Psicoterapia cognitiva rappresenta un ricchissimo e dettagliato contributo dell’approccio psicoterapeutico ad indirizzo cognitivo comportamentale nel trattamento e nella presa in carico dei disturbi mentali.
Mutuando e parafrasando la prefazione, il volume può essere consultato per cercare di rispondere a due domande essenziali nella pratica clinica: come nasce e come la pensa una persona?
Metaforicamente parlando, infatti, una psicopatologia non nasce mai da sola: nasce sempre inserita in un contesto preciso, in un’epoca storica e in una famiglia, oltre che nella mente di un singolo individuo. E infine, per poterla “gestire” è essenziale, in particolar modo per questa tipologia di approccio clinico, capire quali sono i pensieri ad essa sottesi, ossia i meccanismi di funzionamento mentale che generano e perpetuano la sofferenza.
Il manuale segue la classificazione dei disturbi riportata dal DMS 5, con l’obiettivo di mantenere una linea di comunicazione e una cornice di comprensione della patologia “universalmente riconosciuta”.
Questo rende i diversi capitoli anche fruibili come componenti a sé stanti, parti di un unico corpo che possono funzionare in autonomia perché guidati e sorretti dai medesimi principi.
Nonostante il volume sottolinei l’importanza delle prove di efficacia per ogni singolo disturbo (ossia, quale approccio terapeutico ha i risultati migliori per quello specifico disturbo?), allo stesso tempo viene sottolineato come una relazione terapeutica efficace travalichi lo specifico approccio.
La relazione che si costruisce insieme al paziente e la capacità del terapeuta di infondere fiducia e di poter lavorare con creatività, adattando se stesso e le proprie “tecniche” alla persona che si ha davanti, sembrano “valere” più di una singola tecnica applicata “alla perfezione”.
L’approccio cognitivo comportamentale illustrato nel testo ritiene fondamentale un’accurata formulazione del caso, così da poter rintracciare i processi psicologici che generano e mantengono la sofferenza, non consentendo al paziente di evolvere e cambiare.
Altro punto focale è la concezione della psicopatologia come sofferenza emotiva, cioè “emozioni dolorose qualitativamente appropriate ma di intensità e durata esagerate”.
Infine, la Teoria della Mente (Theory of Mind) rappresenta un altro caposaldo che fa da cornice al volume, sostenendo che i costrutti di scopo e rappresentazione sono strumenti indispensabili per comprendere le emozioni, i pensieri e le condotte delle persone (e, di conseguenza, di coloro che nel continuum “normalità” vs patologia, si collocano verso quest’ultima).
Il testo è scritto in un linguaggio preciso, tecnico ma fruibile anche da chi è agli inizi della propria pratica clinica o sta iniziando a conoscere il congitivismo di Beck, la Schema Focused Therapy e il costruttivismo di Kelly (tutti e tre capisaldi auto-dichiarati del volume).
Il manuale non tratta semplicemente di psicopatologia, ma nella sua estensione, parte da una disanima critica del disagio emotivo (comprenderlo prima che curarlo), per poi illustrare alcune tecniche che producono il cambiamento (seguendo sempre la cornice teorica di riferimento e di partenza, chiaramente), per poi dettagliare ogni disturbo (seguendo, come anticipato, la struttura del DSM 5) e “illustrandolo” con brevi vignette cliniche.
La lettura è scorrevole, piacevole e chiara, oltre che ricca di bibliografia a cui attingere qualora si volesse approfondire uno o più aspetti trattati al suo interno.
Come ogni manuale, ogni lettura e rilettura consente di scoprire o approfondire qualcosa di nuovo, ma i primi capitoli possono anche essere “vissuti” e sentiti come un’interessante approfondimento o introduzione (a seconda dei casi) dell’approccio cognitivo – comportamentale.