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La moglie di Darwin -L’arte di prendere decisioni lungimiranti (2021) di Steven Johnson – Recensione

La moglie di Darwin attinge dalla ricerca scientifica sul decision making e dagli studi che aiutano a vedere oltre preconcetti e pregiudizi

Di Laura Prosdocimo

Pubblicato il 06 Ott. 2021

“Esiste un’abilità più importante di quella di compiere scelte difficili?” Questo è il quesito posto da Steven Johnson nel libro La moglie di Darwin.

 

Dan e Chip Heath, autori del libro Decisive, fanno notare che “La gran parte delle organizzazioni sembra seguire lo stesso processo decisionale di un adolescente in preda agli ormoni” (Heath e Heath, 2013).

Chi non vorrebbe compiere scelte migliori?

In qualsiasi ambito, sia personale che professionale e in ogni fase della vita, saper prendere decisioni risulta essenziale. Non c’è bisogno di avere in mente una carriera particolarmente importante e ambiziosa per trovare utile la conoscenza di questo strano superpotere. La facoltà di prendere decisioni a lungo termine è una delle poche caratteristiche, insieme ad altre, davvero esclusive dell’Homo sapiens.

Vista l’importanza sarebbe utile che diventasse un percorso pedagogico, cardine della nostra istruzione e tra i vari vantaggi lo studio del processo decisionale offre un prezioso ponte tra le scienze e le discipline umanistiche. Daniel Kahneman (2011) nel libro Pensieri lenti e veloci ha introdotto l’idea del cervello suddiviso in due sistemi distinti, entrambi coinvolti nel processo decisionale.

Il libro La moglie di Darwin attinge dalla ricerca scientifica sul processo decisionale e dagli studi che ci aiutano a vedere oltre i nostri preconcetti, pregiudizi e prime impressioni. Analizza diversi contesti socio-politici, storici e biografici che spesso si intrecciano, come nel caso personale di Darwin, tracciando il processo decisionale adottato ed esamina le conseguenze di tali decisioni.

In questo percorso è necessario abbracciare l’incertezza, come lo descrive Richard Feynman nel suo libro Il senso delle cose:  “…Il dubbio ci spinge a guardare in nuove direzioni e cercare nuove idee…Se non si potesse, o volesse, guardare in nuove direzioni, se non si avessero dubbi, o non si riconoscesse il valore dell’ignoranza, non si riuscirebbe ad avere idee nuove” (Feynman, 1999, p. 36).

Quasi tutte le strategie descritte in questo volume perseguono, fondamentalmente, lo stesso obiettivo: aiutarci a vedere la situazione da nuove prospettive, forzare i limiti della razionalità e considerare un’ingente quantità di strategie che possono evitarci decisioni inadeguate.

I primi tre capitoli descrivono le tecniche per effettuare le decisioni di gruppo, seguendo in generale la sequenza di molti percorsi decisionali come:

  • Mappatura
  • Previsione
  • Compimento della scelta

I capitoli successivi sviluppano aspetti decisionali che riguardano questioni di più ampia portata e le decisioni personali, come quella con cui era alle prese Darwin.

Mappare

Il modo migliore di cominciare il viaggio di una scelta difficile è avere una buona mappa. Ma mappare non equivale a decidere. Ciò che la mappa dovrebbe svelare è un insieme di vie potenziali. I teorici delle decisioni hanno sviluppato uno strumento per schematizzare questi tipi di scelte: i diagrammi di influenza. Prendere decisioni complesse non significa solo mappare il terreno che influenzerà ciascuna scelta, è anche questione di scoprire nuove alternative, come ha evidenziato lo studio di Paul Nutt (2002).

Prevedere

Nel 1995 Adreasen osservò che quando il cervello/la mente pensa liberamente, senza vincoli, utilizza le sue parti più umane e complesse e grazie alla tomografia PET è emerso quanta energia richieda sognare a occhi aperti. Molti studi hanno messo in evidenza che il cervello si è rivelato essere più attivo a riposo rispetto a quando dovrebbe presumibilmente essere attivo. Quando lasciamo viaggiare la mente, questa comincia spontaneamente a passare al vaglio scenari immaginari su quello che ci attende.  Gli scienziati hanno denominato questo ricorrente pattern di attività “rete di default”.

Decidere

Mappare, prevedere, simulare: sommati tra loro non equivalgono a decidere. Una volta mappato il paesaggio, stabilita una gamma completa di opzioni e simulati gli esiti di quelle opzioni con la massima certezza possibile, come si fa, dunque, a scegliere?

Dalla prima descrizione dell’“algebra morale” di Benjamin Franklin sono stati escogitati sistemi sempre più elaborati per prendere decisioni.

Tuttavia l’incertezza, come Herbert Simon ha notoriamente dimostrato, è un fattore inevitabile in qualsiasi decisione complessa e dedicare troppo tempo a sondare l’incertezza rischia di lasciarci in un limbo amletico di indecisione. Per questo motivo Jeff Bezos, fondatore di Amazon, è famoso per seguire la “regola del 70%”.

