expand_lessAPRI WIDGET

Intelligenza emotiva e disturbi alimentari: una revisione sistematica

Diversi studi indicano la presenza di una correlazione negativa tra intelligenza emotiva e disturbi alimentari nei diversi stadi di sviluppo

Di Arianna Belloli

Pubblicato il 03 Nov. 2021

Aggiornato il 08 Feb. 2024 14:52

Individui con alti livelli di intelligenza emotiva sembrano riportare minori preoccupazioni verso l’alimentazione e la forma fisica.

 

L’impatto delle emozioni negative sulle condotte alimentari è una tematica che negli ultimi decenni ha catturato l’attenzione di molteplici ricercatori (Romero-Mesa, Pelaez-Fernandez & Extremera, 2020). A partire dai primi studi sul tema, è emerso che deficit nell’elaborazione emotiva assumono un ruolo cruciale nello sviluppo e nel mantenimento dei disturbi alimentari (DA) (Polivy & Herman, 1993), causando, specialmente, un aumento dei comportamenti di abbuffata (Tarrier et al., 2000).

La teoria e la ricerca empirica negli ultimi due decenni suggeriscono che l’intelligenza emotiva (IE), ovvero la capacità di elaborare e regolare le emozioni in maniera adattiva (Romero-Mesa, Pelaez-Fernandez & Extremera, 2020), può essere un fattore protettivo cruciale nei disturbi alimentari, ma nessuna revisione sistematica ha esaminato l’associazione specifica tra intelligenza emotiva e disturbi alimentari. Comprendere la relazione tra intelligenza emotiva e disturbi alimentari risulta fondamentale, al fine di guidare i programmi di prevenzione e gli approcci terapeutici per gli individui con disturbo alimentare già diagnosticato o per i soggetti a rischio, motivo per cui il seguente estratto si focalizza proprio sul presentare i risultati emersi da una revisione sistematica della letteratura sul tema in popolazioni sia generali, che cliniche (Romero-Mesa, Pelaez-Fernandez & Extremera, 2020).

La sintomatologia del disturbo alimentare è risultata essere frequentemente associata a problematiche interpersonali (Fox & Power, 2009), bassi livelli di assertività (Goldner et al., 1999) e maggiori difficoltà nel riconoscere l’espressione facciale (Stice, 2002). Inoltre, rispetto ai controlli, i pazienti con disturbi alimentari manifestano livelli di impulsività significativamente più alti (Ross & Wade, 2004).

In merito alla traiettoria evolutiva della relazione tra intelligenza emotiva e condotte alimentari, risulta fondamentale considerare le differenze sostanziali tra popolazione evolutiva e adulta, sia di natura fisiologica, che socio-emotiva. La letteratura sul tema, nella psicologia dello sviluppo, rivela che ogni transizione evolutiva può essere associata a cambiamenti significativi delle abilità di gestione emotiva e delle relative condotte alimentari in quel periodo specifico. Un recente studio, condotto su 30.000 individui con disturbi alimentari, in diversi stadi di sviluppo (prima adolescenza, tarda adolescenza, giovane età adulta ed età adulta medio-tardiva), ha rivelato che, al di là della sintomatologia nucleare condivisa, la problematica alimentare varia significativamente dall’adolescenza all’età adulta (Christian et al., 2020).

Il risultato trasversale, emerso dagli svariati studi analizzati, è un rapporto inversamente proporzionale tra intelligenza emotiva e disturbi alimentari: gli individui con alti livelli di intelligenza emotiva hanno riportato minori preoccupazioni verso l’alimentazione e la forma fisica, contrariamente ai soggetti con bassa intelligenza emotiva, che hanno manifestato condotte alimentari più o meno disfunzionali. Gli studi recensiti indicano una correlazione negativa tra intelligenza emotiva e disturbi alimentari nei diversi stadi di sviluppo (Romero-Mesa, Pelaez-Fernandez & Extremera, 2020). La revisione sistematica presa in esame suggerisce risultati promettenti, ma pur sempre preliminari in merito alla relazione tra intelligenza emotiva e disturbi alimentari nelle diverse fasi di sviluppo.

