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Vaccino anti Covid-19: una riflessione sul funzionamento della mente in situazioni critiche

L’approvazione dell'OMS al vaccino, i miti sfatati e il green pass hanno ridotto il numero di chi non intende vaccinarsi, ma senza azzerarlo, perché?

Di Cristina Ravoni

Pubblicato il 14 Ott. 2021

Nel momento storico attuale il tema principale è il vaccino anti COVID-19 e anch’esso ha portato con sé implicazioni che dobbiamo affrontare.

 

Questo articolo propone una riflessione sul possibile funzionamento della nostra mente quando ci troviamo ad affrontare eventi critici, che potrebbero innescare alti livelli di tensione emotiva. La pandemia COVID-19 ha rappresentato e rappresenta a tutti gli effetti un evento critico; profonde conseguenze si sono verificate progressivamente su ogni aspetto della nostra vita, ogni campo della nostra esistenza è stato travolto da significativi e dolorosi cambiamenti.

Nel momento storico attuale il tema principale è la vaccinazione anti COVID-19 e anch’essa ha portato con sé implicazioni che dobbiamo affrontare. Le istituzioni sono impegnate da mesi a raggiungere, attraverso la vaccinazione di massa, l’immunità di gruppo, che appare essere l’unica soluzione per sconfiggere il COVID-19. L’approvazione dei vaccini da parte dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dell’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali), i dati scientifici divulgati, l’appello alla responsabilità civile, i miti anti-vaccinali sfatati e, in ultima battuta, l’introduzione del green pass, hanno diminuito in parte il numero delle persone che non intendono vaccinarsi, senza però, purtroppo, azzerarlo. È interessante, a tale riguardo, poter far luce e riflettere sui potenziali meccanismi di funzionamento della mente in questa peculiare situazione. In particolare, l’attenzione viene qui posta sul funzionamento della mente borderline (Cancrini, 2006; Kernberg, 1984) e di come essa possa attivarsi in situazioni che percepiamo come avverse e che generano elevati livelli di tensione.

Il funzionamento della mente borderline è caratterizzato dal fornire giudizi estremi (“o bianco o nero”) su noi stessi e sulla realtà esterna; tale meccanismo di difesa è conosciuto come scissione. La mente che presenta questo meccanismo giudica tutto buono o tutto cattivo, senza nessuna sfumatura, ha difficoltà a intercettare i gradi di positività e negatività di una persona o di un oggetto esterno (Cancrini,2006; Kernberg, 1984). La mente funziona in questo mondo per il bambino fino ai 15-21 mesi: una madre presente è la nutrice buona e disponibile che lo rende felice e riconoscente, mentre una madre assente viene vissuta come cattiva e lo rende pieno di rabbia e di odio. È soltanto verso i 3 anni, quando il piccolo può ricordare con chiarezza la madre che c’era e immaginare quella che ci sarà, che questa fase critica ha termine. Il superamento dell’angoscia di separazione segnala la raggiunta stabilità con l’oggetto d’amore; essa indica la capacità acquisita del bambino di integrare l’immagine della madre cattiva (assente) con quella buona (presente), preparandolo agli aspetti maturativi della separazione che seguirà la sua reale nascita psicologica (Mahler et al., 1975).

Nello sviluppo normale, la capacità di integrare le rappresentazioni buone e cattive aumenta gradualmente con l’età e dovrebbe raggiungere i massimi livelli nell’età adulta. Gli individui maturi fondano il loro equilibrio sulla consapevolezza profonda della propria e altrui imperfezione, possono interrogarsi con sospetto (“mi sto arrabbiando troppo?”), con ironia (“forse mi sto arrabbiando troppo”) o con aperto compiacimento (“quando vado allo stadio posso arrabbiarmi o entusiasmarmi troppo”) allo sviluppo di emozioni unilaterali (“tutto bianco” o “tutto nero”). La tendenza a regredire verso posizioni più primitive, tuttavia, può presentarsi in situazioni di particolare tensione, come nei passaggi evolutivi critici (preadolescenza, adolescenza, nascita di un figlio, etc.), nel momento del lutto e della perdita (cui si reagisce, per un lasso di tempo, in modo borderline), negli entusiasmi basati sull’identificazione proiettiva con un ideale, nell’innamoramento (Cancrini, 2006).

