persone ad impegnarsi nel lavoro e a sostenere uno sforzo nel tempo: quando l’energia manca, la procrastinazione diventa molto più probabile. In generale, la qualità del sonno può influenzare le prestazioni, la salute e gli atteggiamenti sul lavoro (Litwiller et al., 2017). Molte delle questioni relative al comportamento lavorativo problematico sono legate all’autoregolazione, dove le risorse cognitive ed emotive sono necessarie per sostenere risultati desiderabili sul lavoro (Diestel et al., 2015). Un’alta qualità del sonno può quindi aumentare la disponibilità di risorse in modo che queste possano essere indirizzate alle attività lavorative che necessitano di autoregolazione, piuttosto che evitarle con la procrastinazione. Alcuni studi hanno infatti dimostrato che una maggiore qualità del sonno riduce la procrastinazione del lavoro il giorno successivo (Kühnel et al., 2017a).
Inoltre, molti dati della letteratura hanno messo in luce che un’altra variabile che ha un impatto sull’autoregolazione è l’autocontrollo. Quest’ultimo è definito come “la capacità di annullare o cambiare le proprie risposte interiori, così come di interrompere le tendenze comportamentali indesiderate (come gli impulsi) e astenersi dall’agire su di esse” (Tangney et al., 2004 p. 274); può essere quindi visto come una capacità generale di autoregolarsi. Coerentemente con questa prospettiva, l’autocontrollo di tratto può essere inteso come la differenza individuale in questa capacità. Data la sua relazione con l’autoregolazione, l’autocontrollo di tratto dovrebbe giocare un importante ruolo moderatore nella relazione tra la qualità del sonno e la procrastinazione lavorativa quotidiana.
Procrastinazione e qualità del sonno: un studio
Van Eerde e Venus, nel 2018 hanno condotto uno studio che indagasse la relazione tra la qualità del sonno durante la notte e il suo effetto sulla procrastinazione al lavoro del giorno successivo. Le ipotesi iniziali erano quindi che nelle persone, la qualità del sonno notturno sarebbe stata correlata negativamente alla procrastinazione del lavoro il giorno successivo e, inoltre, che la relazione tra la qualità del sonno notturno e la procrastinazione del lavoro potesse essere moderata dall’autocontrollo di tratto; in particolare, che la relazione negativa risultasse più debole quando l’autocontrollo era elevato. 71 impiegati a tempo pieno che lavoravano in vari settori hanno partecipato allo studio, completando dapprima un questionario per valutare l’autocontrollo di tratto (Tangney et al., 2004). Successivamente, i dipendenti hanno ricevuto due questionari giornalieri per valutare la qualità del sonno (misurata tramite il Pittsburgh Sleep Quality Index (Buysse et al., 1989), e un test sulla procrastinazione (adattato da Tuckman, 1991) nel corso di 10 giorni lavorativi.
Come ipotizzato, i risultati hanno mostrato che la qualità del sonno era correlata negativamente alla procrastinazione del lavoro il giorno successivo. Inoltre, è emerso l’effetto moderatore dell’autocontrollo: non solo la relazione tra la qualità del sonno e la procrastinazione era più bassa per i dipendenti con alto autocontrollo, ma è risultata addirittura non significativa. Questo implica che la qualità del sonno è più importante per coloro che hanno un basso livello di autocontrollo: gli impiegati con un alto autocontrollo di tratto tendono ad essere “immuni”. Oltre ad un aumento di energia, aver dormito bene può dunque aiutare a superare gli impulsi. Il sonno è fondamentale per l’autoregolazione (Barnes, 2012) e la compromissione dell’autoregolazione è legata al sonno insufficiente (Wagner et al., 2012). Avere sane abitudini nella quantità di ore di sonno e alcuni interventi sull’insonnia hanno dimostrato di apportare grandi giovamenti per ridurre la procrastinazione lavorativa e aumentare l’autocontrollo (Barnes et al., 2017).