Risulta, dunque, doveroso presentare anche i limiti emersi nella revisione: in primis l’eterogeneità degli strumenti utilizzati per valutare l’intelligenza emotiva, la frequente assenza di strumenti diagnostici specifici per la valutazione della sintomatologia alimentare, disomogeneità campionaria, mancanza di ricerche prospettiche (tutti gli studi hanno utilizzato un disegno trasversale) ed infine non è stato tenuto conto delle modifiche incluse nell’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5; APA, 2013). A causa di tali limiti, non è stato possibile condurre uno studio di meta-analisi (Romero-Mesa, Pelaez-Fernandez & Extremera, 2020). Future indagini di coorte longitudinali potrebbero essere utili al fine di comprendere le implicazioni teoriche e cliniche dell’associazione tra intelligenza emotiva e alimentazione. L’obiettivo primario consiste nell’implementare programmi di prevenzione per i soggetti a rischio di disturbo alimentare, alla luce della letteratura emergente sulla relazione tra intelligenza emotiva e disturbi alimentari. Rivedere e aggiornare il corpus di conoscenze attuali sul tema consentirebbe di delineare lo stato dell’arte attuale in maniera puntuale, al fine di proporre future linee di ricerca, per trascendere i limiti attuali e per cimentarsi in ulteriori frontiere cliniche (Romero-Mesa, Pelaez-Fernandez & Extremera, 2020).

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Washington, DC: American Psychiatric Association.
  • Christian, C., Perko, V. L., Vanzhula, I. A., Tregarthen, J. P., Forbush, K. T., & Levinson, C. A. (2020). Eating disorder core symptoms and symptom pathways across developmental stages: A network analysis. Journal of abnormal psychology, 129(2), 177.
  • Fox, J. R., & Power, M. J. (2009). Eating disorders and multi‐level models of emotion: An integrated model. Clinical Psychology & Psychotherapy: An International Journal of Theory & Practice, 16(4), 240-267.
  • Goldner, E. M., Srikameswaran, S., Schroeder, M. L., Livesley, W. J., & Birmingham, C. L. (1999). Dimensional assessment of personality pathology in patients with eating disorders. Psychiatry Research, 85(2), 151-159.
  • Polivy, J., & Herman, C. P. (1993). Etiology of binge eating: Psychological mechanisms.
  • Romero-Mesa, J., Pelaez-Fernandez, M. A., & Extremera, N. (2020). Emotional intelligence and eating disorders: a systematic review. Eating and Weight Disorders-Studies on Anorexia, Bulimia and Obesity, 1-15.
  • Ross, M., & Wade, T. D. (2004). Shape and weight concern and self‐esteem as mediators of externalized self‐perception, dietary restraint and uncontrolled eating. European Eating Disorders Review: The Professional Journal of the Eating Disorders Association, 12(2), 129-136.
  • Stice, E. (2002). Risk and maintenance factors for eating pathology: a meta-analytic review. Psychological bulletin, 128(5), 825.
  • Tarrier, N., Sommerfield, C., Pilgrim, H., & Faragher, B. (2000). Factors associated with outcome of cognitive-behavioural treatment of chronic post-traumatic stress disorder. Behaviour research and therapy, 38(2), 191-202.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
CBT-E: confronto con altre terapie nel trattamento dei disturbi alimentari
Confronto tra il trattamento dei disturbi alimentari in adulti e adolescenti: Enhanced Cognitive Behavioural Therapy paragonata ad altre terapie

La CBT-E risulta essere adatta a tutte le sotto categorie dei disturbi alimentari, dato che ad oggi non è stato raggiunto da nessun altro trattamento

ARTICOLI CORRELATI
L’ossessione del peso in gravidanza: la pregoressia

La pregoressia descrive la riduzione dell’apporto calorico e l’impegno in esercizio fisico eccessivo per controllare l’aumento di peso in gravidanza

Disturbo Evitante Restrittivo dell’Assunzione di Cibo (ARFID) e Disturbi dell’Immagine Corporea: quali connessioni?

Vi è una comorbidità o shift tra ARFID e disturbi dell’alimentazione con eccessiva valutazione di peso, forma del corpo e alimentazione?

cancel