Il funzionamento della mente borderline è un riflesso difensivo molto significativo nella misura in cui consente al singolo e al gruppo di darsi una spiegazione di quello che sta accadendo evitando lo smarrimento depressivo di chi è sopraffatto da eventi “incomprensibili”. Ciò non esclude che possano esserci singoli o gruppi di persone che riescono a mantenere un funzionamento normale anche in situazioni caratterizzate da alti livelli di tensione, che vivono esprimendo un dubbio o una mancanza di certezze su ciò che sta realmente accadendo. Se la crisi vissuta è particolarmente intensa e drammatica, se le pressioni esterne sono particolarmente forti, può accadere che gli individui vengano travolti da ondate di funzionamento borderline, cercando di trovare rinforzi positivi per le proprie convinzioni e per i propri atteggiamenti. Coloro che esprimono dei dubbi vengono rapidamente assimilati a dei nemici. Si potrebbe, a questo punto, osservare l’utilizzo del meccanismo di difesa dell’idealizzazione per quanto riguarda l’interno (chi appartiene alla stessa corrente di pensiero) e di svalutazione per l’esterno (coloro che non vi aderiscono). L’esterno e l’interno appaiono, in tal modo, scissi e viaggiano su binari estremi opposti: il “buono” e il “cattivo”. Tale pervasività di funzionamento borderline è un fenomeno che tende ad autoalimentarsi. Mentre nelle situazioni in cui la crisi e la tensione viene sperimentata in modo meno drammatico, una parte cospicua di persone e di gruppi riesce a mantenere la propria capacità di riflessione e può opporsi in modo funzionale allo sviluppo di un’ulteriore pervasività del funzionamento borderline, in quest’ultimo caso ad autoalimentarsi è la tendenza a organizzare un pensiero maggiormente strutturato. Quello che appare più verosimile, e che trova conferma negli studi di Freud (1921) sulla psicologia delle masse, è l’idea che in tali circostanze si stabilisca una regressione a livelli primitivi di funzionamento di un numero rapidamente crescente di individui che si “contagiano” l’uno con l’altro. Il rinforzo della regressione è connesso ai messaggi che provengono dallo schieramento opposto all’interno di sequenze comunicative caratterizzate dalla escalation progressiva dei toni, delle minacce, delle accuse e delle aggressioni reciproche (Cancrini, 2006).

Tale funzionamento della mente borderline potrebbe essersi attivato di fronte all’evento critico della pandemia e, in particolare, nel caso della vaccinazione anti COVID-19: le tensioni emotive a cui siamo soggetti potrebbero aver attivato un funzionamento mentale primitivo, legato a meccanismi difensivi arcaici, come quello della scissione, dell’idealizzazione e della svalutazione, lasciando, in tal modo, poco spazio a un funzionamento psichico più maturo, caratterizzato da un pensiero maggiormente strutturato e non soggetto a giudizi totalizzanti. Risulta, a mio avviso, pertanto importante poter effettuare una lettura complessa del fenomeno della vaccinazione che prenda in esame anche i risvolti psicologici e il potenziale funzionamento mentale sottostante, in modo tale che questa lettura possa essere una guida e un ausilio ai potenziali interventi da mettere in opera in questo delicato momento storico.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Cancrini, L. (2006). L’oceano borderline. Racconti di viaggio. Milano: Raffaello Cortina Editore.
  • Freud, S.  (1921). Psicologia delle masse e analisi dell’Io. Torino: Boringhieri.
  • Kernberg, O. (1984). Disturbi gravi della personalità. Torino: Bollati Boringhieri.
  • Mahler, M., Pine, F., Bergman, A. (1975). La nascita psicologica del bambino. Torino: Boringhieri.
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