Se abbiamo fatto un lavoro accurato in tutte le fasi di mappatura e previsione, la scelta vera e propria spesso diventa lampante. Le fasi di mappatura e previsione di una scelta complessa servono a dare alla rete di default più materiale da elaborare.

Il capitolo dedicato alla scelta globale affronta il tema dei supercomputer che hanno cominciato ad assumere il ruolo che nell’antichità spettava agli oracoli: ci consentono di sbirciare nel futuro. A mano a mano che la loro capacità di preveggenza cresce, facciamo sempre maggiore affidamento su queste macchine perché ci assistano nelle scelte difficili, e forse persino perché le compiano al nostro posto.

Queste macchine possono essere pericolose?

Immaginiamo di programmare una AI con quello che, all’apparenza, è l’obiettivo più innocuo immaginabile: la massima felicità del maggior numero possibile di persone. Fissiamo quello come valore generale e lasciamo decidere alla macchina l’approccio migliore per convertirlo in realtà.

L’ AI potrebbe benissimo elaborare uno scenario che, tecnicamente, raggiungerebbe l’obiettivo, ma che potrebbe risultare immediatamente inaccettabile per gli esseri umani.

La gran parte del dibattito intorno alla AI superintelligente è dedicata a sviscerare il cosiddetto “problema di contenimento” ossia come mantenere il genio della AI dentro la bottiglia pur continuando ad attingere ai suoi poteri, magistralmente rappresentato nel film Ex Machina di Alex Garland.

Se il punto è calcolare la massima felicità del maggior numero possibile di persone, quale migliore abilità può esserci se non quella di prevedere la presenza o assenza di felicità nella mente di altre persone?

L’autore suggerisce l’empatia, così descritta: “… quel talento di saper sbirciare nella mente di un’altra persona e immaginare l’effetto che un certo evento teorico potrebbe avere su di essa, è quasi per definizione una delle virtù più importanti quando si tratta di prendere decisioni complesse”.

Inoltre diverse ricerche hanno confermato che l’abitudine alla lettura della narrativa letteraria è in forte correlazione con una migliore capacità di teorizzare la mente. Come scrive Rebecca Mead:

“…se davvero mi importa di te — se cerco di calarmi nella tua posizione e nel tuo orientamento —, allora il mio mondo viene migliorato da quello sforzo di interpretazione e comprensione” (Mead, 2014, p. 223).

In un certo senso possiamo concepire il romanzo stesso come un tipo di tecnologia, analogamente alla gran parte delle tecnologie si sviluppa a partire da abilità già possedute per potenziarle; insieme ad altre forme d’arte come i film e le narrazioni seriali televisive, è una versione amplificata della narrazione istintuale della rete di default. Il romanzo sta ai sogni a occhi aperti della rete di default come il telescopio Hubble sta al nostro apparato visivo. Sono tutti strumenti che ci permettono di vedere più lontano e più in profondità.

Nel capitolo dedicato alla scelta personale l’autore si riferisce alla decisione personale di Darwin riguardante la scelta di sposarsi o meno. Darwin considerò pro e contro e in base ai suoi valori, tuttavia vengono prese in considerazione varie opzioni, come l’algoritmo morale. Anche se può risultare riduttivo prendere una decisione complessa ed emotiva comprimendola in una formula matematica, tuttavia vengono presi in esame alcuni calcoli che possono essere di aiuto a ridurre l’elenco alle sole alternative che valga la pena di tenere in considerazione.

Inoltre, considerando che non possiamo avere una visione perfetta delle conseguenze a valle delle nostre scelte, il fattore incertezza è inevitabile e quindi Johnson si sofferma sulle strategie disponibili per attenuarla. Un’altra decisione sconvolgente che dovette affrontare Darwin riguardò la possibilità di pubblicare o meno la sua radicale teoria dell’evoluzione. Decisione molto delicata perché i valori profondi in gioco che riguardavano lo sviluppo della teoria e quelli personali erano sostanzialmente inconciliabili.

Il libro è il frutto di un lavoro di raccolta di esperienze e riflessioni dell’autore durato circa 10 anni fino ad arrivare alla sua completa realizzazione. Oltre alla creatività, l’empatia, la resilienza, Johnson colloca la capacità di prendere decisioni complesse vicino alla cima della classifica delle capacità più importanti dell’essere umano, è il nocciolo di ciò che intendiamo con la parola “saggezza”.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Feynman, R.P. (2009). The meaning of it all: Thoughts of a citizen-scientist, New York, Basic Books. Trad. it., Il senso delle cose, Milano, Adelphi, 1999.
  • Heath C. & Heath D., (2013). Decisive: How to make better choices in life and work, New York, Crown Business.
  • Johnson, S.(2021). La moglie di Darwin. L’arte di prendere decisioni lungimiranti. Edizioni Erickson
  • Kahneman D., (2011). Thinking, fast and slow, New York, Farrar, Straus and Giroux [Kindle]. Trad. it., Pensieri lenti e veloci, Milano, Mondadori, 2012.
  • Mead R., (2014), My life in Middlemarch, New York, Crown Archetype [Kindle].
  • Nutt P.C. , (2002), Why decisions fail: Avoiding the blunders and traps that lead to debacles, San Francisco, Berrett-Koehler Pub- lishers.
Filmografia
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